Ad Emmen il murales rossocrociato è tornato. Ma quanto durerà? La bandiera svizzera va resa obbligatoria in ogni scuola pubblica: il fatto che dia fastidio ai fautori della multikulturalità completamente fallita e a chi, malgrado sia ospite in casa nostra, rifiuta di integrarsi, è un’ulteriore dimostrazione di come la sua presenza sia necessaria

 

Settimana scorsa abbiamo riferito di un caso che ha fatto molto discutere in Svizzera tedesca e Romandia. Quello della bandiera svizzera pitturata su un muro che è stata cancellate nottetempo perché “discriminava gli alunni stranieri”.

La bandiera era stata dipinta da uno scolaro, nell’ambito di un’azione di abbellimento tramite graffiti di un muro di cemento armato. Il tema dei murales era quello degli strumenti musicali. Un alunno aveva dipinto un corno delle Alpi, con dietro una bandiera rossocrociata. Ed era scoppiato il pandemonio. Con i politikamente korretti rottamatori della Svizzera che strillavano come aquile alla “discriminazione” degli allievi stranieri. Sicché, nel bel mezzo della polemica, la bandiera è misteriosamente sparita nottetempo.

 

Murales rispristinato

Nei giorni scorsi, un gruppo di politici Udc, capitanato dal Consigliere nazionale Felix Muri, ha ripristinato il murales rossocrociato. Tutto è bene quel che finisce bene? Non necessariamente. A parte che sulla longevità di questa seconda bandiera,  viste le premesse, non c’è da essere troppo ottimisti. E’ inquietante, per non dire vergognoso, che in una scuola svizzera una bandiera svizzera costituisca un problema. Ricordiamo che ci sono paesi dove gli allievi devono cantare l’inno nazionale prima delle lezioni.

Nel nostro paese, gravemente malato di autolesionismo politikamente korretto, invece, ci si preoccupa del fatto che una bandiera svizzera in Svizzera possa discriminare qualcuno. E allora parliamoci chiaro: se qualche immigrato si sente discriminato dalla nostra bandiera raffigurata in un luogo pubblico, è meglio che torni da dove è venuto. Vuol dire che non è né integrato né integrabile. Quindi non è al suo posto in Svizzera.

 

“Educatori” ro$$i

Ma a scandalizzarsi per la bandiera svizzera in una scuola sono stati in prima linea  degli insegnanti. E questo è un grave campanello d’allarme. Dimostra che la scuola pubblica è stata colonizzata da docenti partiticamente schierati a favore del multikulturalismo più fallimentare e becero e delle aperture più scriteriate. Pseudoeducatori che abusano della propria funzione per fare propaganda alla cancellazione della nostra identità e della nostra nazione, intese come qualcosa di cui vergognarsi. E, va da sé, chi le difende viene sistematicamente delegittimato come populista e razzista. Come tale, non ha diritto di parola. E nemmeno di esistenza.

 

 Nessun immigrato minimamente integrato sarebbe infastidito da una bandiera svizzera in una scuola svizzera. I  kompagni educatori che si scandalizzano per il murales di Emmen sono il peggio del peggio. Difendono ad oltranza chi rifiuta l’integrazione. Promuovono il rifiuto dell’integrazione, in nome del politikamente korretto. Predicano che è assolutamente inconcepibile oltre che razzista pretendere da chi è ospite in casa nostra che si adegui a quello che vi trova. Lavorano per la cancellazione di qualsiasi senso di appartenenza nazionale nelle nuove generazioni. E questo in scuole pubbliche. Che sono, per definizione, di tutti. Non dei kompagni. Per quanto questi ultimi le abbiano colonizzate. Ma questa realtà non può essere accettata supinamente, come ineluttabile.

Il caso di Emmen ha fatto scoppiare il bubbone. Urgono contromisure. La prima: bandiera svizzera obbligatoria in ogni scuola pubblica.

Lorenzo Quadri