In queste condizioni il servizio pubblico è impossibile: avanti con il No Billag!
E il 16% si dichiara di centro, ossia di centro-$inistra. Morale: l’86% dei redattori dell’emittente di Stato gravita attorno alla gauche-caviar. E alla SSR hanno ancora il coraggio di dire che non fanno propaganda di regime!
Ma come, non erano tutte della Lega populista e razzista? Invece, ma guarda un po’, da un’indagine realizzata dalla Zürcher Hochschule für angewandte Wissenschaften (ZHAW) emerge che il 70% dei giornalisti della SSR è di $inistra, mentre il 16% si descrive come di “centro; che nel caso concreto, poco ma sicuro che sta ad indicare il centro sinistra. Quindi, l’86% dei giornalisti dell’emittente di regime appartiene – di fatto, per propria stessa ammissione (!) – alla gauche-caviar e dintorni. Mentre una percentuale del 7.4% si dichiara addirittura – tranquillo come un tre lire, sans se gêner – di estrema sinistra!
Questa, cari signori, è la Bulgaria. Definire la SSR una Pravda è ancora un eufemismo.
Equidistanza impossibile
E da un’emittente con delle redazioni così composte, ci attendiamo che faccia informazione di servizio pubblico, ossia equidistante e sopra le parti? Ma bisogna credere a Babbo Natale, al coniglio di Pasqua e al topino dei denti. Tutti assieme.
La conclusione può essere una sola: i cittadini sono costretti a pagare il canone più caro d’Europa non per finanziare un servizio pubblico, ma per tenere in piedi una fabbrica di propaganda di regime del pensiero unico multikulti, euroturbo e spalancatore di frontiere. E poi hanno il coraggio di dire che alla Pravda di Comano non fanno il lavaggio del cervello ai radio- e telespettatori. Come no.
Isterismi a briglie sciolte
Malgrado il voto sull’iniziativa No Billag si terrà solo in marzo, la campagna è già iniziata. I contrari all’iniziativa si sono subito abbandonati agli isterismi. E dire che sono in maggioranza schiacciante: i sostenitori del No Billag sono quattro gatti. E nelle scorse settimane si è assistito al rientro nei ranghi dei soldatini. Gli esponenti della partitocrazia che si sono sempre espressi in modo critico – giustamente critico – nei confronti della SSR hanno alzato bandiera bianca. Si vede che l’ordine di scuderia è giunto fulmineo. Va bene criticare, ma solo per finta. Per far scena. Quando si tratta di venire al dunque… contrordine compagni! Abbiamo scherzato!
“No critico”?
Il risultato di queste giravolte sono delle fregnacce solenni. Ad esempio, quella del “no critico” all’iniziativa No Billag. “No critico”? Ma chi crediamo di prendere per i fondelli? Non esiste alcun “No critico”. Il No critico è nient’altro che un Sì acritico all’andazzo attuale. Un andazzo che non è correggibile. La statistica sui giornalisti di $inistra ne è la dimostrazione definitiva. Né quella della propaganda di regime è l’unica magagna della Pravda di Comano. Come la mettiamo, ad esempio, con altre questioncelle quali nepotismo e lottizzazione ad oltranza?
La RSI, l’hanno capito anche i paracarri, serve al centro-$inistra per mantenere potere, maggioranze e CADREGHE. E per distribuire posti di lavoro agli amici degli amici. Altro che coesione nazionale. Altro che il penoso slogan “No Billag – No Svizzera”, tafazziano esempio di terrorismo di regime!
Terrorismo di regime
L’indagine indipendente da cui emerge che il 70% dei giornalisti SSR sono di $inistra, affossa definitivamente l’argomento del servizio pubblico. E’ evidente che una radiotelevisione con delle redazioni popolate in questo modo, di servizio pubblico non ne fa.
Di conseguenza, ecco che si tenta di terrorizzare e di ricattare i cittadini con la storiella dei 1100 posti di lavoro della RSI che sparirebbero da un giorno all’altro nella sciagurata ipotesi in cui il popolazzo dovesse approvare la criminale iniziativa No Billag.
Peccato che:
- Nessuno rischia il licenziamento, perché l’iniziativa in questione non ha chance di spuntarla. E’ un’iniziativa estrema, e necessita della doppia maggioranza del popolo e dei Cantoni.
- Interessante notare come anche in casa SSR/RSI siano convinti che l’approvazione del No Billag azzererebbe di punto in bianco le loro entrate. In altre parole: sono convinti che, se mettessero sul mercato il proprio palinsesto attuale al costo di 365 Fr annui fissato per il 2018, nessuno lo acquisterebbe di propria volontà. Sicché è tacitamente ammesso che la RSI e la SSR esistono solo grazie alla costrizione. Porsi qualche domandina al proposito no, eh?
Perché sostenere il No Billag?
Ma perché sostenere l’iniziativa No Billag se già si sa che non ha chances? Che senso ha?
Facile: se questa iniziativa venisse asfaltata e raccogliesse solo una percentuale infima di consensi, accadrebbe che:
- Il canone, abbassato temporaneamente a 365 Fr all’anno solo in funzione della votazione sul No Billag, tornerebbe a risalire a 451 Fr.
- La SSR, in primis proprio la Pravda di Comano, dilagherebbe ancora di più nella propaganda di regime, sfruttando l’approvazione popolare ottenuta col ricatto sui posti di lavoro.
- Allo stesso modo, nessun correttivo verrebbe posto all’attuale gestione nepotista ed improntata alla “grandeur” ed al privilegio anacronistico, quando nel “mondo reale” tutti devono tirare la cinghia.
- Avendo a disposizione troppe risorse, la SSR si inventerebbe sempre nuovi sistemi per spenderle. Ergo, continuerebbe a gonfiarsi come una rana. Poi ci si chiede come mai ci ritroviamo pure le pornotrasmissioni spacciate per “servizio pubblico”.
- Continuando a gonfiarsi come una rana, la SSR toglierà il poco spazio rimasto agli altri organi d’informazione. Deraglierà completamente verso il monopolio spinto. E l’86% di giornalisti di $inistra e dintorni ben chiarisce di quale monopolio si stia parlando. A tutto danno della democrazia e della pluralità delle opinioni.
Considerazione conclusiva
Il sistema attuale di TV lineare, ossia di palinsesto preconfezionato ed imposto all’utenza, è un retaggio del passato. Per quale motivo le future generazioni, che la televisione nemmeno la guardano, dovrebbero pagare una cresta di 451 Fr all’anno per una prestazione che non gli interessa, e in più dovranno ancora pagare per acquistare le prestazioni radiotelevisive che vogliono?
Lorenzo Quadri