I giornalai strillano per censure inesistenti, ma davanti a quelle vere…
La stampa di regime, quella che pretendeva di mungere ulteriori sussidi pubblici, non si smentisce proprio mai. Nei giorni scorsi, durante la sua sessione speciale, il Consiglio nazionale si è accodato al Consiglio degli Stati nel merito della revisione del Codice di diritto processuale civile. In discussione c’era anche un capitolo sui provvedimenti cautelari che è possibile prendere nei confronti dei mass media.
Secondo il diritto vigente, una pubblicazione può essere bloccata quando “l’attuale o incombente lesione dei diritti dell’istante è tale da causargli o da potergli causare un pregiudizio particolarmente grave”. La nuova versione prevede lo stralcio dell’avverbio “particolarmente”: basta quindi un pregiudizio grave.
Eccoci ad un’altra guerra degli avverbi analoga a quella vista nel parlamenticchio cantonale sul Decreto di risanamento dei conti!
La stampa di regime strilla dunque alla lesa maestà, perché i politicanti “reazionari” hanno osato cancellare quel “particolarmente”. Cosa cambierà nel concreto, non lo si è capito. Il confine tra “pregiudizio grave” e “pregiudizio particolarmente grave” è assai labile. Quello che i giornalai ro$$i dimenticano di dire è che presupposto dell’applicazione della norma è “un attuale o incombente lesione dei diritti dell’istante”. Basta dunque che non ci sia la lesione, e la questione nemmeno si pone.
Il vero problema
Ma il problema di fondo è un altro: la stampa di regime monta la panna fino a farla diventare burro Floralp su un avverbio, strillando alla “censura” ed alla “museruola” (uhhh, che pagüüüraaa!). Però, ma tu guarda i casi della vita, i giornalai non hanno nulla da dire sul continuo dilagare della censura politikamente korretta e dell’articolo 261 bis del Codice penale.
La norma contro la discriminazione razziale venne creata dalla casta immigrazionista a scopo intimidatorio. La sua funzione è quella di indurre gli scribacchini ad autocensurarsi per paura di incorrere, se non in un reato penale, quantomeno in un comportamento ritenuto “moralmente riprovevole”. Obiettivo: far sì che degli stranieri si possa solo parlare (scrivere) in modo positivo. Chi non lo fa è un becero razzista e xenofobo.
Visto che il meccanismo di censura funziona, ecco che lo si estende alle discriminazioni in base all’orientamento sessuale, al genere, e via elencando, in una lista infinita che si allunga sempre più. Qui sì che la libertà d’espressione, e quindi anche di stampa, è in pericolo. Però i pennivendoli ro$$i tacciono omertosi. Perché, secondo la loro illuminata e “pluralista” visione, la libertà di stampa deve esistere solo per chi divulga il pensiero unico mainstream. Per gli altri invece… il bavaglio!
Lorenzo Quadri