No liblab a qualsiasi misura, anche minima, a tutela del mercato del lavoro ticinese

 

Aspettiamo il triciclo PLR-PPD-P$ al varco della votazione in Gran consiglio su “Prima i nostri”

La maggioranza della Commissione della legislazione del Gran Consiglio, leghisti compresi, ha approvato l’iniziativa PPD che chiede il controllo sistematico sui nuovi permessi di lavoro, come pure sui rinnovi. Obiettivo: accorgersi subito se  sono violati i salari minimi previsti nei contratti collettivi di lavoro o nei contratti normali di lavoro resi di obbligatorietà generale (in Ticino di questi ultimi ce ne sono ben 16: segno di un mercato del lavoro allo sbando a causa dell’invasione di manodopera a basso costo in arrivo da oltreconfine che soppianta quella residente).

La misura non farà miracoli. Ma certo può aiutare come strumento antidumping. E, nell’attesa dell’applicazione della preferenza indigena votata dal popolo prima, e della FINE della fallimentare libera circolazione delle persone poi, occorre sfruttare tutti i margini attualmente a disposizione per difendere il mercato del lavoro ticinese mandato allo sbaraglio dagli spalancatori di frontiere.

Del resto, una delle poche frasi sensate pronunciate dal buon Johann “Leider” Ammann è proprio la seguente: “A tutela dell’occupazione in Svizzera occorre prendere una serie di misure che singolarmente possono anche essere di portata limitata, ma che messe assieme hanno un peso”. Va da sé che però lui, il ministro dell’economia, non solo di queste misure non ne ha presa nessuna – né di portata limitata e nemmeno, ovviamente, di portata estesa – ma ha pure approvato il regalo di 1.3 miliardi di Fr (soldi nostri!) alla fallita UE. Senza alcuna contropartita!

Rifiuto talebano

Il controllo sistematico dei permessi di lavoro, sia nuovi che rinnovati, è dunque un passo nella giusta direzione. Chi, in commissione della legislazione del Gran Consiglio, vi si è opposto? Ma guarda un po’, l’ex partitone. Ovvero il partito di KrankenCassis, il ministro degli esteri del “tasto reset” farlocco, oltre che di “Leider” Ammann. Dunque, il PLR conferma il proprio talebano rifiuto di introdurre qualsivoglia freno, seppur minimo, alla libera circolazione selvaggia ed alla conseguente devastazione del mercato del lavoro ticinese. Si prende nota.

Aspettiamo al varco

Se come detto la verifica sistematica dei nuovi permessi di lavoro (rispettivamente di quelli da rinnovare) è un passo nella direzione giusta, e quindi va approvato, ben più importante è l’introduzione della preferenza indigena (“Prima i nostri”) votata dal popolo ticinese.

Alla modifica costituzionale ticinese, il Consiglio degli Stati ha già concesso la garanzia federale. La prossima settimana, il Nazionale farà altrettanto (non si vede infatti come le cose potrebbero andare diversamente, anche se è facile immaginare che qualche spalancatore di frontiere vorrà starnazzare la sua).

Sicché, attendiamo al varco il triciclo PLR-PPD-P$ quando si tratterà di votare su Prima i nostri in Gran Consiglio. Perché se i soldatini della partitocrazia pensano di poter calpestare la volontà popolare “come se niente fudesse”, forse hanno fatto male i conti.

Lorenzo Quadri