In materia di libera circolazione delle persone, si torna a parlare di clausola di salvaguardia. Ossia di quella clausola che limita l’immigrazione di cittadini UE in Svizzera. Questa clausola può essere applicata allorquando l’afflusso di lavoratori europei  nel nostro paese supera una determinata soglia. Ciò è il caso ora. Sicché entro fine mese il Consiglio federale dovrà decidere se applicare o no la clausola di salvaguardia.
Precisazione essenziale per noi ticinesi. La clausola non si applica ai permessi G, ossia non si applica ai frontalieri, e nemmeno ai padroncini. Quindi non si applica a quelle categorie che rappresentano il principale, e catastrofico, problema causato nel nostro Cantone dalla libera circolazione delle persone.
Il devastante accordo bilaterale sulla libera circolazione vieta esplicitamente l’introduzione di limiti quantitativi al numero dei frontalieri. Certo che per sottoscrivere una disposizione del genere, le cui deleterie conseguenze erano perfettamente prevedibili, bisogna già essere caduti dal seggiolone da piccoli. Ma naturalmente chi si opponeva era un populista ed un fascista. Vale anche la pena ricordare che l’ex presidente nazionale Plr Fulvio Pelli dichiarava che con la libera circolazione delle persone i giovani ticinesi avrebbero potuto trovare lavoro a Milano (sic!). Questo tanto per chiarire le schiaccianti responsabilità, nell’attuale situazione occupazionale dei ticinesi, del partito che vorrebbe continuare a monopolizzare  il municipio di Lugano, visto che in funzione elettorale in casa liberale radicale si pensa di defilarsi fotocopiando posizioni leghiste che venivano denigrate fino a ieri.

Immigrazione nello stato sociale
Quindi, la clausola di salvaguardia ha una portata limitata per noi. Era infatti ovvio che gli eurobalivi di Bruxelles mai avrebbero permesso alla Svizzera di inserire nei Bilaterali una scappatoia veramente efficace. Altrettanto chiaro era che mai un Consiglio federale cronicamente supino si sarebbe sognato di chiederla; men che meno di pretenderla.
Portata limitata non vuol però dire nessuna portata. La clausola di salvaguardia è comunque oggettivamente utile. In particolare per combattere l’immigrazione nel nostro stato sociale: altro fenomeno che la Lega ed il Mattino avevano previsto fin da subito e che le altre forze politiche, tutte insieme appassionatamente, avevano invece negato ad oltranza.
Per immigrazione nello stato sociale si intende in particolare quei cittadini UE che, grazie alla devastante libera circolazione delle persone, possono trasferirsi in Svizzera esibendo un contratto di lavoro taroccato. Il quale contratto, essendo per l’appunto taroccato, viene sciolto nel giro di poco tempo, permettendo così al suo titolare, trasferitosi in Svizzera per esercizio di un’attività lucrativa, di rimanervi a titolo completamente differente: ossia, per beneficiare della disoccupazione prima e dell’assistenza poi. Ovviamente il conto lo pagano gli svizzerotti.
Un giro di contratti di lavoro tarocchi a scopo di immigrazione nello stato sociale elvetico è stato di recente scoperto nel Canton Berna: interessava in particolare cittadini portoghesi ed italiani. Poco ma sicuro che non si tratta di un unicum.
A ciò si aggiunge che anche chi dall’UE si trasferisce in Svizzera, quindi senza fare il frontaliere (almeno sulla carta), rappresenta comunque una concorrenza ai  ticinesi, a cui vengono a mancare gli spazi per inserirsi dignitosamente nel mercato del lavoro di “casa propria”: e questo è economicamente, socialmente e politicamente inaccettabile.
 Per non parlare poi dell’arrivo di delinquenti stranieri pericolosi che in quattro e quattr’otto si trasferiscono da noi senza che nessuno verifichi i loro precedenti.

Libera circolazione da far saltare
Quindi, la clausola di salvaguardia non è la panacea ma a qualcosa serve. Però la sua utilità è soprattutto politica: all’UE bisogna far capire che la gente svizzera ne ha piene le tasche dell’attuale ed insostenibile situazione di immigrazione senza alcun controllo. La libera circolazione delle persone ciurla nel manico.
Ciò di cui sia gli eurobalivi che i Consiglieri federali ad essi asserviti devono rendersi conto, è che la libera circolazione delle persone non è né un dogma né un obbligo. Come è stata introdotta, così la si può togliere. Senza provocare alcuna catastrofe. Anzi. A maggior ragione in un contesto globalizzato. Oggi gli scambi economici si fanno col mondo intero. Non c’è scritto da nessuna parte che per concludere accordi vantaggiosi per l’economia svizzera è necessario concedere la libera circolazione delle persone a Stati confinanti bancarottieri, col risultato di venire invasi da una moltitudine disperata di forza lavoro a basso costo e di fungere da polo d’attrazione per delinquenti stranieri, oltre che per finti asilanti.
La clausola di salvaguardia è dunque un primo passo per far capire agli eurobalivi – e a personaggi del calibro del presidente del parlamento europeo kompagno Martin Schluz che crede di poter venire in Svizzera a pontificare sui presunti vantaggi che noi trarremmo dalla libera circolazione delle persone – che la musica è cambiata. Il prossimo passo sarà la disdetta tout court della libera circolazione. Disdetta non certo motivata “di pancia”; ma disdetta che è la logica conseguenza della constatazione che tutte le misure accompagnatorie che avrebbero dovuto impedire i pesantissimi danni collaterali della libera circolazione delle persone hanno fallito. Si tratta dunque di cerotti sulla gamba di legno.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale Lega