Troppa grazia, Sant’Antonio!  La SECO, Segretariato di Stato dell’economia, nel suo ultimo rapporto si è accorta che la Svizzera è sempre più attrattiva per l’immigrazione. Non ci voleva una scienza per accorgersene. E’ appena stato reso noto che in Svizzera gli stranieri sono il 25%. Però noi saremmo chiusi, razzisti, gretti, come amano ripetere i kompagni spalancatori di frontiere.

Loro “osservano”

Si sono anche accorti, gli illuminati signori della SECO, che nelle regioni di confine, ed in particolare in Ticino, l’aumento dei frontalieri rende necessaria un’osservazione costante del mercato del lavoro.

Eh già: alla SECO da anni ed anni ci si limita ad osservare il degrado del mercato del lavoro nelle zone di confine,  affrettandosi ad aggiungere che non servono nuove misure accompagnatorie per combattere gli effetti devastanti della libera circolazione delle persone. Questa ed altre interessanti indicazioni emergono dall’intervista alla direttrice, Marie Gabrielle Ineichen Fleisch (è una sola persona, non quattro) pubblicata sul Corrierone dello scorso mercoledì.

La lampadina non si accende

Padrone comanda, cavallo trotta. Il Consiglio federale, con in prima linea il ministro delle finanze PLR Schneider Ammann, ha infatti congelato il pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie. E allora ovviamente la SECO non poteva che dire che un potenziamento “non serve”: ma quando mai, le misure esistenti bastano. Infatti bastano così tanto che il 70% dei ticinesi ha votato No all’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Ma evidentemente nemmeno questa circostanza è sufficiente a far sì che negli sfarzosi uffici della SECO a qualcuno si accenda la classica lampadina.

Figuriamoci, il fatto che in Ticino si infrangano tutti i record d’assistenza non c’entra nulla con la libera circolazione delle persone, sono i ticinesi che non hanno voglia di lavorare.

Pressione “non enorme”?

Bontà sua, Madame Ineichen Fleisch aggiunge che in Ticino c’è una certa pressione sui salari che però, si affretta a precisare, “non è enorme”. Come, come? Stipendi di 1000 Fr al mese dati a frontalieri per un lavoro a tempo pieno non costituirebbero un dumping enorme?

Un mercato del lavoro appena al di là del confine devastato al punto – ed è solo l’esempio più recente – che per un solo posto fisso d’infermiere a Milano hanno concorso in 2000, non comporta una pressione enorme?

“Colpa dei ticinesi”

E’ evidente che i rapporti della SECO non hanno nulla di scientifico né di oggettivo. Servono a solo giustificare a posteriori la scandalosa inattività del Consiglio federale, ossia del “padrone” della SECO.

Ma questa volta, non sapendo più che favolette raccontare per fare il lavaggio del cervello ai tcinesotti e convincerli che la libera circolazione delle  persone è una meraviglia e che, come diceva pure il “buon” Yves Rossier, “immigrazione uguale ricchezza”, Madame Marie Gabrielle va decisamente un po’ lunga. E dichiara: se il mercato del lavoro ticinese è in palta, la colpa è dei ticinesi che non applicano le misure accompagnatorie e che non prendono seriamente le cose in mano.

E’ il colmo! Peccato che poi, quando i ticinesi “prendono le cose in mano” (vedi blocco dei ristorni o richiesta dei casellari giudiziali) a Berna si mettano a starnazzare…

 

Quanto ci costa la SECO?

E’ evidente che qui si è infranto ogni limite di decenza. Prima la SECO per anni nega ad oltranza il problema del dumping salariale e del soppiantamento dei ticinesi con frontalieri. Poi, quando esso ha raggiunto una gravità tale da non poter più essere scopato sotto il tappeto, dà la colpa a chi lo subisce, ossia ai ticinesi stessi. E declama con bella sicurezza che “altre misure accompagnatorie non servono”.

A questo punto, la domanda nasce spontanea: ma quanto ci costa la SECO per raccontare simili fregnacce?

Non si può che condividere l’affermazione contenuta in un’interrogazione al CdS presentata dall’ex presidente P$ Saverio Lurati: “forse, una sana delocalizzazione, almeno temporanea, al sud delle Alpi di questi inetti della SECO potrebbe essere salutare anche per i depositari della verità bernesi”.