L’esplosione dei costi fa è la diretta conseguenza dell’impennata dei casi, per cui possiamo ringraziare la devastante libera circolazione delle persone che ha portato all’invasione da parte di frontalieri e padroncini

A seguito della devastante libera circolazione delle persone, il mercato del lavoro ticinese sta andando rapidamente a ramengo. Non ci vuole certo un premio Nobel dell’economia per accorgersene. E’ evidente che i 60mila frontalieri e le decine di migliaia di padroncini (previste 38mila notifiche entro fine anno) lavorano a scapito dei ticinesi, delle ditte e degli artigiani residenti in questo Cantone.

Il numero dei frontalieri in Ticino in quindici anni è raddoppiato, ma i posti di lavoro non sono di certo raddoppiati nello stesso intervallo di tempo. Anzi: da anni ormai il numero dei nuovi posti di lavoro creati annualmente è inferiore al numero dei nuovi frontalieri. Dimostrazione matematica che il soppiantamento è una realtà.

Da tre milioni a sei

I risultati si vedono. Il numero dei ticinesi in assistenza schizza verso l’alto. Il caso di Lugano è emblematico e, allo stesso tempo, è significativo per il Ticino.
Nel 2010 la partecipazione comunale alle spese per l’assistenza (20%) era di 2.2 milioni di Fr. Nel 2011 era di 2.6 milioni. Nel 2012 di 3.3 milioni.

Per il 2013 si prevedono quasi 4.7 milioni: cifra comprensiva dello scaricabarile del Cantone che ha aumentato il tasso di partecipazione dei Comuni al 25%, d’accordo. Ma è evidente che l’aumento della partecipazione non spiega una tale crescita.
Come se non bastasse il Cantone vorrebbe accollare nel 2014 un altro 5% in più sui Comuni. Sommando l’ennesimo “regalo” bellinzonese al trend di crescita dei casi d’assistenza, si prevede di arrivare ad una spesa di 5.8 milioni l’anno per il 2014. Quasi il doppio rispetto al 2012!

Non c’è lavoro

Questa esplosione della partecipazione del Comune alle spese di assistenza ha un motivo chiaro e facilmente identificabile: l’aumento del numero delle persone senza lavoro e che esauriscono le prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione (oppure non ne hanno diritto). Si trovano pertanto nella condizione di doversi rivolgere all’ultima spiaggia.
Questo accade perché in Ticino non c’è lavoro per i residenti, grazie alla devastante libera circolazione delle persone e alla conseguente invasione di frontalieri e padroncini. Quella libera circolazione che, secondo i suoi promotori, avrebbe permesso ai giovani ticinesi di “trovare lavoro a Milano”. Come no.

Protezionismo necessario

In queste condizioni di emergenza, una moratoria al rilascio di nuovi permessi G è indispensabile. Mentre l’ente pubblico, città di Lugano compresa, dovrà preoccuparsi di sostenere i propri cittadini che non hanno un impiego. I programmi d’inserimento professionale dovranno venire come minimo mantenuti sul livello attuale. Inoltre occorrerà dotarsi degli strumenti necessari per premiare (anche tramite ritorni positivi d’immagine) quelle aziende che assumono residenti e per mettere meglio in comunicazione domande ed offerte di lavoro, come pure per poter prevedere in quali settori si annunciano assunzioni ed in quali licenziamenti.

Insomma, bisognerà fare promozione economica. Ma sul serio. E bisognerà anche fare protezionismo: al proposito basta ispirarsi a quello che fanno i vicini a sud.
Lorenzo Quadri