Occorre fermare l’avanzata islamista ed i suoi simboli: altro che “non problema”!

In quel di Locarno, la maggioranza della commissione della Legislazione del Consiglio comunale ha di recente deciso di sostenere la mozione presentata nel 2016 dall’allora consigliere comunale leghista Aron D’Errico che chiede di vietare il burqini nei bagni pubblici cittadini.

Si tratta sicuramente di una scelta coraggiosa, in contrasto con il pensiero unico multikulti e xenofilo. In effetti, il burqini è la versione balneare del burqa, ed ha la medesima finalità: ostentare e promuovere il rifiuto delle regole e dei valori occidentali e quindi la mancanza di integrazione; ostentare la sottomissione della donna costretta a girare coperta con sacchi di vario genere; ed ostentare l’avanzata islamista.

Ostentazioni non accettabili

Poiché nessuna di queste ostentazioni può essere tollerata, il burqini non è accettabile. In più pone anche questioni igieniche.

L’islamismo ed i suoi simboli non devono trovare posto in casa nostra. In questo senso il popolo ha già votato il divieto di costruire minareti, come pure quello di indossare il burqa. Essendo come detto il burqini la versione balneare di quest’ultimo, andrebbe proibito già per tale motivo, in ottemperanza alla volontà popolare. Ma si sa che la volontà popolare è una spina nel fianco della partitocrazia spalancatrice di frontiere, multikulti, ossessionata dal politikamente korretto e terrorizzata dalle accuse di “xenofobia” e “razzismo”.

A Berna

A livello federale è pendente l’iniziativa popolare che chiede di introdurre il divieto di burqa in tutta la Svizzera. In vista della votazione popolare sul tema, i soldatini del triciclo PLR-PPD-P$$ (Verdi-anguria ovviamente inclusi) alle Camere federali raccomandano di respingerla, opponendole un controprogetto a dir poco demenziale. Esso infatti propone di non vietare alcunché, bensì di  sperperare ancora più soldi all’estero, come pure nella promozione dell’integrazione. Come se integrare i migranti fosse compito dello Stato ospite, e quindi dei suoi cittadini, e non un dovere dei migranti medesimi (e chi non intende adempierlo non è al proprio posto in Svizzera per cui… föö di ball!).

Si spera nella conferma

La scelta della maggioranza della Commissione della legislazione del consiglio comunale di Locarno di vietare il burqini è quindi una scelta coraggiosa. Si spera venga confermata del plenum del legislativo e che faccia scuola in tutto il Cantone. Del resto i paesi europei in cui il burqini è proibito non mancano.

Inutile che dire che, come da copione, la stampa di regime non ha perso tempo nel ridicolizzare la proposta, tacciandola di occuparsi di un “non problema”. Niente di nuovo sotto il sole. Lo stesso penoso copione è stato seguito nel tentativo di affossare il divieto di burqa. La strategia si è rivelata un flop su tutta la linea: infatti in votazione popolare la norma contro il velo islamico integrale venne plebiscitata dal 65% dei ticinesi.

Le ciance della stampa di regime

Una delle principali minacce per la Svizzera – oltre naturalmente alla scellerata svendita all’UE che ne sta facendo la partitocrazia – è proprio l’avanzata islamista, che peraltro è una minaccia per tutto l’Occidente. Contrastarla è dunque una priorità. Altro che “non problema”!

Fa poi ridere i polli che a strillare al “non problema” siano gli stessi organi di stampa che senza vergogna dedicano spazi smisurati alle prodezze (?) del sedicente movimento “Black lives matter”. L’obiettivo manipolatorio è palese: far credere che anche in Svizzera sia diffuso il razzismo. Il che è una balla solenne. Alle nostre latitudini, il razzismo è un non-problema. E’ solo il pretesto per sdoganare politiche immigrazioniste a suon di ricatti morali e di criminalizzazione di chi osa dissentire dal sacro dogma del “devono entrare tutti”.

I pennivendoli $inistrati si permettono di bollare minareti, burqa e burqini come dei “non problemi”. Però versano fiumi d’inchiostro per perorare la causa della messa al bando dei moretti quali “dolci razzisti” o dell’abbattimento della statua di questo o quel personaggio del passato.

Ben venga, dunque, il divieto di burqini!

Lorenzo Quadri