Vogliamo proprio bastonare il nostro potere d’acquisto per fare i primi della classe?

 

Tutti, partiti storici ovviamente compresi, amano riempiersi la bocca con il potere d’acquisto dei ticinesi minacciato. Il che è in effetti una realtà. La differenza tra il salario mediano nel settore  privato in Ticino e Oltregottardo è infatti di 1000 fr al mese. E continua a crescere, dal momento che in questo Cantone le paghe sono messe sotto pressione dall’invasione da sud, provocata dalla libera circolazione delle persone. E chi abbia voluto la libera circolazione delle persone, non è di certo un mistero.

I partiti storici lamentano quando fa comodo la perdita di potere d’acquisto dei ticinesi, però non perdono occasione per caricarli di nuovi costi, tasse e balzelli. Un esempio di questo andazzo è la nuova legge federale sull’energia, prima e determinante tappa della strategia energetica 2050, su cui voteremo il prossimo 21 maggio.

L’atomo non è superato

Tale strategia (o piuttosto: non strategia) energetica, se entrerà in vigore, porterà con sé tutta una serie di nuovi costi. Da un lato per sovvenzionare l’elettricità prodotta dall’eolico e dal solare, dall’altro per costringere i cittadini a consumare meno energia, andando a colpirli, come al solito, nel borsello. Si calcola che la legge sull’energia costerà circa 200 miliardi entro il 2050, tra costruzione di nuove centrali elettriche – è prevista la realizzazione di un migliaio di impianti eolici! – aumento di tasse sul C02 ed incentivazioni varie. Il che significa, per una famiglia con due figli, un maggior onere di circa 3200 Fr all’anno. Cosa c’è alla base di tutto questo? C’è la scelta, della maggioranza parlamentare, di abbandonare l’energia nucleare. Un passo che solo la Svizzera e la Germania hanno compiuto. Perché non è affatto vero che l’atomo è una fonte energetica superata. La ricerca prosegue e nel mondo centinaia di nuove centrali nucleari sono progettate o in costruzione.

Manca il 40% dell’elettricità

Eppure gli svizzeri, ancora una volta affetti da mania da primi della classe, rischiano di mettersi nei guai per farsi belli ed abbandonare l’energia nucleare “brutta e cattiva”. Una svolta politica di pancia, fatta dalle Camere federali sull’onda del disastro di Fukushima (primavera 2011), che i ro$$overdi hanno cavalcato approfittando della prossimità delle elezioni nazionali, nell’autunno dello stesso anno.

Peccato che poi perfino il Giappone nel giro di poco tempo abbia riavviato i propri reattori. Infatti  rottamare le centrali atomiche non è affatto un trend mondiale, e nemmeno europeo, bensì un unicum – o un quasi unicum. Dall’atomo proviene infatti il 40% della nostra energia elettrica. Sicché la nuova legge si arrampica sui vetri e penalizza i cittadini per trovare delle fonti alternative.

Tornare agli anni Sessanta?

La legge in votazione contiene obiettivi quali la riduzione del 43% del consumo energetico entro il 2035, partendo oltretutto dai dati del 2000. Il che significherebbe tornare al livello degli anni Sessanta. E’ chiaro che un risultato del genere può essere ottenuto solo a suon di tasse punitive, oltre che di divieti e limitazioni. Inutile dire che i primi a venire colpiti saranno gli automobilisti, chiamati a far fronte a massicci rincari dei costi del carburante. Il che vuol dire penalizzare chi necessita dell’auto per andare a lavorare.

Effetto globale?

La nuova legge sull’energia comporterà dunque importanti costi e pesanti limitazioni per i cittadini. Devasterà il paesaggio con enormi pale eoliche le quali però, come dice il nome, per girare hanno bisogno che ci sia il vento. E comunque non possono immagazzinare l’elettricità prodotta. Il tutto per cosa? Quale effetto globale può avere l’uscita dal nucleare della piccola Svizzera quando praticamente tutto il resto del mondo fa ben altro? La risposta è evidente: nessun effetto. Per accontentare le ideologie ro$$overdi e per fare i primi della classe ci danneggiamo da soli, per l’ennesima volta. E non in un settore secondario, bensì in un ambito fondamentale quale è l’approvvigionamento energetico.

Tanti sacrifici per nulla

Vale la pena sobbarcarsi ulteriori sacrifici per nulla? Il nostro potere d’acquisto non è già sufficientemente penalizzato? Le nostre libertà non sono già abbastanza limitate? Abbiamo davvero bisogno di nuove misure dirigistiche che un domani ci imporranno, visto che ci stiamo infilando da soli nel vicolo cieco della carenza energetica, di non passare l’aspirapolvere durante il giorno, di usare la lavatrice solo due volte al mese, di tenere al massimo 18 gradi nelle nostre case e di fare la doccia con l’acqua fredda? Evidentemente No. Quello stesso No che dobbiamo depositare nell’urna il 21 maggio quando saremo chiamati a decidere sulla nuova legge sull’energia.

Lorenzo Quadri