Intanto a Lugano s’impenna il numero delle domande d’assistenza presentate da stranieri
Mentre l’Unione Svizzera delle arti e mestieri (USAM), l’Unione Svizzera degli imprenditori (USI) ed economiesuisse se ne vanno i giro a declamare, con credibilità prossima allo zero, quant’è bella la libera circolazione delle persone, la realtà del territorio ticinese racconta tutt’altra storia. L’assurda equazione “immigrazione uguale ricchezza” è una panzana che, oggi, non inganna più nemmeno i bambini.
Una recente risposta del Consiglio di Stato ad un’interrogazione del deputato leghista in Gran Consiglio Paolo Sanvido, dimostra che lo stipendio medio dei frontalieri si è abbassato. Sicché con la libera circolazione delle persone ci troviamo a dover fare i conti con più frontalieri (quindi soppiantamento dei lavoratori residenti) pagati meno (dumping salariale).
Il risultato di questa situazione, inutile girarci attorno, è arcinoto: sempre più ticinesi in disoccupazione ed in assistenza, come emerge chiaramente anche dalle cifre ufficiali. Cifre che, almeno per quel che riguarda la disoccupazione, sono edulcorate, poiché lungi dal comprendere tutti quanti sono rimasti senza un’occupazione. I numeri dell’assistenza, invece, parlano da sé: i beneficiari erano 6600 a dicembre 2011 ed il loro numero è salito a 7300 a fine agosto. Non ci sono le premesse per una diminuzione.
Stranieri in assistenza
Si verifica però, a seguito della libera circolazione delle persone, un fenomeno nuovo, che la Lega aveva ampiamente previsto (ma naturalmente erano tutte frottole populiste e razziste): ossia un’impennata degli stranieri in assistenza. E si tratta proprio di quegli stranieri UE che sarebbero dovuti arrivare in Svizzera solo per lavorare e che assolutamente – così gli spalancatori di frontiere – non sarebbero mai finiti a carico dello Stato sociale ticinese, ma quando mai!
Invece queste persone finiscono proprio a carico dello Stato sociale ticinese, pagato da noi, e al cui finanziamento i nuovi fruitori non hanno mai contribuito: esattamente come annunciava la Lega. A dirlo non è il Gigi di Viganello, ma sono le cifre delle domande d’assistenza presentate a Lugano nel corso del 2012. Queste domande non solo sono aumentate ma anche la struttura di chi le ha presentate comporta un’inquietante novità.
Da tempo infatti tra svizzeri e stranieri la “torta” dell’assistenza veniva spartita al 60%-40%. Traduzione: il 60% dei beneficiari di prestazioni assistenziali sono svizzeri, il 40% stranieri. Già così gli stranieri risultano sovrarappresentati, poiché essi non costituiscono il 40% della popolazione residente. Nelle nuove domande si assiste però al rovesciamento delle proporzioni. Infatti, ben il 60% delle domande d’assistenza inoltrate a Lugano da inizio 2012 ad ora proviene da stranieri, mentre solo il 40% da Svizzeri. Se questa non è una plateale dimostrazione di immigrazione nello stato sociale!
Particolarmente rilevante, poi, che il 14% delle citate nuove domande sia presentata da titolari di permessi B, ossia quelli che – spergiuravano gli spalancatori di frontiere – sarebbero dovuti arrivare in Svizzera solo per lavorare e giammai per attingere allo stato sociale da noi finanziato. Frottole. Infatti, se il contratto di lavoro a seguito del quale il cittadino UE ha staccato il permesso B per – appunto – esercizio di attività lucrativa viene a mancare, ad esempio a seguito di licenziamento, il suo titolare dovrebbe essere tenuto a lasciare la Svizzera. Ma questo non succede affatto: e il diretto interessato rimane da noi in disoccupazione e/o in assistenza.
Non c’è poi bisogno di una mente particolarmente perversa per immaginare che anche questi stranieri dimoranti paghino lo scotto dell’invasione di frontalieri, ossia che anche loro vengano licenziati e sostituiti da frontalieri. Col risultato che i Ticinesi, a seguito per l’appunto dell’esplosione di lavoratori che risiedono oltreconfine, non solo restano disoccupati, ma devono pure pagare le prestazioni sociali agli stranieri che subiscono lo stesso destino senza essere tenuti, come invece dovrebbe accadere, a tornare al paese d’origine. Quindi per noi danno doppio. Grazie, libera circolazione delle persone!
Lorenzo Quadri