Aiuti ad innaffiatoio, privilegi ingiustificati, abusi, nessun incentivo al rimpatrio
Più passa il tempo e più ci si accorge che il magnificato permesso S che la Confederella ha frettolosamente concesso ai rifugiati ucraini è una ciofeca da abolire il prima possibile. In nessun caso va rinnovato al di là della sua scadenza di un anno.
Del resto, lo statuto in questione è stato inventato alla fine degli anni Novanta a seguito della guerra nell’ex Jugoslavia. Non era mai stato applicato prima. Non c’era quindi un’esperienza cui fare riferimento. Nessuna sorpresa che siano saltate fuori delle cappellate. Tanto più che quando il permesso è stato concesso i presupposti erano diversi: ci si aspettava una guerra breve con rapido rientro in patria dei profughi. Le cose sono andate diversamente. Se le condizioni cambiano in modo radicale, occorre modificare anche la risposta.
Spese miliardarie
Secondo le ultime stime della SEM (Segreteria di Stato della migrazione) entro settembre arriveranno in Svizzera 120 mila prufughi ucraini. Questo afflusso epocale comporta spesemiliardarie: la Ministra di giustizia liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) ha annunciato venerdì che la Confederazione prevede di spendere qualcosa come DUE MILIARDI di franchi per i profughi ucraini, solo nel 2022. Alla cifra vanno ancora aggiunti gli oneri a carico di Cantoni e Comuni in ambito di scolarizzazione, di socialità, di sicurezza, eccetera. E’ evidente che al tal proposito andrà fatta totale trasparenza.
In più: siamo sicuri che Berna non scaricherà sul groppone dei Cantoni, tramite qualche magheggio contabile, una parte dei costi miliardari testé citati di cui in teoria dovrebbe farsi carico?
Lo scotto
E’ evidente che lo scotto maggiore lo pagano e lo pagheranno quei Cantoni e Comuni dove ci sono più profughi ucraini. Il Ticino è tra questi. In particolare il Luganese (Lugano) ed il Mendrisiotto. Come più volte scritto, tale situazione è imputabile alla gestione privata dell’immigrazione ad opera di associazioni ucraine presenti sul territorio, senza una regia statale: quest’ultima è arrivata solo in un secondo tempo, quando i buoi erano già fuori dalla stalla. Una simile modalità ha portato qui un numero sproporzionato di rifugiati ucraini. Magari nemmeno i più bisognosi, e magari selezionati secondo logiche discutibili. Il nostro Cantone, già devastato economicamente e socialmente dall’invasione da sud voluta dalla partitocrazia, pagherà dunque il prezzo più alto per la guerra.
Anche in campo di costi sanitari generati dai rifugiati saranno cavoli non dolcificati. Gli uccellini cinguettano che i profughi farebbero abbondante uso di prestazioni mediche, anche costose e superflue: tanto paga Pantalone! I cassamalatari ricaricheranno la spesa sui premi. Già senza i rifugiati ucraini nel 2023 ci beccheremo la stangata. Figuriamoci con.
Affronto a chi tira la cinghia
Con lo statuto S si elargiscono aiuti ad innaffiatoio. Anche a chi non ne ha bisogno. I profughi ucraini che vediamo circolare con il SUV Mercedes, il Porsche Cayenne o la Maserati ricevono anche loro i 500 Fr mensili a persona, rispettivamente 750 per le coppie: questo è un insulto ai ticinesi che tirano la cinghia. E per cosa usano questi soldi? Per un pieno di benzina? Per fare shopping al Foxtown?
A noi invece…
Certo, la guerra colpisce i ricchi come i poveri. Entrambi hanno bisogno di un paese sicuro dove stare, se sulle loro case cadono le bombe di Putin. Ma i ricchi non necessitano dei nostri soldi. Se dei borsoni ucraini vogliono trasferirsi in Ticino, non diciamo certo di no. Ma se vengono, allora devono pagare le tasse e creare indotti sul territorio. Col permesso S accade il contrario.
Per non parlare della demenziale pensata di regalare ai profughi ucraini, a spese degli altri utenti, abbonamenti generali per il trasporto pubblico per scorrazzare per tutta la Svizzera in treno-bus-battello, e financo tessere telefoniche. Non vengono offertinemmeno ai nostri anziani! Intanto a noi dall’anno prossimo le FFS elimineranno la carta giornaliera.
Migranti economici
Gli abusi non mancano. Migranti economici che si trovavano in Ucraina al momento dello scoppio della guerra hanno approfittato della dabbenaggine degli svizzerotti per ottenere il permesso S con tutti i suoi “benefits”. Costoro possono erigere un monumento a Putin: senza la sua guerra, mai avrebbero potuto venire a mungere qui. La stampa d’Oltralpe ha riportato il caso di un Comune del Canton Argovia dove, su 12 profughi “ucraini”, 5 sono africani. E’ chiaro che questi finti rifugiati vanno rimandati al natìo paesello. Altro che mantenuti in Svizzera.
Si segnalano pure situazioni di cittadini ucraini, presenti illegalmente in Ticino già prima della guerra a lavorare in nero, che tramite permesso S si sono messi in regola.
Rifugiati fantasma?
Tanto per non farsi mancare niente, accadono anche cose come questa: la SEM sta – giustamente – ridistribuendo i profughi ucraini arrivati in Ticino nei tempi più recenti, assegnandoli ad altri Cantoni non sovraccarichi. Gli uccellini cinguettano che taluni profughi, per non andare oltregottardo, si sono trasferiti in zone di confine italiano. Però risultano ancora iscritti al controllo abitanti di comuni ticinesi. Questi rifugiati che hanno lasciato il Ticino sono per caso (ancora) titolari di permessi S e beneficiari delle relative rendite? C’è forse anche un fenomeno di “domicili farlocchi” per poter approfittare della generosità degli svizzerotti risiedendo in realtà nel Belpaese?
Altro che rimpatri…
I vantaggi del permesso S sono noti: possibilità di lavorare (a scapito dei residenti), ricongiungimento familiare e totale libertà di movimento. Quindi i profughi ucraini con statuto di protezione possono andare a fare le vacanze in Ucraina in tutta legalità. E’ il colmo.
Ricordiamo che, già prima che scoppiasse la guerra, l’Ucraina non era il paradiso in terra. L’economia arretrava da anni, con il PIL crollato del 22% (!) tra il 2013 ad oggi. La democrazia lasciava alquanto a desiderare. La corruzione imperversava. In considerazione della generosa accoglienza ricevuta in Svizzera, e col protrarsi del conflitto e quindi delle distruzioni in patria, poco ma sicuro che si assisterà ad una massiccia richiesta di ricongiungimenti familiari da parte dei profughi che si trovanoqui. Altro che rimpatri: accadrà l’esatto contrario. La bomba demografica è dietro l’angolo.
Nessun rinnovo
I $inistrati starnazzano alla discriminazione tra profughi e pretendono che lo statuto S venga attribuito a tutti gli asilanti. Sarebbe ovviamente una follia.
In più, c’è già qualche politicante ro$$overde che va in giro a blaterare che non si potrà pretendere che gli ucraini tornino a casa prima che il loro paese sia stato ricostruito, e che bisognerà rinnovare lo statuto S almeno per cinque anni. Ma col fischio! Qui qualcuno è fuori come un pannello solare. La priorità è il rimpatrio degli ucraini non appena possibile perché, come ripetuto un’infinità di volte, asilo significa protezione e non immigrazione. Invece i soliti noti vogliono fare in modo che i profughi ucraini rimangano definitivamente qui!
Fino a quando?
Urge dunque rimettere il campanile al centro del villaggio.
Lorenzo Quadri