Rosario contro il Gay Pride: l’autorizzazione negata in dicembre fa rumore solo ora
Il Municipio fa bene a tenersi alla larga da tutti gli estremisti religiosi e dalle sette
Ecco servita la nuova querelle luganese: rosario vs gay pride. L’associazione Helvetia Christiana ha chiesto di organizzare una pubblica preghiera in Piazza Riforma per contestare la “sfilata arcobaleno” prevista a fine mese. Il Municipio di Lugano ha risposto picche. Il Sindaco ha spiegato gli argomenti che hanno portato al diniego. Ma l’associazione non l’ha presa bene. E, dopo aver constatato che il tema faceva “audience”, mercoledì ha avuto la brillante idea di sbroccare con un comunicato improponibile. Che naturalmente tutti media online hanno pensato bene di riprendere, dando così ad un gruppuscolo insignificante una visibilità del tutto immeritata. Nel comunicato si blaterano accuse di cristianofobia, di violazione dei diritti fondamentali, di municipio che “si fa ricattare”, e avanti con le amenità.
Questo genere di farneticazioni confermano che il municipio di Lugano ha fatto bene a negare l’autorizzazione.
Accuse ridicole
L’accusa di “cristianofobia” rivolta all’esecutivo luganese da questi signori di “Helvetia Christiana” è francamente ridicola. “Cristianofobi”, costoro lo vadano a dire alla cricca multikulti dell’ “Islam religione ufficiale in Svizzera”; lo vadano a dire ai sinistrati che vogliono abolire le feste cristiane. Ma di certo non al municipio di Lugano. A proposito: come mai sui temi di cui sopra Helvetia Christiana non ha fatto un cip?
E’ evidente che il problema non è né il rosario né il cristianesimo. O qualcuno si immagina che se fosse stato il Vescovo a chiedere di recitare un rosario, non avrebbe ottenuto l’autorizzazione? Di manifestazioni cristiane a Lugano se ne tengono parecchie. Nessuno si sogna di metterle in discussione.
Il vero problema
Il problema sono invece le associazioni religiose estremiste e settarie come questa Helvetia Christiana. A proposito del padre spirituale di tale organizzazione, Plino Correa de Oliveira, su wikipedia si legge: “ll 18 aprile 1985 la Conferenza Episcopale Brasiliana dichiarò in un comunicato stampa che per “il carattere esoterico, il fanatismo religioso, il culto nei confronti del capo e fondatore, l’abuso del nome di Maria Santissima” il movimento Tradizione, Famiglia e Proprietà, fondato e presieduto da Corrêa, non era in comunione con la Chiesa cattolica”.
A che titolo quindi costoro si spacciano per depositari del pensiero cristiano e cattolico? A che titolo dispensano a destra e a manca accuse di cristianofobia? Personalmente, come membro del municipio, non accetto di farmi dare del cristianofobo (?), del violatore di diritti costituzionali e men che meno del ricattato, da una setta.
Alla larga
Il municipio di Lugano fa dunque bene a tenersi alla larga da ogni genere di estremismi religiosi e sette varie. Prima che a qualche fondamentalista islamico venga in mente di chiedere l’autorizzazione per distribuire gratuitamente il Corano su suolo cittadino, perché “èun testo religioso (?), la libertà di religione è garantita e quindi che problema c’è?”, appellandosi alla parità di trattamento con altri estremisti.
Da notare inoltre che la svalvolata accusa di “cristianofobia” a chi non la merita affatto è “stranamente” identica e speculare alle accuse di “islamofobia” con cui i radicalisti musulmani si sciacquano la bocca nel tentativo di delegittimare chi si oppone alle loro iniziative (vedi la cricca Blancho&Co).
Solo l’inizio?
Oltretutto, il gay pride potrebbe essere solo l’inizio delle contestazioni. Se un domani qualcuno organizzasse a Lugano una manifestazione a sostegno dei padri divorziati o delle madri divorziate, oppure un etero pride di conviventi eterosessuali ma non sposati (turpe concubinato!), Helvetia Christiana in teoria dovrebbe arrivare a formulare le stesse recriminazioni con cui si riempie ora la bocca. A meno che l’associazione in questione non sia “Christiana”, ma semplicemente omofoba. Allora che lo dica. Senza nascondersi dietro la religione. E, se non le sta bene la decisione del municipio di non autorizzare il suo evento, che faccia ricorso. Invece fa solo cagnara mediatica. E la fa a scoppio ritardato, visto che la decisione è di dicembre. L’obiettivo di tutta l’operazione era forse quello di ottenere visibilità?
Lorenzo Quadri