Le forze politiche improvvisamente concordi nell’aumentare le imposte ai frontalieri: ma come, non dovevano essere proposte da beceri populisti e razzisti?

Si potrebbe dire che, ancora una volta, la Lega e il Mattino avevano ragione. Nel senso che sulla fiscalità dei frontalieri bisogna lavorare, naturalmente al rialzo.

La commissione tributaria del Gran Consiglio, presieduta dal leghista Giancarlo Seitz, ha deciso di procedere in modo spedito all’esame dell’iniziativa UDC che vuole applicare il moltiplicatore del 100% al calcolo dell’imposta comunale alla fonte applicata ai frontalieri. Oggi viene applicato il moltiplicatore medio cantonale del 78%. La proposta, da sostenere senza riserve, è quella di salire alla percentuale piena, ed ha riscosso ampi consensi in commissione.
Sotto la presidenza dell’odiata Lega, dunque, la commissione tributaria funziona e produce.

Aggravi “buoni e giusti”
Si calcola che l’aggravio fiscale ai frontalieri porterebbe 20 milioni di Fr in più nelle casse dei comuni.  Ovviamente qualcuno solleverà il tema della compatibilità giuridica con il solito, devastante principio della non discriminazione. Qualora insorgessero difficoltà a questo proposito, bisognerà avere il coraggio di tirare dritto. Il concetto della non discriminazione dei frontalieri è aberrante. Occorre infatti fissare delle precedenze a tutti i livelli e la precedenza la deve avere chi vive in Ticino. Creare delle precedenze vuol dire discriminare. Quindi discriminare è necessario.

Qualsiasi aggravio fiscale sui frontalieri è corretto. La presenza eccessiva ed incontrollata di questi ultimi, esplosa negli ultimi anni, genera un danno economico, sociale ed ambientale che non viene compensato. Da qui nasce, ad esempio, la proposta della Lega di introdurre un’ecotassa a carico dei frontalieri. Ecotassa che potrebbe essere ad esempio strutturata in un prelievo annuo di 500 Fr generando in questo modo un’entrata di 30 milioni di Fr visto che in Ticino ci sono 60mila frontalieri. Questo a parziale copertura dei costi causati alla rete stradale dalla presenza di – diciamo – 50mila automobili “in esubero” sulle strade del nostro Cantone.

Con l’ecotassa per frontalieri si applicherebbe  quindi  il principio di causalità che tanto piace ai politikamente korretti. Piace, ovviamente, finché a proporlo non è l’odiata Lega; nel qual caso si urla allo scandalo e al razzismo e alla xenofobia.

Aliquote italiane
Un’altra pista da seguire, che dovrebbe rappresentare la soluzione più logica ma che necessita di un accordo internazionale, è quella dell’abolizione dello statuto fiscale di frontaliere.

Il frontaliere deve dunque risultare imponibile in base all’aliquota italiana, ben più alta di quella elvetica: il gettito verrebbe poi spartito di modo che alla Svizzera vada la totalità dell’imposta alla fonte secondo l’aliquota elvetica, senza più l’obbligo di ristornare alcunché. All’Italia, la differenza.

La scorsa settimana ha ottenuto ampio rilievo mediatico la sortita del sindaco di Valsolda Giuseppe Farina che inveiva contro i suoi concittadini: sono frontalieri al 90% (quindi gli svizzerotti fessi danno lavoro ad interi comuni italici, mentre loro ed i loro figli rimangono a casa in disoccupazione prima ed in assistenza poi) e quindi non pagano le tasse al comune di residenza!

Delle due l’una: o il sindaco di Valsolda le spara grosse come case, oppure il capo dell’esecutivo di un comune con il 90% degli abitanti frontalieri non conosce i ristorni delle imposte alla fonte (grave). Ma una cosa è chiara: il sindaco di Valsolda, e certamente anche molti suoi colleghi italiani, vorrebbe ricevere più imposte da parte dei frontalieri.

Letargo bernese
La proposta della Lega di abolire lo statuto fiscale dei frontalieri lo farebbe quindi contento; probabilmente oltre le sue aspettative. Quindi, possiamo dedurre che questa proposta possa godere di molti alleati italiani. Perché allora il Consiglio federale l’ha – come di consueto – imboscata in un cassetto? Menefreghismo, incomprensione o incompetenza?
Lorenzo Quadri
CN Lega