Il kompagno Rudolf Strahm, ex deputato P$, denuncia il totale fallimento dell’integrazione
L’ex mister Prezzi: “gli asilanti ? Una bomba ad orologeria”

Ma come, non dovevano essere tutte balle populiste e razziste? Nelle scorse settimane è invece accaduta una cosa inaudita: Rudolf Strahm, già consigliere nazionale P$ e già Mister Prezzi, in un’intervista pubblicata sul Blick ha sbroccato contro gli asilanti in assistenza. Da notare che il Blick non è la Weltwoche. Il Blick regge la coda agli spalancatori di frontiere. Infatti l’editore Michael Ringier ebbe a dichiarare: “nessun giornalista contrario all’adesione della Svizzera all’UE lavorerà mai in una mia testata”. Apperò!

“Oggi restano tutti”
Ma cosa ha detto il buon Strahm? Ha lanciato un messaggio che farà inorridire i suoi kompagni di partito. Dopo aver constatato che l’86% dei rifugiati è a carico del contribuente – e, aggiungiamo noi, riceve più di un anziano svizzero in AVS – ha dichiarato che una simile immigrazione nello Stato sociale svizzero è una “bomba ad orologeria”. E in relazione all’attuale caos migratorio, Strahm ha dichiarato: “all’inizio degli anni Novanta, la Svizzera ha dovuto (?) accogliere in poco tempo grandi quantitativi di asilanti kosovari. Ma il 90% di loro, l’anno dopo era già rientrato in Kosovo”. E adesso arriva il bello, poiché il Rudolf dichiara: “oggi invece i migranti che arrivano, rimangono”. Non solo rimangono, ma vanno (quasi) tutti in assistenza. Non è finita. Tanti di questi presunti rifugiati non si “limitano” a percepire le semplici prestazioni assistenziali, ma generano allo stato sociale finanziato dagli svizzerotti (quelli populisti e razzisti, chiusi e gretti) costi stellari. Perché beneficiano di prestazioni assortite.

Tra i tanti casi aberranti, si ricorderà quello della famiglia monoparentale residente in un piccolo comune del Canton Zugo, con le assistenti sociali che insegnavano (?) alla madre a fare la spesa. Fattura a carico del contribuente: 60mila franchetti al mese. Per alcuni paesini d’Oltralpe (che sono tenuti a farsi carico dell’intera spesa sociale) bastano un paio di nuclei familiari di questo tipo a generare un aumento di moltiplicatore.

Integrazione fallita
Ohibò. Quindi c’è anche un kompagno che dichiara che l’integrazione degli asilanti è completamente fallita.
Dopo le giuste premesse iniziali, purtroppo, il buon Strahm va sulle frasche (d’altronde non si poteva pretendere troppo): infatti sostiene, come già ha fatto di recente la Sommaruga, che lo Stato deve impegnarsi per far lavorare gli asilanti accettati. Forse lo Stato dovrebbe prima impegnarsi affinché gli svizzeri possano lavorare, invece di spalancare le frontiere all’invasione dell’estero. L’86% di rifugiati che non lavora non deve venire impiegato a spese dello Stato, magari a scapito degli svizzeri. Molto più semplicemente, va rinviato al paese d’origine. Perché il diritto d’asilo serve a proteggere le vittime di conflitti e non come scorciatoia per cortocircuitare le leggi sull’immigrazione tramite ricatto morale. Poi vediamo che i poveri perseguitati (?) eritrei tornano in vacanza (naturalmente con i soldi del contribuente svizzerotto) nel paese da cui sarebbero fuggiti perché in pericolo di vita. Raccontano serafici che lì è più bello che in Svizzera. E i loro connazionali immigrati illegalmente in Ticino organizzano spedizioni di protesta a Bellinzona perché la sistemazione, non in bunker, in Lavizzara non è abbastanza lussuosa, e la zona è troppo discosta.

Recinzioni sui confini
Molti paesi UE hanno introdotto restrizioni sempre maggiori all’arrivo di asilanti. Ultima in ordine di tempo l’Austria che – pur essendo Stato membro UE – dopo aver fissato un contingente massimo di 37mila asilanti per il 2016 non esclude, ma guarda un po’, di alzare recinzioni sul confine con l’Italia.

Chi invece non ha fatto assolutamente un tubo, perché “bisogna aprirsi” e perché i muri sul confine sono un delirio razzista, è la Svizzera. Col risultato che tutti i migranti economici che non riusciranno più a raggiungere i paesi a noi vicini (perché hanno chiuso le frontiere) ce li smazzeremo noi. Il problema non è solo che la capacità d’accoglienza della Svizzera a proposito di richiedenti l’asilo è giunta al limite, come ha dichiarato alla stampa il presidente della Confederazione Johann “Leider” Ammann (soprannome preso in prestito dal Blick): magari, se oltre che con i giornalisti, il buon “Giuànn” parlava anche alla sua collega Simonetta Sommaruga, sarebbe stato meglio.
Il problema è, come ha affermato il kompagno Strahm – quindi non un becero leghista populista e razzista – che anche gli asilanti accolti, finendo pressoché tutti durevolmente in assistenza, costituiscono una bomba ad orologeria.

La Peppa Tencia
Quindi se non vogliamo rimanere con la Peppa Tencia in mano, non solo dobbiamo chiudere i confini ma dobbiamo anche par sì che l’ammissione provvisoria di presunti profughi torni ad essere quello che dice il suo nome: provvisoria, appunto. Non definitiva. Le risorse dello stato sociale non sono infinite. Tanto più che gli spalancatori di frontiere si preoccupano unicamente di gonfiare a dismisura l’ente pubblico (riserva di posti di lavoro per “i loro”) senza poi porsi il problema di chi dovrebbe alimentare la macchina sempre più spropositata e vorace.
Lorenzo Quadri