Ennesima dimostrazione che bisogna mandare al macero la devastante libera circolazione
Se la legge sulle imprese artigianali verrà abrogata, occorrerà trovare altre misure per tutelare il Ticino dall’invasione di padroncini e distaccati italici
Il Consiglio di Stato dopo l’ultima sentenza del Tribunale amministrativo (Tram) ha deciso di proporre al Gran consiglio l’abrogazione della LIA (Legge sulle imprese artigianali). Ci si potrebbe chiedere se l’abrogazione sia l’unica possibilità, o se la legge potrebbe venire corretta. Su questo deciderà il parlamento.
Ci sono intanto 10 cosette da tenere a mente.
- Con la LIA, il Dipartimento del Territorio ha voluto dare una risposta ad un problema concreto che è l’invasione di padroncini e distaccati in arrivo da oltreconfine che fanno concorrenza sleale agli artigiani e alle piccole imprese ticinesi. L’invasione di padroncini e distaccati era al momento dell’approvazione della LIA, e rimane tutt’ora, uno dei tanti disastri provocati al Ticino dalla devastante libera circolazione delle persone, voluta dalla partitocrazia, dal padronato, dai sindacati, dalla stampa di regime, e da tutta l’élite spalancatrice di frontiere. Da notare che questi sarebbero temi di competenza del Dipartimento finanze (DFE targato PLR) più che di quello del territorio. Ma se ci aspettiamo che i liblab prendano delle misure in difesa dell’economia ticinese, aspettiamo un pezzo.
- La LIA in Parlamento venne votata praticamente all’unanimità. Allora tutti facevano a gara per salire sul carro e attribuirsi il merito per la legge “antipadroncini”. Adesso che ci sono dei problemi, invece, si assiste al consueto e vigliacco fuggi-fuggi generale: “io non c’ero, e se c’ero dormivo”! Addirittura il PPD, messo in ginocchio dal Beltrascandalo Argo1 e alla disperata ricerca di diversivi, è riuscito a diramare un comunicato dai toni forcaioli in cui chiede al governo di “restituire i soldi”. Cari uregiatti, guardate che la LIA l’avete votata anche voi, e a piene mani! Un bel tacer…
- Mai come ora appare evidente: “la vittoria ha tantissimi padri, la sconfitta è sempre orfana”.
- La LIA è stata voluta come misura di difesa del mercato ticinese dall’invasione di padroncini e distaccati italici (ma non solo) che lavorano in nero. Si tratta di una misura giustamente protezionista. Se qualche funzionario, nella necessità di inventarsi il lavoro, l’ha utilizzata per mettere in difficoltà artigiani e imprese locali con richieste burocratiche spropositate, ciò non rispecchia né la volontà né lo spirito della legge, il cui obiettivo è porre ostacoli all’invasione da sud. Questo in perfetto spirito di reciprocità. Infatti nella vicina Penisola le aziende ticinesi non battono un chiodo. Perché lì sanno come sbarrare la strada alla concorrenza indesiderata. Possibile che noi svizzerotti siamo gli unici a rispettare in modo pedissequamente masochista tutti gli accordi internazionali, compresi i più deleteri?
- Per quanto sopra ringraziamo anche i legulei dei tribunali abituati a sentenziare a favore della libera circolazione e non degli interessi del paese. Questo non accade solo in Ticino, ma in tutta la Svizzera: vedi le sentenze con cui si annullano, con argomenti del piffero, le decisioni di espellere delinquenti stranieri.
- Visto che il problema della concorrenza sleale ad opera di padroncini e distaccati rimane: se la LIA dovesse venire abrogata, i politicanti non penseranno di starsene a guardare intanto che le ditte e gli artigiani ticinesi chiudono i battenti a causa della concorrenza sleale italica, vero? Chi ha voluto la devastante libera circolazione porta la responsabilità per i disastri che essa provoca. E quindi è tenuto a porre rimedio. Vero triciclo PLR-PPD-P$? L’invasione di padroncini e distaccati, come pure quella di frontalieri, è colpa vostra. Se cade la LIA bisognerà trovare altre misure per tutelare gli operatori locali dalla concorrenza sleale italica senza però infesciare i ticinesi di burocrazia nociva.
- Le difficoltà della LIA dimostrano per l’ennesima volta che bisogna far saltare la devastante libera circolazione delle persone. Che peraltro il popolo ticinese, a differenza dell’establishment, mai ha Quindi, tutti a firmare l’iniziativa popolare “Per un’immigrazione moderata”!
- Nell’attesa di una eventuale (se il popolo svizzero, come speriamo, la vorrà) “Swissexit”, non ci si può certo permettere di stare con le mani in mano. Anche perché, pur ammettendo che l’iniziativa contro la libera circolazione riesca, prima della votazione sul tema passeranno anni. Se non si interviene prima, per l’artigianato ticinese sarà la desertificazione. E allora sapremo chi ringraziare: vero partitocrazia?
- Le reazioni arrivate da oltreramina alla notizia che il Consiglio di Stato chiederà l’abrogazione della LIA sono da barzelletta. La Confartigianato imprese di Varese, ad esempio, se ne è uscita con la seguente fregnaccia epica: “Auspichiamo che questa decisione non porti a un ulteriore irrigidimento nei confronti dell’imprenditorialità italiana operante oltreconfine, nel rispetto dei principi di concorrenza leale e apertura del mercato che da sempre contraddistinguono economie sane e mature”. Cosa, cosa? “Concorrenza leale”? “Apertura del mercato”? Quando mai la vicina Penisola ha seguito simili principi? Come detto prima, i vicini a sud sono bravissimi nel fare in modo che le ditte ticinesi non battano un chiodo nella Penisola, essendo l’economia italica (giustamente) protezionista. Però, mentre si blindano, gli italiani sono altrettanto bravi nel farsi largo in casa d’altri (ovvero: in casa nostra).
- I vicini a sud se la ridono a bocca larga per la prospettiva dell’abrogazione della LIA. E noi, come pensiamo di reagire? Col solito ritornello del “Sa po’ fa nagott” che tanto piace ai soldatini del triciclo spalancatore di frontiere?
Lorenzo Quadri