Avanti, continuiamo a farci male da soli e becchiamoci pure le accuse di razzismo
Il premier italiano non eletto “Giuseppi” Conte, quello che apre i porti ai clandestini i quali poi arrivano da noi, ha blindato in casa i propri connazionali per il periodo natalizio. In tutto il paese, a meno di motivi professionali o sanitari, la gente non potrà spostarsi nemmeno da un comune all’altro. Chi ha parenti in un’altra regione o addirittura in un altro comune, magari a poche centinaia di metri di distanza in linea d’aria, non li potrà andare a visitare. Perlomeno, non legalmente. Come verrà fatto rispettare l’ennesimo astruso divieto, partorito da uno dei governi più a $inistra della storia della Repubblica, è ancora tutto da vedere.
Ciò che vale per i cittadini italiani vale evidentemente anche per chi vive all’estero. Di conseguenza, chi abita in Svizzera non potrà visitare eventuali congiunti nel Belpaese.
Chi si trova in questa situazione, dunque, sa chi ringraziare: “Giuseppi”. Non c’è alcuna decisione elvetica che vieta a chicchessia di recarsi oltreramina.
Coerenza?
Tutto logico e coerente? Mica tanto. Perché se nel loro paese sotto Natale gli italiani non possono spostarsi nemmeno da un comune all’altro se non per lavoro o per emergenze sanitarie, i 70mila e passa frontalieri entrano tutti i giorni in Ticino “come se niente fudesse”. Si dirà che si spostano per motivi di lavoro. Peccato però che:
- I titolari di un permesso G entrano anche per motivi non lavorativi, e soprattutto
- Chiunque può arrivare liberamente in Ticino dall’Italia perché alle nostre dogane non viene svolto uno straccio di controllo.
Nessun limite
E’ evidente che, se il transito transfrontaliero pone un problema sanitario – e lo pone: in marzo il Ticino si è impestato a causa dei confini spalancati con l’Italia; nella seconda ondata invece i contagi sono partiti dalla Romandia a causa della libera circolazione con la Francia – allora bisogna intervenire con delle restrizioni anche sui 70mila e passa frontalieri e sulle svariate migliaia di padroncini.
Invece, la Svizzera non ha posto alcun limite all’accesso dei frontalieri. Anzi: la partitocrazia spalancatrice di frontiere PLR-PPD-P$$, Verdi-anguria ovviamente inclusi, si è premurata di inserire nella legge covid che in ogni caso le quarantene non valgono per i permessi G.
Non si interviene perché…
Quindi: pur sapendo che il transito transfrontaliero provoca la diffusione dei contagi, i camerieri dell’UE in Consiglio federale ed i soldatini della casta hanno deciso, in piena cognizione di causa, che in quest’ambito non si interviene. Perché? 1) Perché altrimenti i paesi confinanti, a partire dall’Italia, si inalberano e quindi gli svizzerotti… giù, chinati a 90 gradi! E 2) Perché la partitocrazia non vuole causare alcuna difficoltà ai datori di lavoro che hanno assunto frontalieri a go-go a scapito degli svizzeri “grazie” alla libera circolazione voluta dalla partitocrazia medesima.
Però poi i $inistrati pretendono di chiudere le stazioni da sci in Svizzera? Quando le frontiere sono spalancate?
Altrettanto indecorosamente, “Giuseppi” e lacchè mediatici starnazzano per gli impianti sciistici aperti nel nostro Paese. Eh già: il problema sono gli sciatori che potrebbero rientrare in Italia contagiati. Ma sui frontalieri, anche da quella parte, citus mutus! Chiaro: se decine di migliaia di frontalieri non potessero lavorare in Ticino, toccherebbe all’Italia mantenerli.
Curt bandida
E intanto, malgrado la crisi da stramaledetto virus cinese, il numero di frontalieri continua ad aumentare mentre spariscono migliaia di posti di lavoro. Questo vuol dire che il nostro mercato del lavoro è sempre più riserva di caccia per persone che vivono all’estero.
Poi ci si chiede come mai la gente è sempre meno disposta a tollerare chiusure e limitazioni causa virus cinese, quanto sui confini “l’è curt bandida”?
Lorenzo Quadri