Flop annunciato: al di fuori del nostro orticello, la “URC 2022” non se la fila nessuno

Il G7 è stato chiaro: “sull’Ucraina decideremo noi. Al meeting unilaterale sul Ceresio (ennesima mazzata alla neutralità svizzera) arriveranno solo le scartine; e arriveranno per chiederci soldi. Noi ci cucchiamo il caos viario ed il conto da pagare. E tutto per il marketing elettorale del “medico italiano” del PLR. Grazie, ex partitone!

Da oggi a mezzogiorno e (almeno) fino a mercoledì mattinaLugano sarà blindata e militarizzata per la sedicente Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina.

Non serviva il mago Otelma per prevedere che per domani (4 luglio, per coincidenza festa nazionale yankee) la guerra non sarebbe finita.

Non solo la guerra non è finita, ma di pace non parla ormai più nessuno. I tempi della “ricostruzione” sono lontani. Per non dire lontanissimi. Di modo che la Conferenza bramata dal “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR per il proprio marketing elettorale (la cadrega bernese scanchigna) diventa sempre più a sbalzo. L’equivalente della corazzata Potemkin di fantozziana memoria, tanto per restare in zona (Ucraina).

Il messaggio del G7

Nei giorni scorsi si è tenuto in Germania il cosiddetto G7. Il meeting ha fatto notizia non certo perché abbia concluso qualcosa (non sia mai) bensì per il menù vegano. Eh già, sono questi i grandi problemi del mondo occidentale. Il menù vegano. Ci mancava solo che si discettasse di lingua “gender”, di mestruo e di quote LGTBQVattelapesca.

Di una cosa tuttavia non si è fatto parola. Ossia della Conferenza di Lugano sull’Ucraina. Perché, al di fuori della Svizzera, di questo appuntamento non frega una fava a nessuno.

Il messaggio è stato chiaro: quando arriverà il momento della ricostruzione dell’Ucraina, che purtroppo appare tutt’altro che vicino, a decidere saranno i G7 di turno. Altro che Conferenza di Lugano!

La valanga

Per non farsi mancare niente, nei giorni scorsi il governicchio federale ha ripreso (copia-incolla) l’ennesimo pacchetto di sanzioni UE contro la Russia. Poi qualcuno ha ancora il coraggio di sostenere che la Confederella rimane un paese neutrale.

Queste sanzioni non servono ad un tubo, non fanno finire la guerra, ed il loro prezzo lo pagano i comuni cittadini dei paesi sanzionatori: lo vediamo ogni giorno.

E per noi la valanga deve ancora arrivare. La Svizzera ha infatti mandato a ramengo, oltre alla neutralità politica, anche quella economica. Le conseguenze sulla piazza finanziaria – perdita di posti di lavoro qualificati ed occupati da residenti, drastica riduzione del gettito fiscale – saranno disastrose. Se ne è accorto, già nelle scorse settimane, perfino il Financial Times. Ma non,evidentemente, i politicanti della partitocrazia eurolecchina. Costoro si ostinano a strusciarsi alla NATO, con la fattiva collaborazione dei media di regime, i quali dall’inizio della guerra fanno il lavaggio del cervello al popolazzo.

“Ulteriore sviluppo”?

Ancora nei giorni scorsi sulla stampa romanda il “medico italiano” del PLR raccontava che la nostra neutralità deve essere “ulteriormente sviluppata”. Sarebbe stato meglio tacere. E’ ovvio che “sviluppare ulteriormente” è sinonimo di “rottamare totalmente”. Così, oltretutto, la nostra eurocompatibilità aumenta. Per la gioia del partito $ocialista che senza vergogna, malgrado la volontà popolare contraria, ha presentato di recente il proprio squinternato piano (?) per portare la Svizzera nella fallita UE. Ed infatti la conferenza unilaterale sull’Ucraina è l’ennesimo calcionealla nostra neutralità – ma a quanto pare oggi si chiama “ulteriore sviluppo” – ormai diventata una barzelletta.

Svizzerotti, tirate la cinghia!

Sempre nella stessa intervista, il “medico italiano” ha avuto la bella idea di dichiarare: “L’aumento del prezzo della benzina e dell’energia è una conseguenza della guerra. Forse dobbiamo accettare uno stile di vita più modesto ed abituarci a risparmiare sul riscaldamento, sui viaggi e sui generi alimentari”. Ah, ecco! Il rincaro citato è la conseguenza delle inutili sanzioni contro la Russia a cui il governicchio federale, Cassis in primis, si  ostina adaccodarsi masochisticamente. Il risultato? NOI (mica i russi: NOI) dobbiamo andare a piedi, NOI dobbiamo risparmiare sul riscaldamento e ancora NOI dobbiamo tirare la cinghia perfino suigeneri alimentari. Ma stiamo scherzando?

Intanto la partitocrazia regala miliardi all’estero, ed altri li sperpera per i profughi; però di sgravi fiscali sulla benzina e sull’olio combustibile a sostegno del ceto medio e basso, neanche a parlarne! “Gh’è mia da danée”!

In più, fa ridere i polli che proprio il ministro PLR – ovvero colui che ha trasformato il jet del governicchio nel “Taxi Ticino” (il soprannome viene dagli ambienti di Palazzo federale) dato che lo prenota settimanalmente per trascorrere i week end nella sua residenza di Collina d’Oro – venga a dirci che NOI dobbiamo risparmiare sulla mobilità.

Sconosciuti burocrati

Al più tardi dopo l’ultima riunione del G7 è apparso evidente che,al di fuori del nostro orticello, la magnificata Conferenza di Lugano sull’Ucraina non se la fila nessuno. E’ ormai appuratoche, sulle rive del Ceresio militarizzato a sproposito, arriveranno solo le scartine. Ovvero sconosciuti burocrati e sotto-sottosegretari. I quali però non mancheranno di battere cassa presso la Confederella per l’ipotetica “ricostruzione” di cui nulla si sa: né tempistica, né portata. L’unica cosa che sappiamo benissimo è che il buon Cassis prometterà generosamente i soldi dei contribuenti svizzerotti. “Largesse!”, come si diceva a Versailles! Intanto osservatori internazionali già lanciano l’allarme sulla corruzione in Ucraina, mentre il presidente Zelensky voleva mandare a Lugano solo esponenti del suo partito. Fulgido esempio di democrazia “europea”.

Un bell’affare!

Il flop della Conferenza è annunciato. A noi resterà il conto da pagare: sul quale, evidentemente, pretenderemo informazionidettagliate. E sempre noi ci smazzeremo i disagi. Oltre alle strade chiuse, alle zone rosse, al Parco Ciani off limits, al lago reso inagibile, per l’inutile giocattolino del Cassis è stato cancellato pure il mercato cittadino, il che ha provocato la comprensibile ira di espositori e clientela.

Ciliegina sulla torta: i luganesi, oltre al caos sopra indicato, rischiano di doversi sorbire pure le manifestazioni illegali dei brozzoni.

Proprio un bell’affare per la città!

Lorenzo Quadri