Il presidente di turno della Confederazione Didier Burkhalter, PLR, quello che nella sua allocuzione di Capodanno ha declamato “dobbiamo aprirci all’Unione europea” nei giorni scorsi ha annunciato (?) che i cittadini svizzeri entro due anni saranno chiamati di nuovo alle urne per esprimersi sulla prosecuzione degli Accordi bilaterali.
La finalità che Burkhalter persegue con questa iniziativa è fin troppo chiara. Del resto da uno che nell’allocuzione di Capodanno viene a raccontare la fregnaccia del “Dobbiamo aprirci all’Unione europea” si sa cosa ci si deve attendere. Se si votasse come il ministro PLR auspica e se passasse il sì, il risultato sarebbe quello di puntare dritti dritti all’adesione della Svizzera alla fallita UE.
Intenzioni evidenti
Dove voglia andare a parare Burkhalter è fin troppo evidente: con la nuova votazione sogna di cancellare il voto del 9 febbraio. E nel frattempo, ovviamente, a quel voto – che ha completamente sbugiardato il Consiglio federale – si vuole dare il minor seguito possibile. Come se “niente fudesse”.
Al proposito, si può aprire una parentesi. E’ sicuramente fuori posto che il Consiglio di Stato, o più probabilmente la maggioranza di quest’ultimo, per il 5 maggio abbia invitato i comuni ticinesi ad esporre la bandiera europea (anche se la bandiera blu stellata è primariamente quella del Consiglio d’Europa) e questo dopo che il 70% dei Ticinesi ha plebiscitato l’iniziativa Contro l’immigrazione di massa. Ed è anche fuori posto che i comuni (quanti?) abbiano aderito all’inopportuno invito. Mentre il Tribunale penale federale di Bellinzona ha lasciato esposta solo la bandiera rossocrociata.
I conti senza l’oste
Didier “Dobbiamo aprirci all’UE” Burkhalter mira dunque a sovrascrivere il voto del 9 febbraio per poter tornare a parlare di adesione della Svizzera all’Unione europea. Il bello è che tra un paio di settimane gli eurobalivi si prenderanno una tranvata “che la metà basta”. Infatti alle elezioni europee trionferanno, meritatamente, i partiti che vogliono il ritorno alla sovranità nazionale. Una sonora sconfitta annunciata per un’UE centralista ed arrogante, che ci ha portato solo povertà e delinquenza.
Soprattutto, il ministro degli esteri dell’ex partitone fa i conti senza l’oste. Perché se, contrariamente alle sue aspettative ed ai suoi perversi desideri, nella futura ipotetica votazione passasse il No, ecco che salterebbero tutti gli accordi bilaterali. Andando avanti di questo passo, sarà proprio quello che accadrà. Applicando la devastante libera circolazione delle persone con la Croazia in violazione della Costituzione – l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” è da tre mesi disposto costituzionali – il Consiglio federale ha infatti dato ulteriore forza a chi degli eurofalliti non ne vuole sapere. Lo stesso obiettivo lo raggiunge la SECO, ormai pluri-inquisita, che insiste nel divulgare statistiche penosamente taroccate secondo cui sul mercato del lavoro ticinese andrebbe tutto bene.
Per non parlare delle brillanti iniziative della ministra del 5%, adesso solo del 3%, Widmer Schlumpf, che viene in Ticino per raccontare come un mantra la panzana che la vetusta Convenzione sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, ormai quarantenne, non può venire disdetta.
E’ evidente che, con questo Consiglio federale e con questi partiti $torici, nei prossimi due anni la situazione in Svizzera a seguito dei devastanti accordi bilaterali non farà che peggiorare. E allora che Burkhalter vada pure avanti con la sua votazione: ne uscirà per l’ennesima volta sconfitto e la libera circolazione verrà spazzata via definitivamente.
Lorenzo Quadri