Non solo CO2: asfaltati dalle urne il 13 giugno, i ro$$overdi rosicano a piĂą non posso

Il 13 giugno i $inistrati sono stati asfaltati sulla fallimentare legge sul CO2, il che ha fatto sbroccare non pochi esponenti di punta (?) dei Verdi-anguria (verdi fuori, ro$$i dentro, e con i semi neri): ad esempio, il presidente nazionale Balthasar Glättli (Balthasar chi?), di professione politicante, si è messo a strillare alla “crisi della democrazia”. Nientemeno! Eh già: se il suo partito perde, la democrazia è in crisi.

Daniel Brélaz, Consigliere nazionale verde e già $indako di Losanna, ha dal canto suo affermato che ad affossare le sciagurate ecotasse sarebbero stati “i complottisti” (sic). E’ un complotto! Un “gombloddo”!

Quando si dice “saper perdere con stile”…

Sabotaggio fallito

Ma i ro$$overdi il 13 giugno hanno rimediato una tranvata anche sulla nuova legge contro il terrorismo. La quale è stata approvata a generosa maggioranza: quasi il 57% dei votanti svizzeri e 25 Cantoni hanno detto sì. La legge permette di intervenire a titolo preventivo su persone a rischio di commettere atti terroristici.

A rosicare è in particolare il club degli ex procuratori rossi. Costoro hanno tentato di sabotare la votazione anche tramite ricorsi al Tribunale federale, accusando l’opuscolo informativo di essere farlocco. A parte che tale asserzione è tutta da dimostrare, i ricorsi sono stati respinti. Non c’è nemmeno il rischio che la votazione venga annullata, come è invece accaduto con la consultazione cantonale sui costi della legittima difesa. Questo perché il responso delle urne è ben lungi dall’essere tirato, ma è anzi netto. La nuova legge antiterrorismo è stata accettata in modo chiaro: il che – per giurisprudenza del Tribunale federale – la mette al sicuro da contestazioni basate su presunte balle contenute nel materiale informativo.

Quali motivi?

Si possono immaginare vari motivi per l’opposizione $inistrata alla leggina contro il terrorismo.

Sfiducia ideologica nei confronti della polizia. E dire che ogni misura prevista dalla nuova legge sottostà a verifica giudiziaria…
In Svizzera il terrorismo o è islamico, o è di $inistra; molto più rari sono per contro i casi di terrorismo di “destra”.  I dati del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) sono inequivocabili. Nell’anno di disgrazia 2020 il SIC è venuto a conoscenza di 29 eventi nell’ambito dell’estremismo violento di destra e di ben 207 eventi in quello dell’estremismo violento di $inistra. Il rapporto è di quasi uno a dieci! Quindi: contrariamente a quanto starnazzano i kompagnuzzi e la stampa di regime, la Svizzera non ha un problema di estremismo di destra. Ha invece un grave problema di estremismo di $inistra violento. Ecco perché i $inistrati non vogliono la nuova legge: perché ad andarci di mezzo sono i loro amichetti!
C’è poi, evidentemente, il tema del terrorismo islamico, che cresce sull’humus dell’islam politico. E proprio all’islam politico i $inistrati multikulti (in Francia si usa la definizione, assai azzeccata, di “islamo-gauchiste”) spalancano porte e finestre. Si rifiutano scandalizzati di combatterlo: sarebbe “razzismo”! Del resto, sostenevano addirittura il burqa…

Terreno fertile

La Svizzera è un paese a rischio di terrorismo islamico. Un rischio che è anche diventato concreto, più di una volta: vedi gli attentati a Lugano ed a Morges.

Perché i jihadisti trovano terreno fertile in Svizzera?

Perché, come già detto in più occasioni, l’assistenza sociale facile ai migranti economici è una pacchia per chi vuole radicalizzare e radicalizzarsi, mentre il solito sfigato contribuente provvede al suo sostentamento. E quanti nuovi islamisti arriveranno nella Confederella in conseguenza della nuova ondata di caos asilo?
Perché la partitocrazia rifiuta ostinatamente di vietare i finanziamenti esteri alle moschee.
Perché il governicchio non ne vuole sapere di mettere fuori legge l’islam politico come deciso invece dall’Austria (il parlamento si deve ancora esprimere sul tema).

Primo passo

L’approvazione della nuova legge antiterrorismo – che, ribadiamo, è una leggina all’acqua di rose; “fin troppo garantista”, l’ha definita l’ex PP ed ex PS Jacques Ducry, di certo non un leghista – è senza dubbio un passo avanti. E l’asfaltatura degli ex magistrati rossi è un’autentica goduria. Ma non si tratta certo di un punto d’arrivo. Semmai di un punto di partenza. Altri provvedimenti dovranno seguire. Ed andranno giocoforza mirati su islamismo ed immigrazione.

Lorenzo Quadri