Lo ha detto anche l’ex capo del Mossad, ossia i servizi segreti israeliani, Danny Yatom in un’intervista al quotidiano italiano Repubblica: per combattere il terrorismo, bisogna chiudere i confini tra i paesi UE. Ci vogliono barriere e punti di controllo. Ed evidentemente tra i finti rifugiati si nascondono gli affiliati all’Isis. Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Ma un conto è se queste cose, che sono ovvie, le dicono i soliti populisti e razzisti. Altra storia se a dirle è l’ex capo del Mossad, un’organizzazione che da più di 20 anni è confrontata con il terrorismo palestinese.
Davanti all’evidenza…
Eh già, perché per l’élite politikamente korretta – quella che da anni fa il lavaggio del cervello agli svizzerotti – la sola parola muro o barriera è l’equivalente di una bestemmia. Per cui, anche davanti all’evidenza, pretende di imbambolare gli svizzerotti con arrampicate sugli specchi sempre meno credibili nel vano tentativo di giustificare le frontiere aperte.
La via balcanica
Il presidente del governo ticinese Norman Gobbi ha scritto a più riprese a Berna sollecitando il ripristino dei controlli sistematici al confine; questo per evitare un più che prevedibile “caos asilanti”. Ma la risposta è sempre stata picche. L’ultimo njet è arrivato lo scorso mercoledì. Le frontiere della Svizzera rimangono dunque spalancate. Malgrado la chiusura della via balcanica; che, evidentemente, porterà un trasferimento di masse di migranti su altre vie, a cominciare da quella che passa per il nostro paese. Ma visto che, ancora una volta, a trovarsi allo sbaraglio – in quanto confinante con l’Italia – è il Ticino, chissenefrega… Oltrettutto, come noto, l’Italia non applica gli accordi di Dublino. Ma forse che gli svizzerotti fessi fanno un cip? Macché: al contrario, permettono all’Italia di ricattarli sulla richiesta del casellario giudiziale e sull’albo artigiani.
Politica fallimentare
E’ evidente che la politica (se tale si più chiamare) dell’asilo svizzera, condotta dalla kompagna Sommaruga, è un fallimento. Riempiendosi la bocca con l’argomento buonista della “tradizione umanitaria svizzera” si fa proprio il contrario. Invece di difendere la tradizione umanitaria – che comporta l’aiuto ai veri perseguitati – se ne istituzionalizza l’abuso da parte di migranti economici. In questo modo non si preserva la nostra tradizione umanitaria. La si distrugge.
La politica di Sommaruga & Co ha in effetti un solo obiettivo. Garantire, per becerume ideologico, il mantenimento ad oltranza delle frontiere spalancate quando tutti gli altri le chiudono. Quindi, invece di impedire l’arrivo di fiumane di finti rifugiati, tra cui si nascondono anche i terroristi islamici dell’Isis, si fa di tutto per aumentare la capacità d’accoglienza in Svizzera: con gli avvocati gratis per i finti rifugiati, con le espropriazioni facili per creare nuovi centri asilanti. A scapito della qualità di vita dei residenti, delle finanze e della sicurezza pubblica. O vogliamo fare finta che i fatti di Colonia non siano mai esistiti?
Il tempo della retromarcia
Sarebbe quindi ora di ammettere che la politica del buonismo e delle frontiere spalancate ha fallito completamente. La libera circolazione delle persone è la tomba della sicurezza: i primi ad approfittarne, ancora prima della manodopera straniera a basso costo, sono i delinquenti. E allora bisogna avere il coraggio di fare retromarcia. Seguendo i consigli di chi, come l’ex capo del Mossad, di terrorismo se ne intende, invece di dar retta ai soliti intellettualini rossi da tre e una cicca che pontificano a vanvera, tronfi di spocchia ed imbevuti di ideologia.
Lorenzo Quadri