Svizzera di 9 milioni di abitanti: qualcuno comincia (finalmente) a scendere dal pero?
La Svizzera di 9 milioni di abitanti è una realtà. Il Mattino è un po’ che lo scrive; ad inizio anno, anche la politikamente korrettissima SonntagsZeitung è scesa dal pero, indicando che la soglia dei 9 milioni verrà infranta nel 2023. In realtà, conteggiando i richiedenti l’asilo, è verosimile che sia già stata raggiunta.
Sta di fatto che gli abitanti della Svizzera crescono a velocità doppia rispetto a quelli della Gran Bretagna o della Francia, e addirittura 20 volte più in fretta di quelli della Germania. La causa, ovviamente, è l’immigrazione incontrollata voluta dalla partitocrazia.
Primi in Occidente
La Svizzera è tra i dieci paesi al mondo con il tasso di stranieri più elevato. Tra gli Stati occidentali è il primo. Se poi agli stranieri aggiungiamo i beneficiari di naturalizzazioni facili, che i soliti $inistrati vorrebbero rendere ancora più facili… Addirittura, in Svizzera tedesca il farneticante gruppuscolo “Operation Libero”, co-presieduto da una kompagna bosniaca con doppio passaporto, vorrebbe lanciare un’iniziativa popolare per rendere la naturalizzazione un diritto costituzionale. Apperò. Ecco, nella persona della co-presidenta di “Operation Libero”, un nuovo esempio di migrante che vuole distruggere il paese dove ha trovato accoglienza; ecco l’ennesima conferma che le naturalizzazioni facili di stranieri non integrati, oltre che irriconoscenti, sono una realtà! E quindi occorre chiudere i rubinetti. Altro che agevolare le naturalizzazioni!
Socialità svaligiata
L’immigrazione illimitata non serve al mercato del lavoro (anzi): dopo vent’anni di devastante libera circolazione delle persone, che ha fatto aumentare la popolazione della Svizzera del 21%, ancora sentiamo blaterare di “carenza di manodopera specializzata”. Ma allora, chi è stato fatto entrare?
Stesso discorso per le pensioni, le cui casse sono sempre più vuote malgrado l’esplosione migratoria. In compenso, il sistema sociale svizzerotto – sempre troppo generoso con gli ultimi arrivati – viene letteralmente svaligiato. I dati pubblicati a fine 2022 dall’Ufficio federale di statistica (su cui avremo modo di tornare) parlano chiaro. Nella Confederella, i beneficiari di aiuto sociale sono solo per il 42.5% svizzeri. Ciò significa che gli stranieri, che sono circa un quarto della popolazione, costituiscono quasi il 60% dei beneficiari. Addirittura, il 30% delle persone a carico della collettività è composto da asilanti, quota in continuo aumento visto che arrivano sempre più finti rifugiati. E se già la precedente direttora del Dipartimento federale di giustizia, la liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), non ha fatto un tubo per fermare l’assalto alla diligenza, figuriamoci colei che ha preso il suo posto, ossia la kompagna Elisabeth Baume Schneidèèèr (quella eletta “perché simpatica”).
L’esempio di Berlino
Che l’immigrazione scriteriata costituisca un problema di sicurezza è evidente. Basti pensare a cosa è accaduto a Berlino a Capodanno: centinaia di giovani in arrivo da “altre culture” hanno messo a ferro e fuoco la città, sparando fuochi d’artificio contro le forze dell’ordine ed i soccorritori. Ecco come la foffa d’importazione ringrazia il paese che l’ha accolta e che la mantiene. Però il governo tedesco ro$$overde, dopo aver vergognosamente tentato di imboscare le informazioni sulla nazionalità dei criminali, invece di procedere a doverose espulsioni di massa verso i rispettivi paesi d’origine, pensa di vietare la vendita di materiale pirotecnico. Ma sa po’?
Se qualcuno immagina che la Svizzera sia al riparo da situazioni del genere, “forse” non è bene in chiaro. Del resto, già i tre quarti degli ospiti dei nostri penitenziari simili ad alberghi non hanno il passaporto rosso. A proposito delle violenze di San Silvestro in Germania, il Blick (galoppino di Berset e certamente non di “destra”) titolava: “La Germania non prende sul serio il problema migratorio”. Perché, forse che in Svizzera la partitocrazia e la stampa di regime lo prendono sul serio?
Siamo qui in troppi
La realtà è che l’immigrazione incontrollata fa danni in ogni ambito: dal mercato del lavoro allo stato sociale, dalla sicurezza alla coesione nazionale. Ma influisce negativamente anche su inquinamento, consumo energetico, cementificazione, traffico, costi dell’alloggio, utilizzo di risorse naturali, e chi più ne ha più ne metta.
Se in Svizzera si usa più energia malgrado lo sforzo di risparmio dei singoli, è perché siamo qui in troppi: ovvio quindi che il consumo totale salga! La stessa cosa avviene con la crescita economica farlocca: la “torta” globale cresce, ma non altrettanto rapidamente del numero dei commensali. Risultato: la fetta pro-capite si fa più piccola.
L’immigrazione incontrollata è il principale problema della Svizzera; altro che “clima”. Ma la partitocrazia e la stampa di regime, imbesuite dall’ideologia immigrazionista e multikulti, tacciono. Di più: denigrano come “razzista e fascista” chi non è d’accordo di farsi imbavagliare.
E’ ora che l’immigrazione torni al centro del dibattito politico. Specie in vista delle prossime elezioni cantonali e federali.
Delle due l’una: o la Svizzera torna a decidere automaticamente sull’immigrazione, oppure cessa di esistere.
Ma intanto la casta ancora sogna di sottoscrivere sconci accordi istituzionali con la fallita e corrotta UE, la quale ci vuole imporre (tra le altre boiate) la sua direttiva sulla cittadinanza…
Lorenzo Quadri