“La libera circolazione delle persone è inutile per l’economia”, parola di Danthine

 

Ma come: la libera circolazione delle persone non doveva essere un’intoccabile vacca sacra? Non doveva essere una condizione fondamentale per l’esistenza stessa degli svizzerotti, come l’aria da respirare e l’acqua da bere, e guai a quei beceri populisti e razzisti che osano metterla in dubbio?

Ma come: immigrazione non era uguale a ricchezza, vedi quel che andava in giro a berciare il segretario di Stato del DFAE Yves Rossier, che fortunatamente ha da poco annunciato le dimissioni? (uno spalancatore di frontiere in meno nelle alte sfere dell’amministrazione federale è senz’altro una buona notizia).

Bisogna limitare

Invece, ma tu guarda i casi della vita, rompere le uova nel paniere ai supponenti camerieri dell’UE arriva un personaggio di “peso”. Uno che non è un politicante. Uno che di economia e di crescita economica qualcosa dovrebbe capire. Si tratta dell’ex vicepresidente della Banca nazionale svizzera Jean-Claude Danthine (non ne conosciamo l’estrazione politica, ma certamente non è leghista). Ebbene, cosa ha detto il buon Danthine? Ha espresso un concetto molto semplice, anzi tre concetti:

  • La libera circolazione delle persone è inutile per l’efficienza economica;
  • La libera circolazione va controllata altrimenti diventa nociva ;
  • La Svizzera e la Gran Bretagna sono i paesi che maggiormente soffrono degli eccessi migratori, mettervi un freno è buona cosa.

Il bello è che queste affermazioni, di per sé tutt’altro che rivoluzionarie, l’ex vicepresidente della BNS le ha fatte ai microfoni della ro$$i$$ima RTS, con l’intervistatore – kompagno militante che, chiaramente sconvolto, balbettava: “ma allora lei è d’accordo con l’Udc???”, con lo stesso tono con cui avrebbe chiesto: “Ma allora lei ha la peste bubbonica, il vaiolo, la scabbia e lo scorbuto???”.

Accordi non fondamentali

D’altra parte, ricordiamo che anche il professor Reiner Eichenberger, dell’Università di Friburgo, ha detto che gli Accordi bilaterali (nel loro complesso) non sono fondamentali per la Svizzera. In effetti, il nostro Paese non ha mica cominciato ad esportare con i bilaterali. Lo faceva anche prima. Il Prof. Eichenberger ha pure detto che introdurre una “tassa d’entrata” per i frontalieri “sa po’”. Ovviamente si tratterebbe di una tassa che si aggiunge alle imposte alla fonte già corrisposte. Va da sé che il Consiglio federale non ne vuole sapere. Ad ulteriore dimostrazione di quanto sosteniamo da tempo: non è vero che difendersi dall’invasione da sud “sa po’ mia”. E’ che non si vuole.

Fifa trasversale

Il concetto è semplice: per concludere dei trattati commerciali vantaggiosi per l’economia elvetica, non c’è affatto bisogno della libera circolazione delle persone. L’UE ha sottoscritto degli accordi di “Mutual Recognition Agreement” con Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Giappone. In nessuno di essi si parla di libera circolazione delle persone. Se l’UE la pretende dalla Svizzera, è solo perché sa benissimo di essere l’unica a guadagnarci. E sa anche che gli svizzerotti calano subite le braghe. Blocher, in relazione al compromesso-ciofeca sul 9 febbraio – e quindi ai rapporti con i funzionarietti di Bruxelles – ha detto che “il PLR è un partito di fifoni”. Ma forse la fifa è trasversale.

Cifre allucinanti

Da noi la situazione migratoria è diventata insostenibile. Non ci vogliono dottorati universitari per scoprirlo. Basta guardare un paio di semplici cifre. In Ticino abbiamo, secondo l’ultimo rilevamento, un tasso di stranieri del 27.6%. Più 62’500 frontalieri. Più decine di migliaia di padroncini.  Più le naturalizzazioni facili. E’ semplicemente allucinante.

Per dirla con Danthine, è evidente che l’immigrazione a simili livelli “è nociva” e va dunque limitata. Come? Sta scritto nella Costituzione federale: con contingenti e preferenza indigena. Per confermare questo indirizzo, che è l’unico possibile, i ticinesi devono votare massicciamente l’iniziativa “Prima i nostri” il prossimo 25 settembre.

 Tornare al 2004

Al proposito, che non ci si venga a raccontare la storiella della preferenza indigena impossibile da applicare. La preferenza indigena è stata in vigore fino al 1° giugno del 2004. Si tratta quindi di tornare alla situazione di 12 anni fa. Stiamo parlando del 2004, non del Medioevo. C’erano già internet e telefonini.

Limitare l’immigrazione si può e si deve: e se lo dice perfino un ex presidente della BNS…

Lorenzo Quadri