Il mercato del lavoro ticinese non è certo in salute. La prima emergenza politica del Cantone è quella legata all’impiego. Però l’ex partitone, quello che vorrebbe raddoppiare le cadreghe in governo, al tema dedica due frasette in coda al programma di legislatura (d’altra parte alla socialità va anche peggio: non viene nemmeno citata). A dimostrazione di quali siano le priorità del PLR, per contro, l’illiberale divieto di pubblicità erotica sui giornali (e solo sui giornali) si trova al punte due. Ohibò!
Tandem PLR – P$
Il lavoro è la prima emergenza del Cantone, con il suo corollario di soppiantamento di residenti con frontalieri, dumping salariale, padroncini e distaccati in nero. Per questo degrado, avvenuto in pochi anni, possiamo ringraziare la devastante libera circolazione delle persone. E, quindi, chi l’ha voluta e continua a volerla.
Tra questi spicca il P$ delle frontiere spalancate, quello che non perde occasione per lanciarsi in invettive contro la Lega al suon del ritornello “razzisti populisti e fascisti” ultimamente copiato anche dagli amici di merende dell’ex partitone. I due partiti sono ormai costantemente in tandem: nell’inventarsi metodi per mettere le mani in tasca alla gente (moltiplicatore cantonale, raddoppio delle stime immobiliari, tassa sui letti freddi), nell’esultare davanti ad accordi-ciofeca con l’Italia, nell’affossare il referendum finanziario obbligatorio che avrebbe permesso ai cittadini di dire la loro in materia di spesa pubblica, eccetera.
La stessa posizione dei “padroni”
In vista delle elezioni, il P$ ha avuto dagli odiati “padroni” un bell’assist che ha permesso ai kompagni di scendere in piazza a tutela degli stipendi dei frontalieri sindacalizzati da UNIA, mascherando l’iniziativa con un’etichetta più sexy: “dimostrazione contro il dumping salariale”.
Il seguito ottenuto dalla dimostrazione dello scorso sabato è stato assai poca cosa: di fatto un evento per pochi intimi. Il popolo mancava. E ne aveva ben donde. Il dumping salariale e il soppiantamento dei residenti con frontalieri hanno una causa, che si chiama libera circolazione delle persone. E il P$ la libera circolazione delle persone la difende ad oltranza, esattamente come gli odiati “padroni”; e chi si oppone viene additato al pubblico ludibrio con razzista e xenofobo. Non ancora contento, il partito socialista ha fatto una martellante “campagna contro” prima della votazione del 9 febbraio. E non ha ancora digerito la sconfitta, visto che il partito ed i suoi esponenti istituzionali si agitano come sui carboni ardenti per trovare un modo per annullare il “maledetto voto popolare”. E vogliamo magari anche ricordare che nel programma del P$$ figura anche l’adesione all’UE?
In queste condizioni le manifestazioni antidumping organizzate dalla $inistra internazionalista non hanno alcuna credibilitĂ . Ovvio quindi che vengano disertate.
Guerra tra poveri
La guerra tra poveri, termine con cui i kompagni amano sciacquarsi la bocca è una realtà . Una realtà provocata dagli spalancatori di frontiere, quindi dalla $inistra che sulla libera circolazione delle persone ha la stessa posizione dei “padroni”. Cercatori d’impiego ticinesi contro cercatori d’impiego residenti in Italia che tentano di sfuggire ad una situazione da incubo, con tassi di disoccupazione giovanile vicini al 50%, e questo nelle “ricche” province lombarde. Cercare lavoro all’estero se non lo si trova in patria non è certo una colpa. Ma il Ticino non è assolutamente nella condizione di risolvere i problemi occupazionali del Nord Italia. Occorre dunque stabilire un chiaro ordine di priorità . Prima i ticinesi. Questo lo si può fare solo reintroducendo i contingenti per i frontalieri. Altrimenti il far west proseguirà . Anzi, peggiorerà .
E allora non si può da un lato scendere in piazza contro il dumping per farsi campagna elettorale – rispettivamente per fare campagna acquisti sindacale tra i frontalieri – e poi nei fatti rifiutare di risolvere il problema libera circolazione perchĂ© schiavi di perniciose ideologie internazionaliste e perchĂ© ciò significherebbe dover ammettere che i populisti e razzisti avevano ragione.
Lorenzo Quadri