L’iniziativa partita nelle scorse settimane determinerà il futuro della Svizzera
Gli spalancatori di frontiere non perdono occasione per opporsi con veemenza ad ogni minimo freno all’invasione da sud di questo sfigatissimo Cantone.
Dopo aver azzerato il 9 febbraio, combattono accanitamente contro la preferenza indigena votata dai ticinesi. Perché vogliono essere liberi di assumere frontalieri a go-go. Come detto in più occasioni, attendiamo al varco gli esponenti del triciclo PLR-PPD-P$ al momento del voto in Gran consiglio sull’iniziativa “Prima i nostri”. La quale, è bene ribadirlo, ha ottenuto pure la garanzia federale. Altro che “sa pò mia”!
I soldatini insorgono
Accade ora che i soldatini degli ambienti economici insorgono con toni esagitati e melodrammatici perfino contro la modesta iniziativa parlamentare, appena approvata dal legislativo cantonale con l’opposizione dell’ex partitone, che chiede di controllare sistematicamente i contratti di lavoro prima del rilascio di permessi a stranieri.
Detti soldatini, dunque, non hanno alcuna volontà di rimediare all’attuale situazione disastrosa, dominata da dumping salariale, sostituzione di residenti con frontalieri, aziende italiche insediate in Ticino che assumono solo frontalieri pagandoli mille franchi al mese (o anche meno), eccetera eccetera.
La giustificazione del Njet? Sempre la solita: la presunta contraddizione con l’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone.
Accordo che ormai è diventato un coperchio per tutte le pentole. Da tirar fuori per sabotare ogni tentativo di tutelare i ticinesi dalle deleterie conseguenze delle frontiere spalancate.
Fosse vero che…
Ebbene questa è l’ennesima dimostrazione che la libera circolazione deve saltare! Fosse vera la tesi dei soldatini delle associazioni economiche, secondo cui perfino l’iniziativa per i controlli preventivi dei permessi sarebbe incompatibile con la libera circolazione, ciò vorrebbe dire che le tanto decantate misure accompagnatorie, con cui la partitocrazia da anni si riempie la bocca senza che se ne venga ad una, sono un bidone. Poiché sarebbero concessi al massimo dei cerotti sulla gamba di legno.
Ecco quindi un motivo in più per cui la libera circolazione delle persone, che in Ticino ha fatto solo disastri, va cestinata. Da una votazione sulla libera circolazione sì che dipende il futuro della Svizzera; altro che No Billag! E sentire gli spalancatori di frontiere che ipocritamente invocano la svizzeritudine – quella stessa svizzeritudine che hanno sempre picconato ad oltranza, considerandola disdicevole se non scandalosa, perché il pensiero unico impone di essere “aperti, multikulti ed eurocompatibili” – per difendere il canone più caro d’Europa, è semplicemente ripugnante.
Iniziativa indispensabile
Come noto, l’iniziativa popolare contro la libera circolazione delle persone è stata lanciata nelle scorse settimane. Si tratta di un’iniziativa molto attesa. Un’iniziativa resa necessaria dalla rottamazione del “maledetto voto” del 9 febbraio ad opera del triciclo PLR-PPD-P$$ alle Camere federali. I camerieri dell’UE in Consiglio federale e la partitocrazia sono corsi ad inginocchiarsi davanti agli eurobalivi, che dagli svizzerotti pretendono le frontiere totalmente spalancate per potersene approfittare. In queste circostanze, e con una partitocrazia che tradisce la volontà popolare sgradita, è ovvio che c’è una sola soluzione: affrontare il problema in modo radicale. Quello che si prospetta è dunque un voto sulla Swissexit.
Il lavaggio del cervello
Naturalmente partitocrazia e stampa di regime, in particolare dopo il 5 marzo – prima sono tutti sulle barricate a difendere il canone più caro d’Europa estorto anche a chi non guarda la TV né ascolta la radio – saranno a tempo pieno impegnate nella campagna di lavaggio del cervello ai cittadini. Con l’obiettivo di “convincerli”, a suon ricatti e di balle di fra’ Luca (oggi più castamente si parla di “fake news”) che sarebbe criminale riprendersi l’autonomia di decidere chi entra in Svizzera e chi no. Uella! Al forum di Davos, il “vituperato” (vituperato in primis dalla Pravda di Comano, quella che farebbe “informazione di qualità ed indipendente”, come no) Donald Trump è stato molto chiaro. Gli USA decideranno chi far entrare e chi no a seconda di quanto il nuovo arrivato contribuirebbe al benessere del paese. Ci pare lineare. Noi invece, con la devastante libera circolazione delle persone, aggravata da una serie di sentenze buoniste-coglioniste del Tribunale federale, facciamo entrare anche tutta la foffa.
Clausola ghigliottina
Ovviamente i camerieri dell’UE combatteranno l’iniziativa contro la libera circolazione puntando sul catastrofismo ed invocando la cosiddetta “clausola ghigliottina”. Ovvero: cade un accordo bilaterale, cadono tutti.
E allora?
Punto primo: l’UE dai bilaterali ci guadagna eccome, e quindi non ha alcun interesse a buttare tutto a mare.
Punto secondo: non c’è alcun bisogno della libera circolazione delle persone per concludere trattati commerciali vantaggiosi. Quelli con la Cina, ad esempio, mica contemplano l’immigrazione scriteriata! La libera circolazione è frutto da un lato di paturnie ideologiche di sedicenti “progressisti” al caviale, dall’altro dell’avidità di chi per il proprio tornaconto vuole sfruttare la manodopera estera a scapito dei lavoratori svizzeri. La sua traduzione in pratica è stata un fallimento totale.
Punto terzo: quello sulla libera circolazione delle persone non è certo l’unico trattato-ciofeca con l’UE. L’accordo sul transito terrestre, ad esempio, ha trasformato la Svizzera in corridoio a basso costo per TIR europei. Ringraziamo in coro a cappella il kompagno Moritz “Implenia” Leuenberger che ha negoziato una tassa sul traffico pesante ridicola per i bisonti UE.
Ripetere l’exploit
Se saltano i Bilaterali, la Svizzera non va incontro ad alcun Armageddon. Quindi, nessuna remora nel firmare e far firmare l’iniziativa contro la devastante libera circolazione delle persone. E nessun cedimento davanti al becero terrorismo di regime. Già vent’anni fa volevano farci credere che, se la Svizzera non avesse aderito allo SEE, ci saremmo trasformati in un paese del Terzo Mondo. E invece, se la Svizzera esiste ancora, è proprio grazie a quello “scellerato” No! E’ giunto il tempo di ripetere quell’exploit.
Lorenzo Quadri