I $inistrati vogliono proibire la pubblicità del tabacco. Però sono favorevoli alle canne

Mercoledì il Consiglio nazionale ha fatto il proprio verso sull’iniziativa popolare “Sì alla protezione degli adolescenti e dei fanciulli dalla pubblicità per il tabacco”.

L’iniziativa vuole vietare ogni sorta di réclame del tabacco che possa in qualsivoglia modo raggiungere i giovani. Si tratta dunque di un divieto generalizzato di pubblicità e di sponsoring che colpisce un prodotto che non è proibito: viene fabbricato e consumato legalmente. Si tratterebbe di una novità assoluta a livello legislativo svizzero. Oltretutto il divieto colpirebbe anche nuovi prodotti alternativi al tabacco, meno nocivi per la salute. Quindi un autogol dal punto di vista sanitario.

Sigarette no, cannoni sì

Naturalmente, ma tu guarda i casi della vita, ad essere favorevoli al divieto di pubblicità per il tabacco sono i $inistrati. Quelli che però vogliono la canapa libera. Anche il proibizionismo, dunque, va a senso unico. Non solo. I sostenitori della nuova proibizione sono gli stessi che si sono istericamente opposti al divieto di burqa dicendo che sarebbe “illiberale”.

Ah, ecco. Vietare l’estremismo islamista – incompatibile con il nostro stato di diritto – ed i suoi attributi è illiberale. Invece, proibire in maniera generalizzata la pubblicità di un prodotto legale, è liberale. Si sa che la coerenza non è il punto forte della gauche-caviar. Ed essa non perde occasione per darne sempre nuove conferme.

Danno ai media

Oltretutto, il divieto generalizzato imposto dall’iniziativa danneggerebbe il settore pubblicitario svizzero, il commercio al dettaglio ed anche la stampa. Quest’ultima vive di inserzioni, che però i kompagni vorrebbero sabotare. Chiaro: i ro$$overdi preferiscono tagliare le entrate pubblicitarie dei media, per poi foraggiarli con i soldi del contribuente. Vedi il nuovo pacchetto di sussidi pubblici alla stampa di regime, la quale, dipendendo finanziariamente in misura sempre maggiore dallo Stato, diventa anche sempre più asservita. Come se non lo fosse già a sufficienza. Durante la pandemia da stramaledetto virus cinese ne abbiamo avuto la desolante dimostrazione.

Libertà di commercio

Nel tentativo di contrastare il divieto di burqa, i soliti $inistrati immigrazionisti, multikulti e islamofili si sono sciacquati la bocca ad oltranza con la “libertà di religione”. (Ad oltranza ma anche a sproposito: il burqa, infatti, non è un’espressione religiosa, bensì politica e tribale). E’ forse il caso di ricordare che anche la libertà di commercio, proprio come quella di religione, è garantita dalla Costituzione. Può sì venire limitata, ma la limitazione deve essere proporzionata. Ciò che non è il caso di un divieto generalizzato di pubblicità emesso per tutelare i giovani.

Reazione a catena

Ovviamente, si vuole vietare la réclame del tabacco con l’argomento che il fumo fa male. Ma qui si rischia di innescare perniciose reazioni a catena. Sappiamo infatti che la fallita UE, non avendo niente di meglio da fare, sta già pensando di imporre a prodotti quali vino e salumi un marchio d’infamia: un’etichetta con l’indicazione che nuocciono alla salute. Come quella che figura sui pacchetti di sigarette. In questo modo gli inetti balivi di Bruxelles, non contenti di aver fallito clamorosamente sui vaccini contro lo stramaledetto virus cinese, devastano la produzione locale: la famosa ed osannata filiera agroalimentare a km zero.

Non ci vuole molta fantasia per immaginare che, se si pronuncia un divieto generalizzato di pubblicità per le sigarette, si crea un precedente. Tra qualche anno, nel nome del politikamente korretto (che qualcuno ha soprannominato: politicamente idiota) e magari a seguito dell’ennesimo Diktat UE – davanti al quale i soldatini della partitocrazia calerebbero immediatamente le braghe ad altezza caviglia – un analogo divieto potrebbe benissimo colpire luganighe, salametti e merlot. Evitiamo quindi di fare l’ennesimo auotogoal per correre dietro ai moralisti a senso unico che si scandalizzano per le sigarette ma sono favorevoli alle canne. Evitiamo di penalizzare inutilmente la nostra economia già devastata dal lockdown eterno voluto dai ro$$overdi e dal loro “ministro dei flop” kompagno Berset. No, dunque, ad un divieto generalizzato di pubblicità per il tabacco. Peraltro il Consiglio nazionale lo scorso dicembre ha già varato delle limitazioni. Attualmente la pubblicità di sigarette ed affini è vietata alla radio ed alla Tv. Il CN ha fatto un passo ulteriore, decidendo che va proibita anche nei media destinati ai minorenni, oltre che negli spazi pubblici o su cartelloni visibili dal suolo pubblico. Una restrizione mica da ridere. Non è il caso di spingersi più in là.

Lorenzo Quadri