I balivi di Bruxelles tentano di “lisciarci” per farci firmare lo sconcio accordo quadro
Quando si dice una coincidenza! E’ notizia dei giorni scorsi che la fallita UE ha cancellato la Svizzera dalla lista grigia dei paradisi fiscali. Il motivo è l’approvazione della Riforma fiscosociale federale (RFFA) in votazione popolare. Approvazione avvenuta però non l’altro giorno, bensì il 19 maggio. Ovvero, nell’ambito della stessa consultazione in cui i ticinesi hanno asfaltato il Diktat disarmista di Bruxelles, che il triciclo PLR-PPD-P$$ invece sosteneva a suon di proclami isterici (“bisogna salvare Schengen!”).
Risultato finale
La RFFA, che dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio, prevede l’abolizione degli statuti fiscali speciali di cui beneficia(va)no in Svizzera le imprese che operano principalmente all’estero. Ciò ha reso necessaria una riforma il cui risultato ultimo, è bene ricordarlo, sarà quello di far mancare soldi dalle casse cantonali e comunali. Così la partitocrazia avrà una scusa in più per continuare a rifiutare gli sgravi fiscali a ceto medio e single.
A pensar male…
Al di là di questo. Se a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre, è quanto meno curioso che la decisione UE di togliere la Confederella dalla lista grigia dei paradisi fiscali arrivi proprio ora, ad urne aperte. E con la discussione sullo sconcio accordo quadro istituzionale in ballo.
i balivi di Bruxelles sognano infatti di trasformare la Svizzera in una loro colonia tramite detto accordo. Cosa che la partitocrazia calabraghista è fermamente intenzionata a permettere. Anche se al momento sta menando il can per l’aia con scuse ridicole per far trascorrere le elezioni federali.
A dimostrazione di come l’accordo quadro sia nell’interesse dell’UE e non certo della Svizzera, il fatto che i balivi di Bruxelles le stiano tentando tutte per ottenerne la sottoscrizione. Dalle pressioni ai ricatti. Con un ambasciatore degli eurocrati che si è perfino permesso di minacciarci grossolanamente (la famosa dichiarazione: “chi non si mette a tavola, finisce sul menù”), senza – va da sé – che i camerieri di Bruxelles emettessero anche un solo cip di disapprovazione.
Ma, come anche i più sprovveduti sanno, se si vuole ottenere qualcosa occorre anche lisciare la controparte. Ecco dunque che, per invogliare gli svizzerotti a firmare il trattato coloniale, li si blandisce con la cancellazione dalla lista grigia dei paradisi fiscali. Il messaggio che gli eurobalivi vogliono trasmettere con questa decisione è chiaro: vedete che non siamo così cattivi come ci dipingono? Vedete che non vi discriminiamo? Vedete che siamo un partner affidabile? E’ ovvio che non siamo così fessi da cascarci! Come recita un noto slogan: “non siamo mica scemi”!
Anche perché la cancellazione della Svizzera dalla lista grigia non è affatto un gesto benevolo. E’ una mossa obbligata. Sarebbe stato uno scandalo se non fosse avvenuta!
Servilismo
Inutile dire che anche in questa circostanza i burocrati federali euroturbo sono riusciti a fare sfoggio di servilismo. I funzionari della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (uella) si sono affrettati a compiacersi del fatto che “la Svizzera attua gli standard internazionali in materia fiscale e questo è stato riconosciuto”. Traduzione:“ancora una volta abbiamo calato le braghe, rinunciando alle nostre regole per farci imporre quelle di Bruxelles. E ce ne vantiamo pure”.
Siam messi male!
Lorenzo Quadri