Grattando un po’ sotto i pomposi progetti del DATEC si trova sempre la stessa volontà

Ed intanto la burocrazia federale continua a gonfiarsi come una rana

Prosegue la vessazione degli automobilisti ad opera del Dipartimento della kompagna Sommaruga. Il DATEC vuole ora creare una infrastruttura informatica per la mobilità. Si tratta in sostanza di mettere in piedi una nuova piattaforma centrale, gestita (e ti pareva) dalla Confederella, che servirebbe a raccogliere, fornire ed assemblare i dati sulla mobilità; sia quelli relativi alla domanda che quelli sull’offerta.  Tutti i mezzi di trasporto sarebbero toccati.

L’obiettivo che viene pubblicamente dichiarato è: migliorare l’ utilizzo delle infrastrutture – nel senso delle infrastrutture fisiche – e permettere una personalizzazione dell’offerta di trasporto. Un domani tramite un’app l’utente deve poter acquistare il proprio viaggio con un unico (o con pochi) click, senza bisogno di interpellare separatamente ogni azienda o offerente di un trasporto.

Sempre più burocrati

La nuova mirabolante infrastruttura informatica, che si chiamerà MODI (acronimo di Mobilitäts-Daten-Intrastruktur) come detto sarà gestita dalla Confederazione. La quale per i primi 10 anni ne garantirà pure il finanziamento, va da sé con soldi pubblici (in seguito il giocattolo dovrebbe autofinanziarsi grazie ai contributi degli utilizzatori). Il che significa: nuovi costi, nuova burocrazia e nuovi burocrati.

Perché lo Stato, già gonfiato come una rana, deve ulteriormente pomparsi con questo nuovo incarico? Non potrebbe occuparsene un privato? Risposta: per garantire la neutralità. Se si affidasse il compito ad uno degli attori della mobilità, questo finirebbe per avvantaggiare la propria offerta. Sarà. Però un privato “esterno”, per qualche misterioso motivo, non viene neppure preso in considerazione.

“Indirizzare meglio”

Per credere che i burocrati federali non si servirebbero del nuovo trastullo per promuovere la propria politica di vessazione degli automobilisti bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli. Quando lo stesso Dipartimento Simonetta ammette di voler indirizzare al meglio l’offerta di mobilità pubblica e privata (!), ben si capisce dove vuole andare a parare. La missione sarà la sistematica discriminazione della mobilità individuale a vantaggio del trasporto pubblico. Alla faccia del diritto costituzionale alla libera scelta del mezzo di trasporto.

Chiaro: a seguito dell’immigrazione incontrollata le infrastrutture viarie scoppiano, perché siamo qui in troppi. In più il cosiddetto sviluppo urbano centripeto” – che tanto piace alla politichetta mainstreamprevede di ammucchiare quanti più possibili abitanti nelle città. Se strade e ferrovie sono intasate, cosa si fa? Mica se ne costruiscono di nuove (già solo per ideologia; ma anche volendo, non si saprebbe dove metterle). E quindi si fa spazio nelle strade esistenti buttando fuori gli utenti sgraditi. Cioè gli automobilisti, già vessati e mobbizzati in mille modi!  

Il Grande Fratello

E’ inoltre evidente l’intenzione di creare un Grande Fratello con i dati raccolti. Come c’era da attendersi, le ciApp di tracciamento nate con la pandemia di stramaledetto virus cinese (vedi  SwissCovid) hanno fatto da apripista. Il Grande Fratello che controllerà gli spostamenti dei cittadini – quindi sarà possibile sapere chi si trova dove – sarà la premessa per l’introduzione del road pricing, del mobility pricing, e di tutte le varie boiate-pricing che tanto piacciono alla kompagna Simonetta.

Sottrarre spazi alle auto

A conferma che ancora una volta a trovarsi nel mirano è il solito sfigato automobilista: per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, nella medesima seduta della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (CTT-N), assieme al nuovo Grande Fratello MOBI, il Dipartimento Sommaruga ha presentato anche il progetto volto alla creazione di spazi per la magnificata mobilità lenta; che poi tanto lentanon è, si pensi alle bici elettriche.

Ebbene, visto che gli spazi a disposizione per viaggiare sono sempre quelli, è evidente che per fare posto alleebike lo si toglie alle odiate automobili. Di conseguenza, Berna propone, tra le altre cose, di espellere i motocicli dalle piste ciclabili (che così andranno ad occupare le corsie veicolari normali), di separare le piste ciclabili dal resto della carreggiata con dei paletti (così le automobili non avranno più spazio per circolare) e di creare delle superfici di posteggio destinate ai motocicli leggeri (togliendole ai posteggi delle macchine).

Ci sarà poi da divertirsi quando si tratterà di riclassificare i vari mezzi di trasporto esistenti per indirizzarli nella superficie dedicata: un trotinette elettrico andrà trattato come una bicicletta? Una grossa ebike conl’utente che praticamente non pedala è ancora una bicicletta, o piuttosto un ciclomotore? E le cargobike? E i simil-risciò elettrici? E i vari “acceleratori di andatura” (si pensi ad esempio agli skateboard elettrici)?

Morale della favola

Insomma, altro che creazione di spazi per la mobilità “dolce” (?), altro che futuristiche banche dati che permetteranno di organizzare viaggi anche su Marte: basta grattare un po’ la superficie, e sotto si trova il  solito bashing (mazzuolamento, tradotto in lingua corrente) ideologico degli automobilisti!

Lorenzo Quadri