Anche noi abbiamo una “percezione”: che Rico Maggi ci stia prendendo per il lato B

L’Istituto ricerche economiche dell’USI continua a produrre propaganda pro-libera circolazione, pagata con i nostri soldi

Ma guarda un po’: è online da qualche giorno sul sito internet dell’IRE, ma ben pochi se ne sono accorti, la nuova indagine dell’Istituto ricerche economiche sui frontalieri in Ticino. O piuttosto, il complemento del famoso “studio”, realizzato da ricercatori frontalieri, da cui – chissà come mai – emergeva che il soppiantamento di ticinesi con frontalieri e il dumping salariale erano tutte balle populiste e razziste.

L’obiettivo di queste indagini è sempre lo stesso. Dimostrare che l’assalto da sud al mercato del lavoro ticinese non è un problema, sono tutte balle della Lega populista e razzista!

Sono solo “percezioni”, per usare il termine dell’IRE!

Tutte percezioni?

Eh già, 65mila frontalieri, di cui 40mila nel terziario, sono una “percezione”. Il fatto che in Ticino il 27.1% (quindi quasi il 30%) dei lavoratori siano frontalieri, è una “percezione”. La presenza in Ticino del 20,2% della totalità dei frontalieri attivi in Svizzera, è una percezione. 8000 ticinesi in assistenza sono una “percezione”. Le targhe azzurre che saturano strade ed autostrade sono un’illusione ottica!

Per non parlare poi dei padroncini (tutti in nero) che costituiscono ancora un discorso a parte. Ma anche questa è una forma di frontalierato. Non solo. Le cifre ufficiali dei frontalieri sono taroccate verso il basso, poiché non tengono conto dei permessi B farlocchi. Ovvero, cittadini d’oltreconfine che creano una residenza fittizia in Ticino per non figurare come frontalieri: un trucchetto molto gettonato tra chi lavora nello Stato, nel parastato e nella piazza finanziaria di questo sempre meno ridente Cantone; e, ovviamente, anche dai rispettivi datori di lavoro, nel caso fossero chiamati ad esibire una qualche statistica sulla provenienza dei propri dipendenti.

Realtà alternativa?

Quindi delle due l’una. O le “percezioni distorte” (a fini di propaganda pro-libera circolazione) sono quelle del direttore dell’IRE Rico Maggi, oppure Maggi vive in una realtà alternativa, da pubblicità del Mulino bianco, fatta di prosperità, di piena occupazione, di famigliole felici e di uccellini che cinguettano. In questo caso, gli chiediamo di indicarci come si fa a raggiungerla, questa realtà alternativa, così ci andiamo anche noi.

Pure noi comunque abbiamo una “percezione”, ossia che l’IRE con i suoi studi pro-frontalierato ci stia prendendo sontuosamente per i fondelli.

A proposito: ma anche questa nuova ricerca sarà stata effettuata da collaboratori frontalieri, come la precedente?

Chi ha commissionato?

Che il direttore dell’IRE Rico Maggi tenti in ogni modo di far passare la propria personale posizione pro frontiere spalancate è umanamente comprensibile. Ma che un istituto universitario di ricerca, finanziato dal contribuente, si arrampichi sui vetri per tentare di negare l’evidenza – con l’obiettivo politico di reggere la coda alla deleteria libera circolazione delle persone – è  ben poco professionale (per usare un eufemismo).
Domandina finale: ma chi ha commissionato all’IRE il nuovo approfondimento propagandistico? Il Dir Maggi se lo è commissionato da solo per trasmettere il proprio Verbo d’”apertura” al volgo ticinese “chiuso e becero”? E nümm a pagum?

Lorenzo Quadri