Per la moria di commerci ci sono dei responsabili. Che non vanno dimenticati

 

Tengono banco ultimamente le difficoltà dei negozi del centro di Lugano ed in particolare di Via Nassa. Al proposito si è parlato di varie possibili concause, dal boom degli acquisti online alla crisi, dal piano viario PVP al declino della piazza finanziaria.

Ohibò. Crisi? Ma come, non c’era lo studio delle banche cantonali romandi a raccontare che il Ticino sarebbe la regione più dinamica d’Europa? Certo che se in queste statistiche si infilano anche i salari che i 65mila frontalieri e le svariate migliaia di padroncini esportano direttamente nel Belpaese, senza lasciare sul nostro territorio nemmeno un franco, niente di strano se poi ne risultano statistiche aberranti. Che però fanno comodo, molto comodo, ai lecchini della libera circolazione per venirci a raccontare che Tout va bien, Madame la Marquise: perché ci sono gli studi dei grandi scienziati che dicono che…

Questioni viarie

Sulle evidenti responsabilità del piano viario PVP nelle difficoltà delle attività commerciali del centro città abbiamo detto più volte. Ad esse si aggiungono le tariffe spropositate degli autosili, alzate per fare cassetta. Il retro pensiero è il seguente: si scoraggiano le soste di lunga durata in centro per favorire la rotazione. Campa cavallo.  Il risultato ottenuto è ben diverso: quello di mettere in fuga chi si reca(va) in centro a fare acquisti e a svolgere commissioni. Se arrivare in centro diventa una gimkana e posteggiare un lusso, il cittadino medio che di lussi non se ne può più permettere sceglie di spendere i suoi soldi altrove. Inutile quindi fare le verginelle. Le scelte politiche contro gli automobilisti hanno delle conseguenze dirette sull’economia del centro. E i cittadini, sempre più limitati nelle proprie libertà e tartassati con tasse e balzelli, non sono i soldatini dei politici e delle loro paturnie ideologiche.  Non vanno a fare compere in centro usando autopostale bus trenino  park&ride (con magari cambi di mezzo e tempi d’attesa) per far contenti i politicanti. Ad andarci di mezzo è il tessuto economico cittadino.

Piazza finanziaria:  i colpevoli ci sono

Un altro aspetto che viene sempre citato solo en passant nelle discussioni sulle difficoltà dei commerci del centro di Lugano è il declino della piazza finanziaria. Il che non significa solo meno clientela danarosa in arrivo dall’Italia per questioni di gestione patrimoniale e con disponibilità a spendere nei negozi locali. Significa anche posti di lavoro “pregiati” persi nella piazza finanziaria, in genere occupati da ticinesi. Gente che prima poteva permettersi di spendere in via Nassa e adesso non può più. Questa vera e propria batosta per l’economia cantonale e luganese viene  oggi accettata con fatalismo. Con “ineluttabilismo”. Come se si trattasse di un’ alluvione o di una frana. Un fenomeno naturale di cui nessuno porta la responsabilità. Ma non è affatto così. Per l’accaduto ci sono dei precisi responsabili. L’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf che ha smantellato il segreto bancario senza alcuna contropartita per inchinarsi ai suoi padroni UE, e le forze politiche che le hanno dato corda in parlamento: PLR, PPD, P$$.  Ovvero gli stessi che, con perfetta coerenza, rottamano ogni proposta che permetterebbe alla Svizzera di difendere gli ultimi residui di sovranità. E naturalmente c’è un terzo attore: le grandi banche, ormai multinazionali che di svizzero hanno solo il nome e che della Svizzera se ne sbattono. A loro interessa l’accesso globale ai mercati. Il resto, ed in particolare le piazze finanziarie elvetiche, sono quantité négligeable. Strano però, perché quando si trattava di battere cassa presso la Confederella per evitare il “grounding” questi colossi suonavano una musica ben diversa. Poi, passata la festa, gabbato lo santo.

Lorenzo Quadri