C’è di che preoccuparsi per il futuro. Ed intanto si crea apertamente il grande fratello

Il Ticino è una delle regioni più impestate dal maledetto virus a livello mondiale, se  rapportiamo il numero di contagi e di morti alla popolazione residente. Questo accade forse per colpa dei ticinesi, che non avrebbero rispettato le misure di sicurezza? Intendiamoci, qualche furbone che mangia pane e volpe a colazione c’è di sicuro. Lo vediamo. Ma non si può fare di ogni erba un fascio. Il colmo è che al di là del Gottardo c’è chi pensa che sia proprio  così. Ovvero, che  in questo sfigatissimo Cantone il contagio si propaghi perché i ticinesi indisciplinati non osservano le regole. Ed invece, le osserviamo più che in Svizzera interna. Con tanto di derive isteriche: ovvero persone che vengono redarguite, quando non addirittura insultate, per il semplice fatto di essere uscite di casa. Anche se sono in giro da sole e rispettano le distanze.

Le cappellate

Il Ticino è stato impestato a seguito delle cappellate governative: frontiere spalancate, niente mascherine per tutti, misure prese in ritardo. Il risultato, come sappiamo, è:

  • Un disastro sanitario: quasi 300 morti solo in questo Cantone! A fine febbraio, se qualcuno avesse avanzato una simile cifra, nessuno ci avrebbe creduto;
  • una crisi economica le cui proporzioni possono solo essere immaginate
  • la perdita di libertà. Perfino delle libertà fondamentali come quella di movimento sono fortemente ridimensionate e  non si sa per quanto tempo (di sicuro tanto).

Come il braccialetto elettronico

Non è ancora finita, perché adesso arrivano le App che controllano i movimenti. Questo allo scopo di tracciare i possibili contatti, verificate gli spostamenti o magari ancora – non poniamo limiti alla fantasia – controllare che le distanze sociali vengano mantenute (e se si sgarra, che succede?). In sostanza, per colpa del maledetto virus cinese, ma ancora di più per colpa del fallimento nella sua gestione, ecco che il telefonino si trasforma nell’equivalente del braccialetto elettronico dei carcerati. Tra l’altro: se qualcuno si immagina che i dati raccolti con la scusa della pandemia non verranno abusati, o se crede che i sistemi di controllo creati con il pretesto dell’emergenza sanitaria verranno smantellati una volta che quest’ultima sarà superata, questo qualcuno si fa delle enormi illusioni. Il bello è che il telefonino doveva nascere come strumento di libertà. Invece si trasforma esattamente nel contrario: in un guinzaglio telematico a vantaggio del regime. La società ha fatto in modo di rendere indispensabile lo smartphone. Adesso che tutti o quasi ce l’hanno, ecco che la pandemia diventa il pretesto per trasformarlo ufficialmente nel Grande fratello, tra il plauso generale.

Di che riflettere

Deve far riflettere la facilità con cui, complice il clima di isteria generato ed alimentato di proposito, la popolazione si è lasciata privare dei propri diritti come se fosse la cosa più ovvia del mondo.  Addirittura, tanti over 65  sono stati contenti del divieto di andare a fare la spesa per ordine –  illegale  – del Consiglio di Stato. Il governicchio cantonale e quello federale hanno cancellato elezioni e votazioni popolari “per motivi psicologici”, in realtà soltanto per reggere la coda alla casta.  Un fatto molto grave. Ma la grande maggioranza non ha fatto un cip, e i soldatini della partitocrazia starnazzano contro chi osava eccepire.

Ancora slinguazzano

La facilità con cui  è stato possibile privare  i cittadini di diritti fondamentali deve preoccupare per il futuro, e tanto. Soprattutto considerando che queste privazioni non erano e non sono ineluttabili. Non sono cadute dal cielo. Sono, invece,  la conseguenza delle cappellate commesse a livello governativo nella gestione della pandemia. Però la stampa di regime, ormai ridotta al più servile lecchinaggio, non solo non fa un cip, ma addirittura slinguazza i Berset di turno. Improponibile.

Lorenzo Quadri