Prosegue a ritmo serrato la criminalizzazione dell’automobilista con l’obiettivo di incassare le contravvenzioni. Non sapendo più dove attaccarsi per mungere ad oltranza il traffico privato ed i suoi annessi e connessi, evidentemente considerato dai ben(?)pensanti(?) e dai politikamente korretti la causa di tutti i mali, ecco che a Berna ci si arrampica sui vetri. Al punto di accanirsi contro chi segnala la presenza di controlli sulla velocità. Quello che in altri paesi è giudicato un servizio di pubblica utilità, o addirittura un obbligo, da noi, a seguito della consueta impostazione talebana, diventa un reato. Addirittura un reato grave.
Partiamo dagli antefatti. Il programma Via Sicura consiste nell’elevazione a legge di due principi:
– La criminalizzazione dell’automobilista
– La messa sotto tutela dell’utente della strada.
Concetti come libertà e responsabilità, che stanno alla base della nostra identità elvetica, vengono ancora una volta obbrobriosamente defenestrati. E’ lo stesso modus operandi che sta dietro ad altre “riforme” (o sedicenti tali), applicate o abortite, negli ambiti più svariati.
Ad esempio la famosa iniziativa che voleva vietare agli svizzeri la custodia a domicilio delle armi legalmente detenute: sportive, militari o da collezione che fossero.
Nel caso dell’iniziativa contro le armi legali, i cittadini, chiamati a votare il 13 febbraio 2011, hanno sventato il tentativo di scardinamento dei principi di libertà e responsabilità che stanno alla base della nostra cultura elvetica. Tuttavia tali tentativi proseguono, essendo la conseguenza di una mentalità che ha il chiaro obiettivo di sfasciare il nostro Paese. Di sfasciarlo a partire dai principi che tradizionalmente lo reggono. Principi che danno fastidio proprio perché specifici – e pertanto non eurocompatibili.
E questa mentalità, ammantata del solito politikamente korretto, è ormai diffusa a tutti i livelli della politica e dell’amministrazione.
Il programma Via Sicura ne costituisce dunque un’altra manifestazione, in un ambito del tutto diverso rispetto alle armi: quello dell’automobile.
Il programma Via Sicura vieta categoricamente gli avvertimenti sui controlli radar. E’ chiaro: l’automobilista, che si ostina ad usare il proprio veicolo invece del bus, del tram, della bicicletta ad energia solare, del monopattino, dell’aliante o del cavallo, è cattivo. Dunque deve pagare.
In campo di segnalazione dei controlli radar, il Consiglio federale voleva addirittura punire i casi gravi (?) con il carcere. Il che costituisce un controsenso grottesco. Infatti, l’automobilista avvisato del controllo rallenta. E proprio questo dovrebbe essere lo scopo dei controlli radar: far rallentare. Ma evidentemente non è così. La volontà è invece quella di lasciare che l’automobilista commetta l’infrazione, quindi che crei la situazione di pericolo, per poi poterlo multare ed incassare la contravvenzione. Con la criminalizzazione degli avvisi dei controlli radar questo principio viene dunque benedetto con tutti i crismi. L’ente pubblico lucra di proposito sulle situazioni di pericolo, invece di cercare di evitarle!
E’ poi il colmo che allo stato attuale, con le recenti (e già disconosciute) revisioni di legge, di fatto prima di andare in prigione bisogna avere commesso come minimo una strage. Mentre i delinquenti vengono depenalizzati, si criminalizza chi segnala la presenza di controlli radar. Quale sarà la conseguenza? L’automobilista che, dopo aver superato una postazione radar, “biluxa” a quelli che arrivano in senso opposto, andrà incontro ad una mega-multa?
Il Consiglio nazionale aveva almeno avuto la decenza di ammorbidire l’indecente proposta. Ossia, aveva deciso che il massimo della pena poteva essere la sanzione pecuniaria.
Poi è arrivato il Consiglio degli Stati con la brillante pensata: specificare nella legge che la sanzione massima è di 180 aliquote giornaliere. La conseguenza, fin troppo prevedibile, sarebbe un appiattimento sulla sanzione massima, che verrebbe appioppata a go-go. L’aliquota giornaliera dipende dal reddito. Un reddito medio deve fare i conti con 400 Fr. 400 Fr per 180 fa 72mila Fr di multa!
E questa versione è stata approvata a maggioranza dalla commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale, riunita lunedì e martedì. Quindi prepariamoci al trionfo dell’incongruenza: criminali depenalizzati, megamulte per chi avvisa dei controlli radar, quindi contribuisce ad aumentare la sicurezza sulla strada. Tutto in nome del politikamente korretto.
Lorenzo Quadri