Altro che gli obbrobriosi manifesti di Plein! Ecco la domanda da porre al CdS
Allora: i cartelloni utilizzati da Philippe Plein per pubblicizzare il “black friday”, che rappresentano donne assassinate dai “prezzi killer”, sono una schifezza. Una provocazione di bassa tacca per suscitare scandalo e quindi far parlare e quindi (nella speranza dei promotori) aumentare le vendite. Niente di nuovo sotto il sole del mercato pubblicitario, che funziona così da tempo immemore. Solo che l’asticella della decenza viene spostata sempre più in là. Fa anche specie che uno stilista, che come tale dovrebbe creare cose belle, abbia poi bisogno di simili obbrobri per venderle.
Sul fatto che i manifesti di Plein siano aberranti non ci piove. Ma poi certuni moralisti (soprattutto moraliste) a senso unico hanno voluto montare la panna ad oltranza, a fini politici, partendo completamente per la tangente.
La panna montata
Così un gruppo di politicanti di $inistra e dintorni ha pensato bene di interrogare il Consiglio di Stato sui turpi manifesti chiedendo se “non ci siano gli estremi per istigazione al femminicidio”.
Capiamo l’esigenza di certi politicanti di mettere fuori la faccia ad ogni costo, specie con l’avvicinarsi di aprile; ma non è perché una cosa fa schifo che diventa automaticamente criminale. Se poi si pensa che a sottoscrivere una simile ciofeca di atto parlamentare ci sono anche deputati che fanno gli avvocati, uno si chiede se la laurea costoro l’abbiano conseguita ad un’università serale del Burundi (con tutto il rispetto per il Burundi).
Sorvolando sul fatto che il “femminicidio” non esiste da nessuna parte del codice penale (allora, per questioni di parità di genere, dovrebbe esistere anche il “maschicidio”); tutte le rappresentazioni di persone uccise sono istigazioni all’omicidio? In galera tutti gli scrittori e sceneggiatori di gialli e thriller? Processo postumo per Agatha Christie e Alfred Hitchcock? Quanti quadri ed affreschi, anche di grandi maestri, dobbiamo bruciare rispettivamente intonacare? Al rogo le tele di Artemisia Gentileschi che rappresentano Giuditta che decapita Oloferne (istigazione al maschicidio?) con una verve “splatter” in confronto alla quale i manifesti di Plein sono robetta da scuola d’infanzia?
Il problema è l’immigrazione
E’ poi imbarazzante che le politicanti ro$$e che si riempiono la bocca con la violenza sulle donne per un manifesto obbrobrioso (ma se invece di donne, Plein avesse messo uomini uccisi, sarebbe stato tutto a posto? Il problema è di violenza o, come si usa dire oggi, di “genere”?) tacciano sulla vera causa dell’aumento della violenza domestica alle nostre latitudini: ovvero l’immigrazione scriteriata, che loro però difendono a spada tratta. E sì: ancora una volta, i numeri parlano chiaro. In Svizzera la metà dei casi di violenza domestica è commessa da stranieri. Che però sono un quarto della popolazione. Questo significa che in proporzione gli uomini stranieri delinquono il doppio.Per cui, se avessero un minimo di onestà intellettuale, i residuati bellici del femminismo gauche-caviar ammetterebbero che la violenza domestica è un problema non di uomini in generale, ma di uomini stranieri. A maggior ragione se in arrivo da “altre culture”. Di recente in Francia un finto rifugiato del Bangladesh, stupratore recidivo, è stato lasciato libero poiché, secondo i giudici, non aveva i “codici culturali” (?) per capire il reato: per lui, per la sua “cultura”, le donne occidentali, ree di vestirsi e di comportarsi in un certo modo, sono tutte prostitute.
Naturalmente su questo caso, assai più grave di un cartellone pubblicitario, silenzio tombale delle femministe ro$$e paladine del “devono entrare tutti”!
La vera domanda
A mettere in pericolo le donne non sono i cartelloni di Plein, che costituiscono semmai un attentato al buon senso ed al buon gusto, ma non certo alla sicurezza. A mettere in pericolo le donne è l’immigrazione scriteriata; la politica del “far entrare tutti” i finti rifugiati in arrivo da “altre culture”, incompatibili con la nostra. “Culture” secondo le quali una donna che non gira avvolta in un pastrano lungo fino ai piedi e con in faccia lo straccio dei piatti è una prostituta a disposizione di tutti. Lo ha dichiarato senza mezzi termini perfino la giornalista italiana di sinistra Lucia Annunziata: “le donne sono in pericolo a causa dell’immigrazione”. Altro che Plein!
Per cui, chiedere al governicchio se i manifesti di Plein costituiscano “istigazione al femminicidio” fa ridere i polli. La domanda da porre sarebbe: “le frontiere spalancate costituiscono istigazione al femminicidio?”. Ma naturalmente le kompagne non si sognano di formularla. Chissà come mai, eh?
Lorenzo Quadri