Non lasciamo che la dittatura dei burocrati e dei giornalai riduca il paese in miseria!

Si parlava di seconda ondata covid in autunno, e la previsione si è avverata. I contagi da stramaledetto virus cinese crescono anche in Ticino. Del resto, con la Romandia impestata per colpa delle frontiere spalancate con la Francia, bisognava attenderselo… Grazie, partitocrazia!

Contagi su

Le infezioni aumentano anche se (toccando ferro) il numero di ospedalizzazioni resta contenuto. E’ chiaro che 100 contagi di oggi non sono uguali a 100 di marzo. Nella prima ondata si testavano solo i malati gravi; oggi viene “tamponato” chiunque abbia un raffreddore. Sappiamo che i casi di coronavirus ufficiali in Ticino sono poco più di 4000. Ma dagli esami sierologici è emerso che le persone venute a contatto col virus sono quasi 10 volte di più. In primavera solo una piccola parte dei contagiati veniva identificata; adesso vengono scoperti quasi tutti.

Altro elemento “rassicurante”, se così si può dire, è il numero esiguo di ospedalizzazioni.  Anche se tra contagio ed eventuale ricovero passa in ogni caso un certo lasso di tempo. Bisogna quindi vedere cosa accadrà nelle prossime settimane.

Scelte irresponsabili

Ovviamente, la situazione è critica e sarebbe irresponsabile sostenere il contrario. Però il clima di colpevolizzazione instaurato dai camerieri dell’UE in Consiglio federale, che prendono ordini da Bruxelles anche sul virus, non ci garba granché. Per la serie: se la situazione peggiora è colpa dei cittadini che non fanno attenzione, se  migliora è merito delle misure imposte da burocrati e da politicanti che li seguono ciecamente. Eh no!

Se fare “come se niente fudesse” è irresponsabile, altrettanto irresponsabile  è sostenere dei rimedi che sarebbero peggiori del male. Stiamo parlando del secondo lockdown. Già il primo ha caricato sull’ente pubblico una caterva di miliardi di debiti che peseranno come macigni sul groppone non solo delle generazioni attuali, ma anche di quelle future. Nel caso qualcuno se ne fosse dimenticato, i soldi pubblici non crescono sugli alberi. E quando finiranno gli aiuti della Confederazione, vedremo  in tutta la sua ampiezza anche la strage occupazionale. Nel frattempo in Svizzera sono già saltati 50mila posti di lavoro, e siamo solo all’inizio.

Ve lo diamo noi il lockdown!

Membri del governicchio cantonale continuano ad evocare il lockdown (pur dicendo di volerlo evitare, e ci mancherebbe altro). La finalità è evidente: vogliono abituare la gente all’idea. Ma col fischio! Altro che continuare a recitarlo come un mantra: il termine lockdown va  cancellato dal vocabolario.

Un secondo lockdown è semplicemente impossibile. Provocherebbe una strage occupazionale. Mica tutti hanno rendite garantite, o il posto statale assicurato fino all’età AVS (con tanto di futura pensione d’oro) come il duo Cocchi & Merlani. O addirittura lo stipendio a vita come i Consiglieri di Stato.

Si prendano tutte le misure precauzionali del caso, ma che nessuno si sogni di impedire alla gente di lavorare. Anche perché poi, dopo il secondo “confinamento”, cosa accadrebbe? Ne arriverebbe un terzo ed un quarto fino alla scoperta dell’agognato vaccino, per il quale però si rischia di dover attendere anni?

Le cappellate

Oltretutto, in questo sfigatissimo Cantone, il  lockdown è durato troppo ed è stato esteso anche a settori che avrebbero potuto continuare a lavorare nel rispetto delle norme di sicurezza sociale. Il che ha amplificato i danni. E il governicchio, invece di picchiare i pugni sul tavolo con Berna perché venissero tempestivamente CHIUSE LE FRONTIERE con la Lombardia, allora principale focolaio dell’Occidente, è andato a Palazzo federale a chiedere la chiusura delle attività produttive! Ma sa po’?

E se in primavera saremo ancora confrontati con un numero elevato di contagi, il CdS  immagina magari di cancellare un’altra volta le elezioni comunali “per motivi psicologici”?

Niente gettito…

Se qualche burocrate che si atteggia a scienziato e qualche politicante con i piedi al caldo pensa che ridurre la popolazione in miseria a suon di lockdown, spingendola in questo modo alla malattia (depressione, burnout,…) o al suicidio sia una strategia intelligente, forse bisogna rivedere qualcosa.

Magari è anche il caso di rendersi conto che niente lavoro uguale niente gettito fiscale, e senza gettito fiscale non si finanzia né la socialità, né la sanità, né gli aiuti anticrisi, e nemmeno gli stipendi di funzionari e “ministri”.

La partitocrazia

E intanto che nei conti pubblici si aprono voragini, la partitocrazia continua a regalare miliardi all’estero come se fossero noccioline, e pretende di far arrivare in Svizzera sempre più finti rifugiati con lo smartphone, che poi manteniamo a vita.

Da notare che un asilante che ottiene di rimanere qui riceve dallo Stato sociale, senza aver mai lavorato nemmeno un’ora, più di tanti anziani con passaporto rosso che hanno invece lavorato tutta la vita.

Lorenzo Quadri