Nekkaz e la sua “valletta” in Piazza Grande ad incitare a violare le nostre leggi

 

Perché questo figuro, che arriva in Svizzera apposta per commettere reati ed incitare a commetterne, non viene fermato in dogana?

Venerdì primo luglio, giorno d’entrata in vigore del famoso divieto di burqa, l’imprenditore (?) algerino Rachid Nekkaz era di nuovo in Piazza Grande a Locarno per incitare alla violazione della nuova legge contro la dissimulazione del viso. E come poteva non tornare? In occasione della sua prima visita, lo scorso dicembre, era stato accolto dall’autorità comunale come un ospite di riguardo, e definito addirittura “un intellettuale moderato che va ascoltato” (citazione dal capodicastero polizia PLR Niccolò Salvioni)…

Certo che ci vuole già una bella fantasia per definire come un intellettuale (?) moderato uno che arriva per commettere reati ed istigare a commetterne. E perché, poi, il Nekkaz sarebbe un intellettuale? Forse per il semplice fatto che sabota una legge voluta dal 65% dei ticinesi “chiusi e gretti”, notoriamente invisa ai radikalchic?

Arroganza in dosi industriali

A detta di chi era presente, lo spettacolino offerto dal Nekkaz e dalla sua accompagnatrice velata è stato assai squallido. E l’algerino non ha mancato di fare sfoggio di quantitativi industriali di arroganza. Del resto il risalto mediatico che si è voluto dare alla sua performance non fa che gonfiargli ulteriormente l’ego, che già dev’essere a mongolfiera. Non ci fosse stato nessun giornalista ad accoglierlo, poco ma sicuro che il signore algerino ci sarebbe rimasto di melma e si sarebbe sgonfiato come un palloncino.

Moderato… chi?

Tanto per sottolineare di essere un cittadino straniero che arriva apposta in Svizzera per violare le nostre leggi, il Nekkaz sfoggiava pure una sciarpina con la bandiera dell’Algeria. E naturalmente il figuro si è prodotto in una serie di farneticanti dichiarazioni. Ad esempio, ha sostenuto che la scelta della data dell’entrata in vigore del divieto di burqa, coincidente con il ramadan, sarebbe una provocazione politica intenzionale (?) nei confronti dell’islam moderato. L’algerino vuole prendere i ticinesi per scemi. Punto primo, il burqa con l’islam moderato non c’entra una fava; ma forse citandolo in ogni occasione si crede di fare colpo sui presunti sempliciotti e di convincerli di essere degli spregevoli razzisti e islamofobi. Punto secondo, ci mancherebbe che adesso il Ticino dovesse tenere conto del Ramadan nelle proprie decisioni politiche. Qui qualcuno si è bevuto il cervello.

La “convertita”

Altrettanto degna di nota la prestazione della figurante in burqa che accompagnava l’algerino, una donna svizzera convertita all’estremismo islamico che aveva la faccia tosta di  sventolare il passaporto rosso. E’ un po’ troppo facile giocare a fare l’estremista islamica in Svizzera, mentre nel contempo si beneficia dei diritti e delle garanzie forniti dal paese di cui si contestano le leggi.  Un po’ come il padre islamico in assistenza che, nel Canton San Gallo, impediva alle figlie di frequentare le lezioni di nuoto. Quindi, le leggi elvetiche vanno infrante perché sono quelle degli “infedeli”: altro che integrarsi! Nel contempo, però, si attinge a piene mani ai soldi dello Stato sociale. E quelli, invece, piacciono assai. Anche se sono finanziati dagli infedeli. Ci interesserebbe dunque sapere se anche la valletta del Nekkaz beneficia di prestazioni sociali. Prestazioni che, ma guarda un po’, fanno parte di quell’ordinamento giuridico che lei rifiuta ostentando il burqa. Ma quando si tratta di incassare, non c’è impedimento pseudo religioso che tenga, nevvero? Oppure la signora in questione è stipendiata dal Nekkaz? E perché questa signora continua ad abitare in Svizzera, dove dei populisti e razzisti vietano il burqa, invece di trasferirsi nei paesi dove comandano gli estremisti islamici?

Domanda da un milione

Comunque, la domanda da un milione è sempre la stessa: perché l’algerino Nekkaz, uno straniero che arriva in Svizzera apposta per commettere un reato – anche istigare alla violazione del divieto di burqa è reato, ed infatti il Nekkaz è stato multato – non viene fermato in dogana? Perché non viene dichiarato persona non grata? E fateci il favore di non tornare a raccontare la solita fregnaccia della “non discriminazione” e dell’islamofobia. O gli svizzerotti devono proprio calare le braghe davanti a tutti? Ci rendiamo conto o no che con questo atteggiamento succube spalanchiamo le porte a chi vuole distruggere il nostro stato di diritto? O il lavaggio del cervello multikulti e politikamente korretto ci ha completamente rincretiniti?

Lorenzo Quadri