Integralista islamico in assistenza denuncia la Svizzera a Strasburgo

La cronaca recente fornisce un altro esempio, l’ennesimo, di multikulturalità completamente fallita. Nonché una dimostrazione lampante di quello che succede ad “aprirsi” in modo scriteriato, dando retta ai politikamente korretti, per paura di passare per razzisti.
In quel di Basilea è nota la diatriba sulla partecipazione alle lezioni di nuoto da parte di due ragazze provenienti da una famiglia integralista islamica. I genitori (il padre, come consueto in queste famiglie) si rifiuta di farle partecipare alle lezioni di nuoto miste, ovvero assieme ai maschi. L’autorità scolastica giustamente ha stabilito che siamo in Svizzera e non in Pakistan e dunque le due ragazze devono partecipare alle lezioni come tutti gli altri allievi. Perché le regole che valgono per noi valgono anche per stranieri in arrivo da culture diverse. I quali per l’appunto, o si adeguano, o tornano da dove sono venuti.
Ebbene, il padre, un 37enne che la Basler Zeitung indica con il nome fittizio di Aziz O. persevera nel suo rifiuto di adeguarsi dimostrando così di non essere né integrato né integrabile pur abitando da vari anni in Svizzera. A plateale dimostrazione della sua mancata integrazione, l’uomo ha addirittura denunciato la Svizzera alla Corte europea dei diritti dell’uomo invocando fantomatiche violazioni della libertà di religione. Da notare che il signore in questione è segretario della Lega Musulmana di Basilea.
Quindi per Aziz O la Svizzera violerebbe i diritti fondamentali. Questo signore, se ritiene che libertà di religione sia vietare alle figlie di partecipare alle lezioni di nuoto, non ha che da lasciare la Svizzera per tornare al suo paese, ossia in Turchia, dove potrà esercitare la libertà di religione così come la intende lui.
A lasciare basiti contribuisce poi anche l’atteggiamento dell’autorità comunale.
Quest’ultima, in perfetto stile calata di braghe, dice che, in caso di decisione della Corte europea dei diritti dell’Uomo contraria alla Svizzera, l’autorità scolastica dovrebbe cambiare la propria posizione. In caso di decisione della Corte europea dei diritti dell’Uomo contraria alla Svizzera, non si cambia di una virgola. Le nostre regole devono valere per tutti quanti vivono nel nostro Paese, come detto in più occasioni. Non si fanno eccezioni per gli estremisti islamici i quali, come detto, non sono assolutamente obbligati a rimanere in Svizzera se ritengono di non potersi confermare alle nostre regole. Anzi. Tra le libertà fondamentali garantite dalla Costituzione c’è anche la libertà di movimento.
Ma la parte più divertente (si fa per dire) deve ancora venire.
Infatti si scopre che Aziz O. è in assistenza. Quindi: questo signore straniero, proveniente da altre culture, ospite in Svizzera, è a carico del contribuente elvetico. E ciononostante, ha ancora il coraggio di denunciare la Svizzera a Strasburgo. La Svizzera che lo mantiene. Quando si dice, letteralmente, sputare nel piatto dove si mangia. Naturalmente con la totale approvazione dei multikulturali politikamente korretti.
Quindi, ricapitolando: costui non è integrato, è estremista islamico, è mantenuto dal contribuente, e, come segretario della Lega islamica, viste le sue idee poco ma sicuro che non diffonde l’integrazione bensì proprio il contrario.
Una situazione che purtroppo conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, il cliché degli svizzerotti fessi, che si fanno sfruttare e trattare da razzisti. Naturalmente senza fare un “cip”. Perché farsi valere non è politikamente korretto. Bisogna fustigarsi sempre e comunque.
Per persone come questo Aziz. O la soluzione è una sola. Rimandare per direttissima nel paese d’origine, la Turchia, dove potrà fare ampio uso della libertà di religione che ritiene la Svizzera violi. Certo, per chi si fa mantenere dall’ente pubblico, poco ma sicuro che la vita in Turchia è più dura che da noi. Ma se, come sottolinea il diretto interessato, per lui la libertà di religione è così importante, non dovrebbe avere alcun problema a fare qualche sacrificio in suo nome. O no?
Lorenzo Quadri