Hanno raccolto le firme con i soldi del miliardario residente negli USA
Non si è mai visto un simile disprezzo per la volontà popolare: vergogna!
Ma guarda un po’: i promotori dell’iniziativa per cancellare il voto popolare del 9 febbraio, denominata iniziativa “fuori dal vicolo cieco (?)” hanno strombazzato ai quattro venti di aver raccolto le 100mila firme necessarie per portare ad una nuova votazione sul tema. Tra anni; perché la tempistica è questa.
E’ in ogni modo chiaro che la riuscita di un’iniziativa a livello federale dipende dai soldi a disposizione dei promotori, che pagano chi raccoglie le firme. In questo caso, i promotori erano foraggiati dal miliardario residente negli USA (dove paga le tasse costui, ammesso che le paghi?) Hansjörg Wyss. Il fatto che l’iniziativa sia riuscita, in simili condizioni, non vuole di per sé dire molto.
A proposito: secondo l’ultima informazione, che risale ai mesi scorsi, in Ticino il numero di sottoscrizioni raccolte dalla sciagurata iniziativa, che nel nostro Cantone è promossa dallo strasussidiato pagliaccio Dimitri e dal lic iur Paolo Bernasconi, era miserrimo. Nell’ordine di poche centinaia. Roba da far ridere i polli – e vergognare i promotori; ammesso che ne siano capaci, beninteso.
Inaudito e scandaloso
I promotori di una simile iniziativa, di motivi per vergognarsi ne hanno a vagonate. Non si è mai visto che praticamente il giorno dopo una votazione popolare si lanciasse un’iniziativa per cancellarne l’esito, in quanto sgradito agli spalancatori di frontiere nonché moralisti a senso unico.
Un simile disprezzo per la volontà della maggioranza dei cittadini svizzeri, e del 70% del ticinesi, è inaudito e scandaloso.
Da notare che i promotori dell’iniziativa del vicolo cieco sono poi gli stessi che starnazzano contro gli ottimizzatori fiscali. Però i soldoni sonanti del miliardario che non si sa dove paga le tasse vanno bene. “Pecunia non olet”, il denaro non puzza. E l’indignazione messianica contro gli ottimizzatori fiscali tace su comando: morale a senso unico, come sempre. Soprattutto, pecunia non olet quando si tratta di mazzuolare il popolo bestia: ha osato contraddire il sacro mantra politicamente korretto del “bisogna aprirsi” e quindi va punito! A questo scopo, ogni mezzo è lecito.
Va da sé che coloro che oggi abusano del diritto di iniziativa popolare per cancellare un voto – quello del 9 febbraio – che gli provoca continui travasi di bile, si sarebbero messi a strillare come ossessi, con tanto di indignazione morale prezzolata, se si fosse lanciata un’iniziativa contro una qualche fallimentare “apertura” subito dopo la sua approvazione popolare. Il sistema dei due pesi e delle due misure è d’obbligo.
Contro gli interessi della Svizzera
L’iniziativa contro il 9 febbraio nuoce agli interessi della Svizzera e degli Svizzeri. E’ del resto questo il suo scopo: convincere i funzionarietti di Bruxelles che in realtà gli svizzerotti fessi e succubi mai oseranno alzare la testa ed opporsi al giogo degli eurobalivi che vogliono comandare in casa loro (evidentemente senza avere uno straccio di legittimazione per farlo). Ma figuriamoci: in realtà – ecco il messaggio che si vuole far passare – gli svizzerotti sono contenti e beati di farsi mettere i piedi in testa.
Obiettivo degli affossatori della volontà popolare: far sì che i negoziatori elvetici, già filoUE di loro (invece di sostenere le posizioni del popolo svizzero reggono la coda alla controparte) a Bruxelles non ottengano assolutamente nulla.
Quattro cose devono essere chiare:
1) Il fine ultimo della scellerata iniziativa contro il 9 febbraio è portare la Svizzera nell’UE. Per questo si arrampicano sui vetri per ottenere una giravolta sulle sacrosante limitazioni alla devastante libera circolazione delle persone.
2) Questa iniziativa è un attacco, ed un insulto, al Ticino e ai Ticinesi. In particolare a tutti quelli che non hanno un lavoro per colpa dell’invasione di frontalieri e padroncini.
3) Il fatto che, a quanto pare, siano state raccolte 100mila firme non deve avere alcuna influenza sulla concretizzazione del voto del 9 febbraio, che – per il nostro cantone – è la prima priorità a livello federale. La volontà popolare è quella espressa un anno e mezzo fa e non altra: e a questa Berna deve attenersi.
4) Avanti di questo passo e al “ri-voto” il popolo butterà all’aria tutti i bilaterali.
Lorenzo Quadri