Il prossimo 5 giugno si voterà anche sull’iniziativa popolare denominata “A favore del servizio pubblico”. Questa iniziativa un pregio sicuramente l’ha. Alle Camere federali è riuscita a mettere d’accordo tutti. Dal governo al parlamento. Dal Consiglio nazionale agli Stati. Da $inistra a destra passando per il centro. Tutti, infatti, l’hanno respinta. E’ probabilmente un unicum nella storia parlamentare svizzera.
In entrambe le Camere l’iniziativa è stata bocciata all’unanimità. Nessun favorevole. Ora, non saremo certo noi a metterci a fare gli avvocati d’ufficio dei politici federali, che di cappellate ne fanno assai. Tuttavia qui non c’è stata nemmeno una voce dissidente. Davanti a questa sorprendente unanimità, il dubbio che forse l’iniziativa sia “toppata” è ragionevole.
Sostegno “a sorpresa”?
Eppure secondo i sondaggi, un po’ a sorpresa (ma è davvero una sorpresa?) l’iniziativa “A favore del servizio pubblico” sembrerebbe andare bene. Essendo tutte le forze politiche d’accordo che l’iniziativa è da respingere, non essendoci la consueta contrapposizione destra-$inistra, non c’è nemmeno il dibattito. E anche volendo, è ben difficile organizzarlo dal momento che non si riesce a trovare dei favorevoli, al di fuori dei promotori.
Passa solo il titolo
Visto che nessuno parla dell’iniziativa “A favore del servizio pubblico” una sola cosa viene recepita. Non certo il suo contenuto, che rimane sconosciuto ai più. Passa solo il titolo. Ed il titolo è, effettivamente, azzeccato. Solo il titolo, però. Tutti, specie le regioni periferiche, percepiscono il servizio pubblico come minacciato. Davanti alla chiusura di uffici postali, davanti al moltiplicarsi allarmante dei ritardi sui treni (solo per citare due esempi ovvi) correre in difesa del servizio pubblico pare logico. Si è quindi propensi ad appoggiare l’iniziativa, immaginando – e qui sta l’errore capitale – che le norme che essa propone (e sono queste che fanno stato) rispecchino gli obiettivi indicati nel titolo. Grave errore, perché è vero proprio il contrario.
Se infatti l’iniziativa dovesse avere un titolo realistico, dovrebbe chiamarsi non già “A favore del servizio pubblico”, bensì “Contro il servizio pubblico”. Se questa iniziativa venisse approvata, infatti, il servizio pubblico, ben lungi dall’uscirne potenziato, ne risulterebbe devastato.
Il boomerang
Guardiamo un po’ più da vicino le sue principali richieste.
Una è il divieto di finanziamenti trasversali. Ora, il servizio pubblico nelle regioni periferiche (come il Ticino ed in particolare le sue zone discoste) non rende, ma costa. Questi costi devono essere coperti in qualche modo. Come? Tramite, appunto, il travaso di parte degli utili che vengono realizzati dove il servizio pubblico rende: in particolare nelle zone fortemente urbanizzate. Se questo finanziamento trasversale non fosse più possibile, la conseguenza sarebbe che nelle regioni periferiche il servizio o verrebbe smantellato, oppure i suoi costi schizzerebbero verso l’alto. La possibilità di finanziamenti trasversali è una condizione di base del servizio pubblico in Svizzera. Togliendola, crolla tutto.
Altra richiesta avanzata, il divieto di fare utili. Ma anche qui, se le aziende di servizio pubblico non possono fare utili, ovviamente entro certi limiti, non potranno nemmeno investire ed innovare. La conseguenza sarebbe scadimento generale e rapido del servizio ai cittadini.
Ci si può anche divertire ad immaginare cosa potrebbe succedere nel caso, ad esempio, di Swisscom, in cui la Confederazione ha una quota azionaria maggioritaria ma non è l’unica proprietaria. Se la Confederazione è la sola a non poter ottenere dividendi, è manifestamente penalizzata rispetto agli altri azionisti. Visto che in queste condizioni non avrebbe alcun interesse a restare azionista, il risultato dell’iniziativa sarebbe dunque la privatizzazione di massa delle aziende di servizio pubblico. Che è proprio il contrario di quello che si vorrebbe. Se, oltre alla Confederazione, neppure gli altri azionisti possono ottenere dividendi, saremmo all’espropriazione materiale che qualcuno (il contribuente) dovrà poi indennizzare.
Terza questione, la remunerazione dei collaboratori che non deve essere superiori a quella in vigore nell’amministrazione federale. Proposta assai fumosa. Si intuisce che la volontà, legittima, è quella di evitare i manager strapagati. Questo obiettivo può essere condivisibile. Ma forse il problema di salari (e bonus) stellari si riscontra in forma assai più acuta nelle grandi aziende private (UBS eccetera) piuttosto che nelle ex regie federali.
Paradosso solo apparente
In conclusione, è certamente importante e condiviso che, come auspica l’iniziativa, la popolazione svizzera disponga di un servizio pubblico di buona qualità a prezzi sostenibili. Ma approvare le proposte degli iniziativisti significa ottenere il risultato esattamente contrario.
Anche se a prima vista potrebbe sembrare paradossale (ma i paradossi in politica non sono merce poi così rara) per sostenere il servizio pubblico occorre quindi respingere l’iniziativa “A favore del servizio pubblico”.
Lorenzo Quadri