Consiglio federale: ci vogliono candidati con una linea chiara, come Norman Gobbi
Come è scontato che sia, si discute parecchio dell’elezione del Consigliere federale che prenderà il posto della quasi ex ministra del 4% Widmer Schlumpf, che lascia dopo otto anni catastrofici. Non lascia per scelta propria; parte solo perché costretta dagli eventi. Segnatamente dall’esito delle elezioni dello scorso 18 ottobre. Rimediare al danno fatto dalla Consigliera federale non eletta sarà impossibile. Un danno che peraltro la diretta interessata non ha mica fatto da sola: ha trovato deprecabili connivenze. Si tratta di quindi di contenere gli effetti negativi. Operazione che sarà, in ogni caso, tutt’altro che semplice.
Il partito dell’odio
Come noto il Ticino, dopo 16 anni di assenza, è concretamente in corsa con Norman Gobbi, che il gruppo parlamentare UDC ha plebiscitato sul “tricket” lo scorso 20 novembre, dopo una riunione fiume. A provocare il fiume non è stata però la designazione di Gobbi, bensì quella del candidato germanofono: l’ha spuntata, come noto, lo zughese Thomas Aeschi.
I vari organi di stampa, al di qua e al di là del Gottardo, si stanno producendo nell’inevitabile minestrone di commenti, pilotati ed interessati. L’astio nei confronti dell’UDC trasuda da un’informazione in buona parte colonizzata dalla $inistra e da essa strumentalizzata.
Abbiamo visto come un certo lic iur ed il suo partito dell’odio hanno tentato – e ancora tenteranno – di denigrare Gobbi servendosi (proprio loro, i moralisti a senso unico!) dei giornali scandalistici con le donnine biotte. L’elezione di un Consigliere federale non la decide però né il Blick né nessun altro quotidiano: la decide l’Assemblea federale.
Avere una linea è un reato?
Adesso sembra che il fatto che Norman Gobbi abbia una linea, delle idee, e che le faccia valere, sia un problema. Un handicap. Secondo queste teorie, più un candidato è amorfo, gelatinoso e ambiguo, meglio è. In quest’ottica, dunque, il “profilo” ideale per un Consigliere federale sarebbe quello del PPDog Joseph Deiss (qualcuno se lo ricorda ancora?). Purtroppo negli ultimi anni, in cui la Svizzera – per scandalosa debolezza dei suoi rappresentati – ha dovuto subire una rottamazione mai vista prima dei propri punti forza, abbiamo potuto toccare con mano quel che succede quando, per far contenti tutti, si piazzano le sciacquette della politica in posti chiave.
Senza coraggio si fanno danni
Occorre dunque rimettere la chiesa al centro del villaggio. Il candidato dell’UDC è candidato dell’UDC; dunque, deve portare con decisione in governo la linea di questo partito. Che è poi la linea che i votanti svizzeri hanno premiato elettoralmente. Ma è anche la linea che i fatti hanno confermato come quella giusta: ultimi in ordine di tempo, i sanguinosi attentati parigini del terrorismo islamico (sottolineiamo: islamico) che segnano il fallimento totale della multikulturalità e del buonismo bavoso.
E’ chiaro che la linea UDC non potrà mai piacere alla $inistra e agli uregiatti che hanno incadregato Widmer Schlumpf. Ma non è a loro che deve piacere; e non è a loro che bisogna fare concessioni. I candidati dell’UDC non li scelgono gli altri partiti, il cui unico interesse è quello di remare contro.
Le denigrazioni nei confronti di Gobbi e delle sue battaglie sono quindi delle implicite attestazioni di stima. Sono la dimostrazione che il leghista non è un candidato amorfo. E, quindi, che è quello di cui la Svizzera ha bisogno. L’era dei coperchi per tutte le pentole si deve chiudere. Se il parlamento non ha il coraggio di nominare un candidato con una linea chiara, farà solo un regalo alla squallida partitocrazia dei complottucci da corridoio. Ma, soprattutto, farà l’ennesimo danno al paese.
Lorenzo Quadri