E la tassa pro-SSR va subito ridotta a 200 Fr, che sono ancora troppi!

Ritorna d’attualità la questione del canone radioTV estorto alle aziende. La Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale, malgrado il parere contrario del Consiglio degli Stati, ha ribadito che almeno le piccole e medie imprese (PMI) vanno esentate dal pagamento della tassa pro-SSR, come chiede l’iniziativa parlamentare Regazzi.

Già il fatto che le aziende siano chiamate a sborsare il canone più caro d’Europa non ha senso. La TV la guardano (e la radio la ascoltano) le persone fisiche. Non quelle giuridiche, che non hanno né occhi né orecchie. Ed i dipendenti delle PMI – così come pure i titolari – il canone già lo pagano per le proprie economie domestiche.

Far pagare la tassa pro-SSR alle società è dunque un semplice espediente per mungere l’economia e foraggiare l’emittente di regime.

Come se non bastasse, il canone delle imprese viene riscosso in base alla cifra d’affari. Che è una cosa ben diversa dall’utile. Nel senso che la cifra d’affari può anche essere elevata, ma l’utile esiguo.

Con l’entrata in vigore della nuova legge sulla radioTV, parecchi artigiani e piccoli (anche piccolissimi) imprenditori hanno avuto la sgradita sorpresa di ritrovarsi con un balzello “pompato”. Anche di migliaia di franchi. E, soprattutto nell’attuale periodo di crisi economica, ogni spesa conta. L’ente pubblico versa aiuti statali alle aziende per scongiurare fallimenti (vedremo cosa accadrà quando questi aiuti finiranno: c’è già chi prevede un’ecatombe nel 2022…) e poi però le munge per ingrassare la $$R?

E’ quindi evidente che l’illogico canone imposto ad aziende ed artigiani va abolito. Ed altrettanto evidente è che le minori entrate non vanno compensate pompando il canone ai cittadini (ci mancherebbe anche). Semplicemente, la radioTV di regime va messa a dieta!

E avanti con l’iniziativa popolare per ridurre il canone a 200 Frall’anno, che sono ancora troppi!

Lorenzo Quadri