Classifiche farlocche usate per mungere i cittadini ed attaccare il segreto bancario
Secondo la classifica (farlocca) di RSF, ovvero Report Sans Frontieres, la Svizzera avrebbe perso posizioni in materia di libertà di stampa. Non figura più tra le top ten della graduatoria ma è scivolata al 14 posto. Nel 2016 era al decimo.
A parte che queste graduatorie lasciano il tempo che trovano, quale sarebbe il motivo del peggioramento? “Il paesaggio mediatico (svizzero) resta esposto a vari sviluppi economici, come l’inesorabile riduzione della diversità delle testate e la diminuzione delle entrate”, afferma RSF. Ma quale “diversità” delle testate, dato che – a parte pochissime eccezioni – sono tutte appiattite sul pensiero unico mainstream?
“Il pacchetto di aiuto ai media respinto in votazione il 13 febbraio scorso lascia la situazione irrisolta”continua RSF, che chiede alle autorità di prendere in mano il dossier.
E’ il colmo! Sicché i giornalai ro$$i vorrebbero che la partitocrazia facesse strame volontà popolare, affinché loro possano mungere i soldi del contribuente!
Da notare poi che la legge sui media asfaltata dalle urne avrebbe ulteriormente danneggiato la pluralità: i due terzi degli introiti sarebbero andati a rafforzare i grossi gruppi editoriali, quelli che già registrano utili percentinaia di milioni. Il club dei giornalai sta dunque semplicemente promuovendo interessi di casta usando la “libertà di stampa” come specchietto per le allodole.
A senso unico
Ma soprattutto è interessante notare che, secondo il club dei giornalai di $inistra, a ridurre la libertà di stampa sarebbe una modifica della legge federale sulle banche, peraltro al vaglio del parlamento (quindi ancora in divenire), che proteggerebbe in modo esagerato (?) la privacy bancaria. Cade la maschera! Il problema è quindi il segreto bancario. Nemmeno un cip, per contro, sul dilagare delle norme penali che criminalizzano la libertà di espressione (e quindi anche quella di stampa) in nome dell’ideologia politikamente korretta, multikulti, immigrazionista, gender e “woke”. Il famigerato articolo antirazzismo (261 bis del codice penale) si moltiplica in sedicenti “divieti di discriminazione” in base all’orientamento sessuale, al genere, tra un po’ anche al peso ed al colore degli occhi. Queste norme vengono poi strumentalizzate a scopo censorio ed intimidatorio. Per paura di incorrere in una sanzione, o comunque di venire associato ad un comportamento ritenuto riprovevole, chi scrive si autocensura. L’obiettivo dei politichetti che votano simili disposizioni farlocche è ovvio: loro vogliono che di certi temi – stranieri, matrimonio per tutti,… – si parli solo bene.
Qui sì che sono in atto grossolane limitazioni alla libertà di stampa (e d’espressione in generale). Però il club dei giornalai tace. Chiaro: la grande maggioranza dei pennivendoli è di $inistra. Quindi vuole la libertà di stampa solo per le sue posizioni. Mica per quelle degli altri, le quali non hanno nemmeno diritto di esistere. E visto che i giornalai ro$$i sono contro il segreto bancario, ecco che il problema diventano le norme che tutelano la privacy finanziaria. La libertà di stampa, dunque, non c’entra un tubo. E’ solo il pretesto per promuovere la solita ideologia.
Il vero obiettivo
Ben lo conferma il fatto che a pappagallare le asserzioni del club dei giornalai sia arrivata la sedicente relatora dell’ONU sulla libertà di stampa, tale Irene Kahn (Irene chi?). Anche costei si è messa a berciarecontro la legge sulle banche. L’obiettivo del bidONU evidentemente è colpire il segreto bancario svizzero, che va diffamato e criminalizzato, alfine di tirare la volata alle piazze finanziarie dei Paesi amici. La libertà di stampa è solo un pretesto.
Come al solito, questi funzionarietti onusiani da tre e una cicca puntano il dito contro la Svizzera perché noi siamo così fessi da prenderli sul serio. Altri paesi, invece, li mandano a scopare il mare per direttissima e senza tanti complimenti.
La suddetta Irene addirittura annuncia che intende criticare “severamente” la Svizzera davanti al consiglio dell’ONU per i diritti umani. Uhhh, che pagüüüüraaaa! Ma naturalmente questa autocertificata paladina della libertà di stampa solo quando fa comodo all’ideologia $inistrata, sul dilagare delle censure mainstream citate sopra (articolo 261 bis del codice penale che si gonfia come una rana con sempre nuovi capoversi) non ha nulla da dire! Intanto il governicchio federale insiste nel volersi acculare nel Consiglio di sicurezza dell’ONU per appagare l’ego del “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR, rottamando oltretutto gli ultimi scampoli della nostra neutralità. Ma stiamo “busciando”? Svizzera subito fuori dal bidONU! Swissexit!
C’è un problemino
Tornando ai giornalai di RSF. Costoro, per interessi di casta, pretendono che la Svizzera applichi la legge sui media malgrado il popolo l’abbia asfaltata. La presunta perdita, da parte della Confederella, di quattro posizioni nella classifica dei paesi con la stampa più libera fornisce il pretesto per siffatta boiata. I giornalai dunque affermano (prima balla) che la legge sui media avrebbe impedito la chiusura di testate e quindi (seconda balla) avrebbe promosso la libertà di stampa. C’è però un problemino. Quali paesi si trovano in cima alla classifica della libertà di stampa? Svezia e Norvegia. Dove le testate sono meno numerose che in Svizzera! Dunque, l’equazione più testate uguale più libertà di stampa è una bufala. Quella vera è: più testate uguale più posti di lavoro per giornalai ro$$i. E quindi più lavaggio del cervello all’insegna del pensiero unico!
Lorenzo Quadri