Ordinaria amministrazione in quel di Chiasso. La scorsa domenica alle 17, quindi in pieno giorno, un’anziana di 77 anni è stata rapinata mentre tornava dalla messa. Alla signora è stata strappata la collana d’oro che stava indossando, di grande valore sentimentale (e non solo). Intervistata il giorno dopo dal CdT, la vittima della rapina ha dichiarato: “vivo a Chiasso da 50 anni ma una cosa del genere non mi era mai successa”.
Ora arriva il bello: indovinate un po’ chi è l’autore della rapina? Forse un oriundo di Pedrinate? Un patrizio di Morbio Inferiore? Un attinente della Valle di Muggio? No: trattasi, per l’ennesima volta, di un richiedente l’asilo, ossia di un finto rifugiato. Uno di quei signori (tutti giovani uomini soli) che arrivano in Svizzera non certo perché perseguitati politicamente, ma per farsi mantenere dagli svizzerotti fessi e, non ancora contenti, pure per delinquere.
Giovedì nel tardo pomeriggio, quasi alla stessa ora, l’episodio si ripete, con modalità ancora peggiori. In via Franscini (quindi in una) il criminale “non patrizio” (si sospetta si possa trattare sempre della stessa persona, se di “persona” si può parlare) avvicina un’altra anziana, questa volta di 74 anni, ma non si limita a strapparle la collana. Prima la strattona, poi la prende a pugni (!) e poi si impossessa del monile. Capito? Questi galantuomini, che la $inistra naturalmente difende, prendono a pugni le ultrasettantenni!
La misura è colma
Di questi soggetti, che hanno reso Chiasso un posto dove si deve aver paura ad andare in giro e non solo la sera o la notte, ma anche in pieno giorno, non se ne può davvero più. Simili figuri hanno trovato in Svizzera il paese del Bengodi grazie ad un ordinamento giuridico $inistroide, lassista e buonista, in base al quale dei delinquenti vengono considerati alla stregua di perseguitati politici, con risultati catastrofici sia per chi ha la sfortuna di abitare dove ci sono dei centri asilanti, ma pure per i veri rifugiati, i quali finiscono nello stesso calderone assieme ad individui il cui posto sarebbe in una prigione; e non certo a nostre spese in Svizzera, ma al loro paese d’origine.
La prossima settimana, dopo un parto lungo e laborioso, il Consiglio nazionale dibatterà sulla riforma della legge sull’asilo. La riforma prevede finalmente qualche inasprimento ed un maggiore sostegno finanziario della Confederazione ai Comuni che si trovano ad ospitare i famigerati centri di registrazione, Chiasso in primis, facendosi carico delle spese d’ordine pubblico provocate dai sedicenti rifugiati.
Alcune proposte nel senso di un necessario giro di vite saranno presentate dalla Consigliera nazionale leghista Roberta Pantani, membro della Commissione delle Istituzioni politiche del Consiglio nazionale, ossia di quella Commissione che ha esaminato la riforma, portandovi anche vari correttivi.
Il njet del Consiglio federale
Naturalmente il Consiglio federale non si smentisce e dice njet ad una delle modifiche più importanti. Ossia internare o rinviare immediatamente i richiedenti l’asilo che delinquono. Secondo la kompagna $imonetta $ommaruga queste misure non sarebbero possibili in uno Stato di diritto.
Bene, allora noi alla Konsigliera federale $ocialista diciamo che in uno Stato di diritto non è neppure possibile che delle signore anziane vengano malmenate e rapinate da un asilante in pieno giorno ed in mezzo ad una strada, in uno Stato di diritto non è possibile che finti rifugiati causino risse quotidiane, in uno Stato di diritto non è possibile che sedicenti asilanti rubino nei negozi minacciando le commesse, in uno Stato di diritto non è possibile che finti rifugiati ubriachi da mattina a sera aggrediscano dipendenti comunali che fanno il proprio lavoro, in uno Stato di diritto non è possibile che finti rifugiati molestino i chiassesi, in uno Stato di diritto non è possibile che finti rifugiati esproprino la popolazione residente dei suoi giardini e spazi pubblici pagati dai contribuenti e non certo per gli asilanti ma per i cittadini e le famiglie di Chiasso, in uno Stato di diritto non è possibile che finti rifugiati spaccino in tutto il Cantone circolando sui treni (chi paga il biglietto?) e muniti di telefonini (forniti e pagati da chi?), in uno Stato di diritto non è possibile che sedicenti profughi urinino, defechino e commettano atti di vandalismo sulla proprietà pubblica e privata, in uno Stato di diritto non è possibile che persone che arrivano in Ticino senza avere alcun diritto di rimanerci approfittino delle vistose lacune di leggi-colabrodo per mettere a ferro e fuoco una città e restando nella più totale impunità !
L’autorità federale settimana prossima dovrà capire che non si può sacrificare la qualità di vita di intere comunità di contribuenti chiedendo “sacrifici” e “comprensione”, perché in quello che accade a Chiasso (e non solo) di comprensibile non c’è proprio nulla e la gente non vede – a ragione – alcun motivo di continuare a fare sacrifici per dei delinquenti e per un Consiglio federale che si ostina a difenderli in sfacciata violazione di ogni decenza e buon senso.
Lorenzo Quadri
CN Lega