Copiando e fotocopiando dalla Lega, adesso cominciano a spuntare qua e là gli appelli a porre un freno all’invasione, perché di questo si tratta, da parte di frontalieri e padroncini. Ma come, non dovevano essere tutte panzane della Lega populista e razzista? Fatto sta che adesso un numero crescente di forze politiche, in concomitanza con l’importante appuntamento elettorale a Lugano, lavorano di “xerox”, riproponendo le iniziative del nostro Movimento. Dopo averle fino a ieri denigrate in quanto “populiste e razziste”.
Gli strappi non sono un tabù
Gli è che il principale problema del nostro Cantone è la libera circolazione delle persone e quel che ne consegue: disoccupazione e dumping salariale. Di questo dovrebbe occuparsi la politica. Non certo di road map e di invenzioni balorde quali il moltiplicatore cantonale: fanfaluche che servono solo ad abbellire i conti pubblici, mentre i cittadini tirano la cinghia e mentre si stanno preparando le basi per una catastrofe sociale, oltre che occupazionale. E quando nella tranquilla e sicura Svizzera, migliaia di giovani disoccupati scenderanno in strada a sfasciare le vetrine, forse qualcuno si accorgerà di aver tirato troppo la corda. Ma allora sarà troppo tardi.
E’ ora di finirla con il garantismo ad oltranza, con l’esecuzione pedissequa ed acritica di tutti gli ordini che ci vengono imposti dall’alto contro il nostro interesse. Questo Cantone deve cominciare ad avere il coraggio di fare i propri, di interessi. Se per raggiungere questo obiettivo saranno necessari strappi con Berna, allora bisognerà farli. Il blocco della metà dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri è stato un buon inizio. Peccato che poi lo slancio si sia esaurito lì.
Situazione insostenibile
E’ chiaro che con la libera circolazione delle persone ci scaviamo la fossa. Essa pretende infatti di vietare qualsiasi misura, anche la più blanda, che venga messa in atto per creare quel giusto e necessario vantaggio di cui deve godere il cittadino residente quando cerca un’occupazione in casa propria. Pensiamo al requisito della conoscenza delle lingue nazionali per partecipare ai concorsi d’assunzione per diventare insegnanti cantonali, requisito annullato dal Tram poiché discriminante nei confronti dei candidati frontalieri.
Quanto alla famosa clausola di salvaguardia: è giusto invocarla in quanto costituisce un segnale politico alla fallimentare UE, diretta da burocrati che nessuno ha eletto, e che pretende di comandare in casa nostra cancellando – con la complicità di un governo federale asservito – la nostra democrazia diretta. Tuttavia la clausola di salvaguardia, ma guarda un po’, non si applica ai permessi G. Ovvero non si applica ai frontalieri. Non si applica dove servirebbe di più.
Misure possibili
La libera circolazione delle persone deve venire limitata; o meglio ancora disdetta. Che essa sia indispensabile per l’economia elvetica non è affatto vero: è semplicemente quello che si è voluto far credere, come certificano ora anche fior di docenti universitari (non il Gigi di Viganello).
Nell’attesa, però, non si può starsene con le mani in mano. Ci sono misure, di tipo burocratico, che devono essere attuate per rendere più difficoltosa l’invasione da Oltreconfine. O vogliamo consegnarci senza nemmeno opporre resistenza?
Ma quali sono queste misure? C’è l’indecenza delle notifiche di padroncini e distaccati inoltrabile tramite semplice e-mail, ad esempio. Una prassi che deve cessare immediatamente, poiché si tratta di un’agevolazione insensata a vantaggio di operatori economici d’oltreconfine – e di chi li fa lavorare al posto dei residenti.
Anche le modalità di rilascio dei nuovi permessi per frontalieri (permessi G) devono cambiare. Si sa benissimo, ad esempio, che ogni frontaliere che va a lavorare in ufficio non risponde affatto ad un’esigenza dell’economia, ma porta via il posto ad un ticinese. E allora, non sta né in cielo né in terra che per rilasciare un nuovo permesso G ci vogliano tre giorni. Cominciamo a metterci tre mesi!
Poi c’è la fiscalità dei frontalieri che va aumentata in modo massiccio, così da rendere meno attrattiva la nostra “piazza”: leggi, tassazione dei frontalieri secondo le aliquote italiane.
Ci sono controlli di polizia ai valichi che possono e devono essere intensificati. Non solo per combattere la criminalità d’importazione (altro fenomeno che avrebbe dovuto essere solo un’invenzione della Lega populista e razzista) ma anche per ostacolare il flusso di chi entra ad offrire le proprie prestazioni a prezzi da dumping ed impipandosene delle nostre regole, in base al noto motto: “tanto gli svizzeri sono fessi e non si accorgono di niente, e comunque non osano intervenire per paura di passare per razzisti”.
Si possono modificare gli appalti pubblici di modo da favorire i fornitori che si trovano sul territorio (clausole del “Km zero”). Ma sono pensabili anche operazioni d’immagine e di sensibilizzazione, ad esempio la creazione di un marchio per aziende che assumono ticinesi e non frontalieri.
Queste ed altre iniziative, che si possono inventare con un po’ di fantasia, non contrastano con i Bilaterali. Quindi sono attuabili (“implementabili”, per usare un termine che va di moda) immediatamente. Contrastano però con la deleteria mania di voler applicare le regole europee in modo ancora più rigido degli stessi paesi UE, per il terror panico di venire additati come i cattivi di turno. E’ qui che casca l’asino. E allora torniamo all’inizio: è meglio non essere più considerati i primi della classe, o è meglio avere i disoccupati in piazza a sfasciare vetrine ed auto?
Lorenzo Quadri