Malgrado il caos asilo, la politica del governicchio federale rimane largheggiante
Ah, ecco. Però secondo la kompagna ministra di Giustizia Baume Schneidèèèr (P$) non c’è alcun caos asilo.
Nei giorni scorsi il municipio di Chiasso ha risposto ad una serie di domande del consigliere comunale leghista Stefano Tonini a proposito degli interventi di polizia, ambulanza e pompieri all’interno del centro federale per asilanti, dove ne succedono di tutti i colori. Ebbene, da inizio anno la polizia è stata chiamata oltre 400 volte. Il che equivale ad una media di quasi 2 interventi al giorno. Scusate se sono pochi. Nei primi quattro (!) mesi dell’anno gli interventi dei pompieri sono stati una settantina, la maggior parte dei quali a seguito di falsi allarmi, per un costo totale di 68mila franchi. Anche il Servizio ambulanze del Mendrisiotto è di casa al centro asilanti: “Nelle ore notturne – precisa il municipio – il SAM dispone di due veicoli di intervento, ed già capitato che entrambe le ambulanze fossero chiamate ai centri asilanti”. Di conseguenza, è stato necessario “adottare delle modalità per non lasciare scoperto il servizio”.
Altrimenti detto, i cittadini del Mendrisiotto rischiavano di rimanere senza ambulanze perché tutti i mezzi erano occupati a causa delle risse dei finti rifugiati. Il caos asilo – generato dalla partitocrazia spalancatrice di frontiere – mette in pericolo la salute dei cittadini anche in questo modo. Ma lo stesso discorso vale per gli interventi di polizia e pompieri. Essi servono, e per questo sono pagati dalla collettività, per garantire la sicurezza dei cittadini. Non per rimediare ai danni o per sedare le risse degli immigrati clandestini!
Impunità
Ma il municipio chiassese non è l’unico ad aver risposto a domande sui finti rifugiati. Il governicchio federale ha fatto la stessa cosa. Con esiti, per usare un eufemismo, piuttosto inquietanti.
Gli asilanti magrebini (molti dei quali con precedenti penali) sul nostro territorio ne combinano di tutti i colori, vedi l’elenco dei reati commessi in una sola settimana pubblicato sull’ultimo numero Mattino. Si va dai furti con scasso alle rapine, dalle aggressioni alle molestie. I reati minori commessi dai sedicenti profughi al di fuori dei centri – non necessariamente in prossimità delle strutture, dato che i clandestini possono spostarsi a piacimento – di regola nemmeno vengono perseguiti, a meno che intervenga il ministero pubblico. La SEM, Segreteria di Stato della migrazione, per i centri che gestisce può ordinare delle misure disciplinari nei confronti degli ospiti. A tal proposito, il governicchio ha messo in consultazione una revisione della Legge sull’asilo che tratta anche questo tema. Tuttavia si parla sempre di reati commessi all’interno delle strutture d’accoglienza o nelle immediate vicinanze. Di conseguenza, se un falso rifugiato alloggiato al centro di Chiasso commette un furto a Bellinzona, non rientrerebbe sotto la casistica.
Il risultato di questa situazione è che spesso e volentieri gli asilanti che commettono reati minori, come furti nei negozi o borseggi, si beano nell’impunità. E quindi vanno avanti ad infrangere la legge.
Contano di più loro
Vista la situazione, chi scrive ha chiesto al governicchio federale di ridurre gli orari di libera uscita applicati nei centri asilanti. Libera uscita che attualmente è applicata tutti i giorni dalle 9 alle 17. Nel fine settimana, i migranti possono addirittura stare in giro dal venerdì mattina alle 9 fino a domenica sera alle 19. Avanti con le serate e nottate libere, ideali per commettere reati! Il sottoscritto ha pertanto proposto al CF, per meglio proteggere la popolazione residente, di rendere più restrittivi gli orari in cui i migranti economici possono stare fuori dai centri. Naturalmente la risposta è Net: “costituirebbe una limitazione sproporzionata alla libertà di movimento”. Ah, bene! Sicché, in nome della libertà di movimento di soggetti che nemmeno dovrebbero essere qui, mettiamo in pericolo la popolazione residente! Avanti con il “prima gli altri”! Ma sa po’?
Minorenni fino a prova contraria
Un fenomeno incluso nel caos asilo riguarda l’impennata di minorenni non accompagnati. O meglio: di coloro che si dichiarano minorenni, poi in realtà risultano essere maggiorenni. Qualche mese va tre asilanti registrati a Chiasso come 16enni sono stati arrestati a Como per aver commesso una serie di rapine in centro città. La polizia locale, rilevando che dimostravano più dei 16 anni dichiarati, li ha portati in ospedale per un esame auxologico dal quale è emerso che di anni ne avevano tutti più di 19.
Come è possibile tanta faciloneria da parte elvetica? Interpellato sempre da chi scrive, il Dipartimento Baume Schneidèèèr risponde con la seguente perla: “Finché non è stabilita la maggiore età, l’interessato è considerato minorenne”. Nel frattempo che vige la “presunzione di minore età”, il finto rifugiato beneficia ovviamente di tutti i privilegi che quest’ultima comporta, e “può ad esempio munirsi di un permesso d’uscita rilasciato dal centro federale d’asilo su cui figura la data di nascita indicata dal richiedente al momento della presentazione della domanda d’asilo”. Ah ecco! E il contribuente ticinese dovrebbe spendere in strutture e servizi appositamente destinati a questi (non) minorenni?
Tuttavia, prosegue il governicchio, la presunzione di minore età non vale se “le informazioni raccolte durante l’audizione permettono di concludere che la minore età addotta è inverosimile. In tal caso l’interessato è considerato maggiorenne nel rispetto delle garanzie procedurali”. Evidentemente i requisiti posti all’inverosimiglianza devono essere molto alti (capelli bianchi? Rughe? Calvizie?) se i rapinatori “minorenni” svizzeri sono stati immediatamente smascherati dai poliziotti comaschi.
Ma possibile che dobbiamo sempre farci menare per il naso?
Lorenzo Quadri