Il regnante ha bandito il Kebab dal Carnevale. E su integrazione e razzismo importato…
Apriti cielo! Nei giorni scorsi, con il suo intervento sul giornale del Carnevale di Lugano, il Re Sbroja si è attirato le critiche dei multikulti spalacantori di frontiere (uhhh, che pagüüüraaa!).
Nel suo “discorso della corona”, il sovrano ha scritto: “Non vorremmo che, in nome del politicamente corretto, la tradizionale risottata e le caratteristiche luganighe Sbroja fossero sostituite da pietanze esotiche, couscous e kebab, e che in fatto di travestimenti carnascialeschi, ci si obbligasse a vestire burka, niqab, abaya e affini”.
Al Corriere del Ticino che lo ha rimproverato di essere “andato lungo”, il regnante ha ribadito il concetto: “Non penso di aver detto una frase razzista, anche perché loro sono più razzisti di noi”. “Quelli del kebab –ha aggiunto il sovrano – penso arrivino qui senza la volontà di adattarsi a noi e ai nostri usi e costumi. Comunque, intendevo dire che, durante il carnevale, bisogna mangiare i nostri prodotti classici”.
Libertà di parola
Per fortuna che almeno i monarchi non sono tenuti a chinarsi a 90 gradi davanti ai Diktat del politikamente korretto. Per fortuna che beneficiano ancora, almeno loro, della libertà di espressione. A differenza dei politicanti che, visto poi il periodo elettorale, sono impegnati a prostituirsi per un voto preferenziale: e quindi scalpitano per compiacere tutti, islamisti compresi. Del resto, grazie alle naturalizzazioni facili, volute dal triciclo PLR-PPD-P$$,un buon numero di islamici radicali non integrati ha ottenuto il passaporto rosso; e quindi vota.
Solo questione di tempo
E’ infatti già un miracolo che qualche migrante in arrivo da “altre culture”, rispettivamente qualche spalancatore di frontiere, non se ne sia ancora uscito con la pretesa di mettere al bando le luganighe dai Carnevali per “non offendere”. Vedi al proposito i divieti di cervelat alle grigliate scolastiche emessi da una scuola della Svizzera interna. Vedi i Natali vigliaccamente trasformati in “feste di stagione” in varie località europee. C’è da temere che sia solo una questione di tempo. Prima o poi arriverà la richiesta di sostituire luganighe e luganighette (populiste e razziste) con kebab e affini. Il copione è sempre lo stesso: gli svizzerotti “chiusi e gretti” devono rinunciare alle loro usanze per fare spazio a quelle degli immigrati, non di rado incompatibili con le nostre. Affinché costoro possano vivere a casa nostra come se fossero ancora a casa loro. Affinché costoro possano procedere alla conquista della Svizzera.
Il triciclo…
Ricordiamo di transenna che il demenziale Patto ONU sulla migrazione, sostenuto dal triciclo PLR-PPD-P$$, prevede di inserire l’immigrazione (ovvero: il sostegno all’immigrazione) nei programmi scolastici (lavaggio del cervello fin dalla più tenera età); prevede misure punitive per quegli organi di stampa che non riferiranno in modo abbastanza equilibrato – ovvero: positivo – sulla migrazione; e prevede pure l’impegno, per gli Stati firmatari, a sperperare danaro pubblico a go-go in campagne di “sensibilizzazione” (ovvero, di nuovo, lavaggio del cervello) per aumentare l’accettanza dei migranti clandestini, che il Patto ONU mira ad equiparare ai profughi.
Mettere i paletti
Il Re Sbroja (che fa il sovrano, non il politicante), nel suo scritto ha messo nero su bianco quello che sempre più ticinesi e luganesi pensano, dando uno schiaffone alla partitocrazia multikulti ormai lontana anni luce dalla realtà. Quella partitocrazia imbesuita dal politikamente korretto che ha ancora il coraggio di venirci a dire che l’islamizzazione è un non-problema, quando è invece uno dei principali problemi che l’Europa, Svizzera compresa, si trova ad affrontare. O l’Occidente mette i paletti finché è ancora in tempo, o sarà troppo tardi. L’islamizzazione è una minaccia per i nostri diritti fondamentali: dalla libertà di espressione a quella di stampa, dalla libertà di religione alla parità tra i sessi. Perfino la Corte europea dei diritti dell’Uomo (!) in una sentenza del 2003, stabilì che la sharia, ormai dilagante in Europa, è incompatibile con i diritti umani. Poi nei mesi scorsi ha fatto una svergognata giravolta: allarmante testimonianza del calabraghismo imperante.
Suonare la sveglia
E’ quindi ottima cosa che anche il Re Sbroja abbia ritenuto opportuno suonare la sveglia. Il tema sollevato (che non è quello a sapere se il Kebab sia buono o meno) è reale. Non sono paturnie di uno sparuto gruppetto di xenofobi ed islamofobi. E i moralisti a senso unico che adesso strillano “via la politica dal Carnevale” fanno ridere i polli. Proprio loro, che con la politica multikulti farciscono il Carnevale, il Natale, la Pasqua, l’Ascensione, e qualsiasi altra ricorrenza. Però “l’altra” politica non la vogliono. Va messa al bando. Censura! Come in Turchia, patria del Kebab!
Razzismo d’importazione
“Loro (quelli del Kebab) sono più razzisti di noi”,ha rincarato il Re Sbroja. Sacrosanta verità anche questa. Il Ticino, con un terzo di popolazione straniera, a cui vanno aggiunti i naturalizzati di fresco, non può certo essere un Cantone razzista. Le accuse di razzismo rivolte ai ticinesi sono la solita forma di ricatto moralecon cui gli spalancatori di frontiere vogliono imporre come normale un’immigrazione sempre più incontrollata. La realtà del territorio racconta un’altra storia. La politica delle frontiere spalancate ci ha messo in casa migranti che sono razzisti, antisemiti, sessisti, eccetera. Che importano da noi, tramandandoli poi anche alle nuove generazioni, i loro conflitti etnici.
Ma di questo razzismo d’importazione, naturalmente, la partitocrazia spalancatrice di frontiere non solo non parla: non vuole nemmeno sentire parlare. Per cui diciamo: Viva il Re Sbroja!
Lorenzo Quadri