Giusto non rendersi complici dell’andazzo. Il passaporto rosso bisogna meritarlo!
La Lega dei Ticinesi non è disposta a rendersi complice delle naturalizzazioni facili che tanto piacciono alla partitocrazia PLR-PPD-P$. Sicché, in quel di Lugano, i membri leghisti della Commissione delle petizioni del Consiglio comunale hanno deciso di non partecipare più alle sedute commissionali dedicate alle concessioni dell’attinenza comunale. Di conseguenza hanno riconsegnato tutti i dossier. Inoltre in Consiglio comunale il gruppo della Lega non voterà più alcuna naturalizzazione.
Gesto benvenuto
Quello della Lega luganese è sicuramente un gesto forte. Ma anche benvenuto, visto l’andazzo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la concessione dell’attinenza comunale, da parte della maggioranza del CC, ad un candidato che, nei suoi oltre 20 anni di permanenza in Svizzera, è sempre stato a carico della nostra socialità. E questo malgrado il preavviso negativo (miracolo!) del Municipio.
Del resto, la Commissione delle Petizioni del CC si era già segnalata in passato per aver raddoppiato le sedute, allo scopo di naturalizzare a tambur battente! Quando si dice: la fabbrica di svizzeri… La Lega di Lugano, nel proprio comunicato, al proposito parla di “mercato del pesce dei passaporti”.
Il passaporto vale
La concessione dell’attinenza comunale non è un semplice atto amministrativo. Il passaporto svizzero non è, e nemmeno deve diventare, carta straccia. Tra averlo e non averlo c’è una differenza. E deve continuare ad esserci. All’atto pratico, la naturalizzazione comporta il diritto di voto e di eleggibilità. Non è mica poco! Oltre alla certezza che, qualsiasi cosa succeda, non si verrà mai allontanati dalla Svizzera.
L’integrazione va presa sul serio
Per diventare cittadini elvetici è necessario essere integrati. Anche dal punto di vista economico.
La verifica dell’integrazione va condotta seriamente. Non deve diventare un esercizio-alibi. Compito dei servizi comunali, ma anche della Commissione delle petizioni, è appurare che l’integrazione del candidato sia effettivamente data. In tutti i suoi aspetti. Compreso, appunto, quello economico.
Per contro, il pensiero unico spalancatore di frontiere e multikulti impone di considerare l’integrazione acquisita per principio. Come ebbe a dire qualche anno fa un deputato $ocialista nel parlamenticchio cantonale: “Il solo fatto che qualcuno richieda la cittadinanza svizzera basta a dimostrare che è integrato”. Certo, come no! In altre parole: all’immigrato basta chiedere, e tutto è concesso!
Prassi desolante
A Lugano, poi, le naturalizzazioni seriali sono da tempo una desolante prassi. Ad ogni seduta di consiglio comunale ne passano decine, con punte fino a settanta. Con in più la grottesca clausola dell’anonimato, introdotta da qualche anno. Per risibili motivi di tutela della privacy (?) il nome dell’aspirante svizzero non viene indicato pubblicamente. E’ sostituito dal numero del messaggio municipale relativo alla sua richiesta.
Lo svilimento
Alla Lega l’andazzo attuale non sta bene. I Commissari leghisti delle petizioni hanno fatto bene a chiamarsi a fuori. A non rendersi complici dello svilimento delle procedure di naturalizzazione e quindi del passaporto rosso. Svilimento che imperversa. Basti pensare che il P$ vuole concedere il diritto di voto a livello comunale agli stranieri: al proposito ha depositato di recente un’iniziativa parlamentare in Gran Consiglio.
Del resto, sul programma della Lega di Lugano per le elezioni comunali del 2020, poi scelleratamente annullate dal governicchio “per motivi psicologici”, si leggeva quanto segue: “Stop alle naturalizzazioni “a raffica”: numero chiuso delle naturalizzazioni ed aumento delle relative tasse. Attinenza comunale solo a chi la merita e non è a carico dello Stato sociale!”.
Scopi noti
Gli obiettivi delle naturalizzazioni facili che tanto piacciono alla casta multikulti sono noti:
- Fabbricare nuovi elettori per la partitocrazia spalancatrice di frontiere, ed in particolare per i $inistrati;
- Fabbricare neo-svizzeri che, provenendo da “altre realtà”, quando si tratta di difendere l’identità e la sovranità della Svizzera, votano contro (per la gioia dei camerieri dell’UE);
- Taroccare le statistiche sulla criminalità d’importazione e sull’immigrazione nello stato sociale, indicando come “svizzeri” soggetti col passaporto rosso ancora fresco di stampa.
Andiamo bene!
Lorenzo Quadri