Uhhhh, che pagüüüraaa! I balivi di Bruxelles vogliono escludere la Svizzera da Horizon

La fallita UE sta per l’ennesima volta ricattando gli svizzerotti per ottenere la firma dello sconcio accordo quadro istituzionale: ovvero quel trattato coloniale, bramato dalla partitocrazia eurolecchina ed in particolare dai camerieri di Bruxelles in Consiglio federale, che permetterebbe alla DisUnione europea di comandare in casa nostra, di imporci le sue leggi ed i suoi giudici stranieri. Sarebbe, non ci stancheremo di ripeterlo, la fine della Svizzera come nazione sovrana ed indipendente.

Alla frutta

Gli eurobalivi hanno davvero disintegrato gli zebedei. Prima è arrivato il ricatto sull’equivalenza borsistica, poi risoltosi in autogol di Bruxelles, poiché il mancato riconoscimento non ha affatto danneggiato la piazza elvetica. Adesso, dando l’ennesima prova di piccineria e di meschinità, l’UE si sta aggrappando al progetto di ricerca Horizon Europe, bloccando i negoziati per la partecipazione della Svizzera (lo sostiene il Blick). Uhhhh, che pagüüüraaaa!

Se queste sono le armi dei balivi di Bruxelles, vuol dire che costoro sono proprio alla frutta. La Svizzera non ha alcun bisogno di elemosinare partecipazioni a programmi di ricerca europei: è più la spesa che l’impresa. Oltretutto, le più prestigiose università del mondo non si trovano nell’UE; specialmente dopo la Brexit. E’ ovvio che Horizon Europe, checché ne dica la casta, non vale una briciola della nostra sovranità. Del resto, il parlamento federale ha già stanziato i crediti necessari in caso di mancata associazione.

Girare al largo

La politica del ricattino adottata dai balivi di Bruxelles è miserevole. E conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che da questa foffa dobbiamo girare il più al largo possibile. Ormai completamente screditata, umiliata dalla Gran Bretagna e gravata dal drammatico fallimento della campagna di vaccinazione contro lo stramaledetto virus cinese, l’UE immagina di poter fare la voce grossa con la Confederella: debole con i forti, forte con i deboli (e con chi si rende tale). Il pesce, come sempre, puzza dalla testa: la presidenta attuale della Commissione UE, Ursula von der Leyen, stesso livello di “Grappino” Juncker ma senza nemmeno la scusa dell’ubriachezza, era già un flop in Germania come ministro della difesa: l’amichetta “Anghela”, oggi premier in scadenza di un partito al capolinea (vedi i disastrosi risultati della CDU alle recenti elezioni regionali), le ha trovato un comodo parcheggio salvandola dalla débâcle in patria.

Scelte deleterie

La crisi da stramaledetto virus cinese ed i lockdown infiniti decretati dalla $inistra chiusurista impongono che i soldi dei cittadini svizzeri rimangano in Svizzera. Però la partitocrazia si ostina a voler versare la marchetta da 1.3 miliardi all’UE, come se nell’ultimo anno nulla fosse successo.

Non solo. Il Consiglio federale di centro-$inistra ha deciso, sotto la guida (?) del kompagno Berset, di accodarsi alla campagna di vaccinazione europea, col risultato di condividerne il FLOP. Invece di seguire il modello di successo israeliano. Una scelta deleteria, dal prezzo altissimo. In termini di vite umane ma anche economici ed occupazionali. Le scuse addotte sul perché fare come Israele “sa po’ mia” sono arrampicate e patetiche. Il fallimento della campagna di vaccinazione in Svizzera è frutto di una decisione deliberata. Ancora una volta, l’ennesima, il governicchio federale ha fatto passare la sudditanza nei confronti di Bruxelles prima degli interessi vitali del nostro paese: in nessun caso si voleva fare uno sgarbo all’UE.

Cestinare l’accordo quadro

Questa politica servile e masochista ci porta forse qualche vantaggio? E’  proprio il contrario! Da Bruxelles piovono i ricatti, uno più squallido dell’altro. E’ quindi evidente che bisogna cestinare sia il regalo da 1.3 miliardi all’UE che l’accordo quadro istituzionale. L’accordo viene peraltro dato per morto anche in un recente editoriale pubblicato sull’autorevole NZZ. Non ne saremmo così sicuri. Il triciclo, lo sconcio trattato coloniale lo vorrebbe eccome. Ma ha  paura di venire asfaltato alle urne. Questo vale in prima linea per l’ex partitone, quello che ha definito l’accordo quadro “l’accordo della ragione, da firmare subito”. Per chi si è esposto in questo modo, una sconfessione popolare potrebbe avere conseguenze deleterie. Il secondo seggio PLR in Consiglio federale è già a rischio. E a scanchignare è proprio la cadrega del ministro degli esteri (ex) doppiopassaporto.

Il governicchio federale dovrebbe a questo punto fare una cosa, anzi due:

  • Dichiarare chiuse e fallite le trattative sull’accordo quadro
  • Sedersi di nuovo al tavolo con Bruxelles, ma con l’obiettivo di limitare la devastante libera circolazione delle persone e di riguadagnare sovranità; non certo di cederne ancora.

Lorenzo Quadri