O la smettiamo di fare entrare tutti, oppure le cose si metteranno molto male
Come andiamo ripetendo da un po’ di tempo (in effetti, da un bel po’ di tempo) lo Stato sociale elvetico galoppa verso l’infinanziabilità. Nel senso che la spesa cresce sempre di più. Cresce perché ad attaccarsi alla mammella sono in troppi. E sono in troppi a causa dell’immigrazione scriteriata.
Le cifre: a livello nazionale, Cantoni e Comuni nel 2003 spendevano per l’assistenza sociale 1.22 miliardi di Fr. Nel 2016 la cifra era lievitata a 2.7 miliardi. Ciò equivale ad un aumento del 121% nel giro di appena 13 anni. E stiamo parlando solo dell’assistenza in senso stretto. Mancano all’appello i vari assegni familiari, assegni di prima infanzia (del resto non esistono in tutta la Svizzera), le complementari all’AI e all’AVS…
In Ticino, ad esempio, la spesa sociale totale a fine 2016 ammontava a 360 milioni di Fr; nel 2010, era di 281 milioni!
Spesa sociale fuori controllo
Fino ad una ventina di anni fa, il numero di migranti economici in Svizzera (sia europei che extracomunitari) era contenuto. Questo perché il nostro Paese aveva ancora il controllo sull’immigrazione. Con la devastante libera circolazione delle persone e la furia spalancatrice di frontiere imposta dal pensiero unico politikamente korretto e multikulti, la situazione è rapidamente precipitata. Questo perché la Svizzera non può più applicare il principio del “scegliamo noi chi far entrare e apriamo la porta solo alle persone che portano un beneficio al paese” (anche se poi naturalmente non sempre tutto andava liscio). Perso il controllo sull’immigrazione, si è perso anche quello sulla spesa sociale. Nel frattempo, le continue agevolazioni concesse ai migranti economici in nome del politikamente korretto e della “non discriminazione” hanno accresciuto in modo esponenziale l’attrattività del nostro paese per persone provenienti da “altre culture” e dove la “cultura del lavoro” è poco radicata.
Ereditarietà
In sostanza, gli immigrati furbetti arrivano nella Svizzera paese del Bengodi e si cuccano quello che è a tutti gli effetti un “reddito di cittadinanza” (anche se la cittadinanza non l’hanno!) finanziato dagli svizzerotti. I quali devono pagare e tacere. Altrimenti vengono infamati come “beceri razzisti” dai soliti noti: quelli che sul business dell’immigrazione ci lucrano, quelli che vogliono islamizzare la Svizzera, eccetera.
A far schizzare verso l’alto la spesa sociale ci pensa anche il fenomeno dell’ereditarietà. Ovvero, figli di genitori in assistenza “con passato migratorio” che a loro volta si mettono a carico dell’assistenza. Forse perché essa viene considerata, vista anche la tradizione familiare, non già come l’ultima spiaggia da evitare ad ogni costo, ma come una prestazione dovuta cui attingere in tutta naturalezza?
Esperti inascoltati
Da notare che gli esperti (internazionali) di estremismo islamico hanno da tempo suonato il campanello d’allarme: in Svizzera per i migranti economici è troppo facile farsi mantenere dallo Stato sociale. Questo ci attira in casa anche i seguaci dell’Isis i quali, mentre si fanno mantenere del contribuente, hanno poi tutto il tempo a disposizione per dedicarsi alla loro opera di radicalizzazione. Inutile dire che tale appello è caduto nel vuoto. Tagliare le prestazioni sociali ai finti rifugiati? Non sia mai! Bisogna essere aperti e multikulti! Devono entrare tutti! Bisogna mantenere tutti!
Una chicca: il 9.3% dei beneficiari d’assistenza in Svizzera sono sedicenti asilanti in arrivo dal corno d’Africa. Come gli eritrei che poi tornano a trascorrere le ferie nel paese d’origine “perché lì è più bello”.
La realtà è chiara e semplice. E non è populismo (che va bene solo se di $inistra…) bensì realismo. Se la Svizzera non si lascia alle spalle la fallimentare politica dell’immigrazione scriteriata; se non si riappropria della facoltà di decidere chi entra e chi no, il nostro Stato sociale va a ramengo.
Ultracinquantenni
Altra dimostrazione dell’effetto deleterio delle frontiere spalancate: sempre a livello nazionale, il numero degli ultracinquantenni in assistenza è passato dai 29’200 del 2005 ai 52’200 del 2016. Si tratta di una crescita dell’80%. In queste cifre non figurano quanti sono stati costretti a prepensionarsi. Questo non è forse un chiaro segnale che gli svizzeri vengono espulsi dal mercato del lavoro elvetico e sostituiti da stranieri? Ma come, non erano tutte balle della Lega populista e razzista? Non erano “solo percezioni”? E invece…
AVS: deficit di un miliardo
Intanto, nell’era dell’immigrazione scriteriata, il deficit dell’AVS cresce di anno in anno: nel 2017 ha superato il miliardo. Ohibò. Ma gli immigrati non avrebbero dovuto pagarci le pensioni? Ed invece, non si pagano nemmeno le loro!
La fregnaccia degli stranieri che avrebbero risanato le rendite di vecchiaia degli svizzerotti è l’ennesima balla di fra’ Luca raccontataci dalla casta spalancatrice di frontiere. Un po’ come la storiella che, con la libera circolazione, i nostri giovani avrebbero trovato lavoro a Milano (Fulvio Pelli, PLR, dixit).
Chi vuole salvare il nostro Stato sociale dal collasso firmi l’iniziativa contro la libera circolazione delle persone!
Lorenzo Quadri