Le “brillanti” politiche del Consiglio federale e della FINMA (in mano alla $inistra) stanno portando al crollo dell’occupazione nelle banche
Ma chi l’avrebbe mai detto! Nelle banche è cominciata, e già da tempo, l’emorragia di posti di lavoro. L’inquietante fenomeno emerge in modo chiaro dai dati pubblicati dalla nefanda SECO, ossia la Segretaria di Stato dell’economia; quella del capo economista kompagno ex $indakalista ro$$o Serge Gaillard, autore della notoria frase “immigrazione uguale ricchezza”. La SECO, essendo specializzata in studi ed analisi addomesticate pro sacoccia Consiglio federale, è assai poco sospetta di dipingere un quadro peggiore della realtà.
E’ quindi evidente che la situazione effettiva si presenta a tinte più fosche di quelle che figurano nelle cifre divulgate nei giorni scorsi. Cifre che sono in ogni caso inquietanti: a fine maggio i disoccupati del ramo bancario erano 3732, quasi il 20% in più rispetto all’anno scorso. Il dato rilevante è quello percentuale relativo all’aumento; le cifre assolute, apparentemente basse, dipendono dalle modalità di calcolo impiegate dalla SECO per abbassare artificialmente il numero dei senza lavoro.
Ancora più allarmanti le cifre dell’offerta dei posti di lavoro: -36% in 12 mesi. I posti offerti dalle banche private erano, in maggio, il 60% in meno rispetto a quelli del maggio 2011. Nei singoli comparti, si segnala la débâcle dell’investment banking (-54%) e dell’informatica bancaria (-51%).
“Emorragia di capitali”
I commenti raccolti dall’Ats al proposito di questa vera e propria morìa sono esattamente quello che ci si poteva aspettare. Di più: corrispondono in toto a ciò che da svariati mesi viene pubblicato sul tema da queste colonne (ma come? Non dovevano essere tutte balle della Lega populista e razzista?).
Balz Stückelberger, direttore dell’Organizzazione padronale della banche in Svizzera, punta il dito contro la pletora di nuove regolamentazioni, che costano ciascuna barcate di milioni. Denise Chevret, segretaria centrale dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca, concorda e aggiunge, papale-papale: “E’ in atto un’emorragia di capitali verso i paradisi fiscali”. Il risultato della caduta della cifra d’affari, naturalmente, è che vengono tagliati i posti di lavoro in “basso”, in particolare nel back office, con l’obiettivo di risparmiare, mentre i superstipendi e superbonus restano allegramente intatti.
Sergio Ermotti, CEO di UBS, ed il suo predecessore Oswald Grübel, alcune settimane fa hanno dichiarato che la politica del Consiglio federale metteva in pericolo 25mila posti di lavoro sulla piazza finanziaria (quante migliaia in Ticino?).
Chi possiamo ringraziare?
E chi possiamo ringraziare per tutto questo? Come volevasi dimostrare, la famigerata strategia del denaro pulito, che la Svizzera è la sola ad applicare in uno dei suoi continui rigurgiti di masochismo, e lo sfascio del segreto bancario a suon di accordi fiscali deleteri (vedi quelli con Germania, Gran Bretagna ed Austria), stanno demolendo una delle principali ricchezze del nostro paese. E visto che il Consiglio federale con la ministra delle Finanze del 5% (specializzatasi in politica di $inistra per conservare la cadrega in barba alle più elementari regole democratiche) ancora non bastava, ci si doveva mettere anche la FINMA, ovvero l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari, anch’essa in mano alla $inistra. La FINMA vigilava così bene che nel 2008 non si era minimamente accorta dell’avvicinarsi del crack delle grandi banche; ma adesso si inventa ogni giorno nuove regole volte ad ostacolare gli istituti di credito svizzeri, regole che naturalmente non esistono da nessun’altra parte al mondo e che contribuiscono all’emorragia di clienti, di capitali e soprattutto – ed è quello che più ci importa – di posti di lavoro.
L’unica “soddisfazione”
Con l’UE e con gli USA siamo in guerra economica. Invece di difenderci, abbiamo fatto harakiri. Chi darà un nuovo lavoro alle decine di migliaia di bancari svizzeri che rimarranno disoccupati? Il Consiglio federale? La ministra delle Finanze del 5%? I kompagni con i piedi al caldo della FINMA? La $inistra?
Ricordiamoci poi che in Ticino, grazie alla devastante libera circolazione delle persone, una succosa e crescente fetta dei posti di lavoro rimasti sulla piazza finanziaria locale verrà occupata da frontalieri a basso costo, che soppianteranno i ticinesi.
L’unica soddisfazione, se così si può dire, è che il bottino che l’UE sull’orlo del baratro pensava di ottenere dall’assalto alla piazza finanziaria svizzera sarà ben misero. Dei governi di Stati falliti il cittadino non si fida. Basta vedere come è andata a finire con gli “scudi” italiani. I soldi non dichiarati di cittadini stranieri depositati presso banche svizzere verranno, semplicemente, trasferiti in altre piazze finanziarie (dove già da mesi ci si frega le mani). Magari asiatiche, o in qualche isoletta strada. I posti di lavoro seguiranno i capitali.
E da questi paradisi fiscali, i balivi europei non otterranno un copeco. Perché lì non c’è un Consiglio federale pronto ad alzare bandiera bianca addirittura davanti a Paesi bancarottieri.
Lorenzo Quadri
CN Lega