Accipicchia, queste sì che sono le priorità della Città di Lugano! Adesso c’è una candidata PPD al municipio di Lugano, Nadia Ghisolfi, che vorrebbe introdurre anche sul Ceresio un divieto di fumare all’aperto sul modello di quanto appena entrato in vigore a Milano. Alla questione il CdT ha dedicato un lungo servizio nei giorni scorsi.
Non neghiamo che dai vicini a sud si possa imparare qualcosa. Il Belpaese, ad esempio, è bravissimo nel tutelare i propri operatori economici impedendo a quelli stranieri, ticinesi in primis, di lavorare in Italia sfruttando la propria burocrazia borbonica. Noi invece, senza emettere un cip, ci facciamo invadere dai padronciniitalici, che fanno concorrenza sleale ai nostri artigiani ed allenostre piccole e medie imprese.
Al di là della ramina sono poi maestri nell’infinocchiare i burocrati bernesi, svelti come gatti di marmo: sulle “road map” farlocche, sul nuovo accordo sui frontalieri, eccetera eccetera.
Il divieto di fumo milanese, tuttavia, non rientra certo nel novero delle idee da imitare.
Il disastro
Forse qualcuno non si è ancora reso conto del disastro che si sta facendo a Lugano a suon di divieti e restrizioni politikamente korrette. Tramite il fallimentare PVP – che tanto piace alla partitocrazia, $inistrati in primis – si buttano fuori le auto dal centro. Così la gente non ci va più. Con lo stesso obbiettivo (rendere la città un inferno per gli automobilisti) si cancellano parcheggi con foga degna di miglior causa. Pur di eliminare posti auto senza chiedere niente a nessuno, si inventano le piste ciclabili “pop up” dove non ci sono nemmeno le bicilette. Poi ci si domanda come mai il nucleo si desertifica e le attività economiche chiudono i battenti.
Non è detto che…
Con la nuova serrata decisa dal “ministro dei flop” kompagno Berset, P$$, Lugano si è trasformata in una città fantasma. Se, una volta concluso (chissà quando) il lockdown, chi è stato scacciato dalla città ci tornerà ancora, è tutto da vedere.
Dopo che la gente è stata costretta per mesi e mesi a fare gli acquisti online ed a lavorare chiusa in casa con il pretesto del viruscinese, non è poi detto che ritornerà alle abitudini precedenti.
Evidentemente le uniche presenze gradite ai ro$$overdi sono i brozzoni autogestiti. Chi lavora e paga le tasse non è benvenuto.
Attirare persone in centro
E’ chiaro che Lugano per ripartire dopo la pandemia dovrà attirare gente in centro. Quindi dovrà abbassare le tariffe di posteggio (quelle attuali sono da rapina) ed abolire le vessazioni politikamente korrette imposte agli automobilisti affinché il nucleo cittadino non sia più off limits. Ed è chiaro che di introdurre nuovi astrusi divieti, come quello di fumare all’apertoperorato dall’esponente PPD, non se ne parla nemmeno. Ma stiamo scherzando?
Se queste sono le battaglie politiche del PPD di Lugano – ormai ridotto ad importare i candidati “di peso” da altri comuni – siamo a posto.
I gas di scarico dei frontalieri
E mentre qualcuno immagina di vietare il fumo all’aperto, i ticinesi, grazie al triciclo PLR-PPD-P$, da anni sono costretti ad inalare i gas di scarico delle auto dei 70mila e passa frontalieri e delle svariate migliaia di padroncini. Invece di inventarsi surreali proibizioni ai danni dei residenti, gli uregiatti – se davvero sonopreoccupati per i polmoni dei luganesi – avrebbero fatto meglio a combattere l’invasione da sud. Invece non ci pensano proprio, anzi.
Frontiere spalancate über Alles, mentre chi vive sul territorio è schiacciato da una pletora sempre crescente di divieti, obblighi, tasse e balzelli. Avanti così. Poi ci si chiede come mai chi può scappa dal Ticino.
LQ