E’ evidente che di creare strutture per attrarre clandestini non se ne parla neanche
In quel di Lugano, adesso il PS insiste perché si crei un dormitorio per i senza tetto, preferibilmente nei pressi della stazione FFS. Anche il Gigi di Viganello ha capito che dietro la mozione socialista, presentata nei giorni scorsi, c’è l’imboccata. La richiesta non coglie di sorpresa. Il tema “dormitorio” è infatti oggetto di approfondimento da parte dei servizi comunali da prima dell’inoltro della mozione. Evidentemente i punti da chiarire sono vari: logistici (cosa serve? Ci sono degli spazi idonei a disposizione?), organizzativi (chi gestisce?), economici (chi paga il conto?). Ammesso che l’aspetto logistico possa essere risolto e che la struttura venga gestita interamente da un’associazione terza a costo zero per la città (difficile da credere, ma non poniamo limiti alla provvidenza), rimane il punto cruciale. Quello della necessità di un dormitorio, e per chi.
I cittadini svizzeri e domiciliati, nel caso si trovassero per un qualche motivo senza un tetto sulla testa, non devono andare sotto i ponti: possono far capo ai servizi sociali che organizzano soggiorni temporanei in pensioni o modesti alberghi. Sempre che lo desiderino: esistono anche persone “originali” che, almeno nella bella stagione, preferiscono dormire all’aperto. Se portati in una pensione, se ne vanno subito.
Di questa possibilità non può usufruire – e ci mancherebbe altro! – chi si trova illegalmente su territorio elvetico: immigrati clandestini, asilanti con decreto d’espulsione, frontalieri del furto con scasso residenti in campi Rom italici che pernottano in Ticino per essere già “sul posto di lavoro”, eccetera. E’ evidente che di realizzare dormitori per una simile “utenza” non se parla nemmeno. Sarebbe un invito esplicito a venire a Lugano.
Il vecchio dormitorio
In passato un dormitorio cosiddetto di “bassa soglia” in città (zona Resega) c’era, gestito con le ACLI e la croce rossa. La struttura venne chiusa qualche anno fa poiché la gestione tramite vegliatori volontari non forniva le sufficienti garanzie di sicurezza, ed una professionalizzazione sarebbe costata più dei collocamenti in albergo, data la poca utenza.
Chi poteva accedere al vecchio dormitorio? Solo cittadini domiciliati nel Luganese. Per precisa scelta politica del Municipio.
A queste condizioni, si può anche immaginare – se la fattibilità pratica ed economica fosse data – di riaprire un dormitorio. Ma di certo non si aprono dormitori per attirare clandestini a Lugano. Ed il vago sospetto è che il PS, quando parla di dormitori, pensi proprio a chi soggiorna illegalmente alle nostre latitudini.
Infine, chi dovesse avvistare una persona che dorme su una panchina, invece di scattare la foto col telefonino per poi inviarla ai portali online, potrebbe magari chiederle se ha bisogno di qualcosa.
Lorenzo Quadri